In
un angolo dell'Italia, sull'estremità destra a nord, raggruppata fra cime
innevate e sponde di monti lussureggianti di verde, in un luogo dove l'italiano
si mescola al francese
..... assumendo nella pronuncia toni dolci, si stende la Valle D'Aosta. La sua
valle principale, dove si trova il capoluogo della ragione Aosta, è il punto di
partenza della valli laterali che presentano mille bellezze per gli amanti dello
sport, della natura e della quiete, senza dimenticare coloro che alla mondanità
non vogliono proprio rinunciare.
Il nostro viaggio e soggiorno sarà nella valle di Cervinia, conosciuta
soprattutto per le magnifiche piste da sci di Cervinia, luogo mondano e
internazionale. Una serie di paesi meno conosciuti, ma ricchi del fascino antico
di un passato non lontano, sono dislocati sui pendii delle montagne che
delineano la valle e sono adatti a coloro che cercano ancora l'aspetto più
genuino della montagna.
Il paese importante per il transito nella valle è Antey Sant Andrèe: da qui
parte il bivio per la nostra meta, Torgnon. Dopo aver superato le prime
case che si stendono sul fianco della montagna fra pini e piccoli getti d'acqua
che interrompono il silenzio, appare, il cartello in legno 'benvenuti nel paese
del sole' che ci accoglie come un sorriso stampato.
Torgnon si estende dai 1200 ai 3320 metri con differenti frazioni isolate da
tratti di bosco: la principale, sede del municipio, della chiesa e dei negozi è
Mognod. La realtà è differente da quella mondana che offre Cervinia, ricca di
negozi e locali dove trascorrere i momenti liberi: Torgnon è un paese rimasto un
po' sonnacchioso negli anni, dove possiamo ancora permetterci il lusso e il
piacere di trascorrere la mattinata passeggiando e dedicandoci all'acquisto del
giornale, del pane caldo, del latte fresco.
Torgnon è composto da ventidue frazioni felicemente esposte su una montagna
assolata: per quanto piccoli e sonnacchiosi molti paesi montani sono carichi di
storia. Sembra infatti che Torgnon fosse già insediamento abitativo nell'era
preromana. Abbiamo la certezza che fosse uno dei feudi della dominazione di
signori di CLY, nota famiglia feudale. La sua sudditanza come feudo, sotto i
Savoia prima e sotto altre famiglie poi, si protrasse, fino al 1750.

Torgnon è fisicamente compreso nella valle di Cervinia ed appartiene ad un
comprensorio ben più ampio che parte da Saint Vincent a 400 metri di altezza,
fino alle soglie più altre di Cervinia che vengono calcolate a circa 4.000
metri. La presenza di insediamenti in questa valle risale al I -II millennio
a.C. in cui la presenza umana era rilevabile più verso l'alto delle cime poichè
l'ambiente acquitrinoso della valle risultava insalubre per la sopravvivenza.
A testimonianza di ciò ci sono dei ritrovamenti d' iscrizioni in pietra ad Antey,
Torgnon e Saint-Vincent.
Oltre ad una presenza preistorica o appena successiva alla preistoria, i vari
secoli hanno lasciato le loro testimonianze soprattutto nell'arte sacra. Le
antiche parrocchie di Antey e Torgnon erano dedicate a San Martino, che
probabilmente ha origine da un culto precristano: molti paesi le cui
testimonianze maggiori sono date sia dai lasciti di architettura rurale che da
iconografia classica, sono sorti probabilmente su insediamenti di tipo pagano.
Nel Medioevo la valle visse l'influenza di due grandi famiglie: i Cly, come già
accennato, e i Challand, spesso in competizione e lotta tra loro. La famiglia
dei Cly ,che regnò in particolare dal 1293 al 1304, domandò delle franchigie ed
Antey e a Torgnon, che servivano per affrancarsi da problemi economici: in
cambio i due comuni ottennero la cancellazione dei tributi feudali.
Durante la salita verso il centro del paese, il nostro occhio si perde su campi
che si stendono fra una frazione e l'altra e ci rendiamo conto di come
l'economia di questa zona sia basata in prevalenza sull'agricoltura, senza
escludere che il turismo sia la risorsa che sta prendendo maggiormente piede.
Torgnon ha ampi spazi verdeggianti verso le cime e per questo diventa meta per
gli sciatori d'inverno e per gli escusionisti d'estate . E' come una palestra
dolce che racchiude in se il fascino del paesaggio circostante. D'inverno,
grazie anche ad impianti di risalita costruiti negli ultimi 10 anni, vanta di 20
km di piste per la discesa e 40 per lo sci di fondo: per poter soddisfare tutti
i gusti.
Saliamo per le curve un po' irte della strada che tagliano i prati ed abbiamo
l'impressione di elevarci verso il cielo e di poterlo quasi toccare con un dito.
Le cime che ci circondano diventano sempre più grandi man mano ci avviciniamo,
sembrano irraggiungibili e ci fanno sentire piccoli di fronte alla loro
magnificenza.
Prima degli anni '60 l'economia del paese era trainata dall'agricoltura:
Torgnon, come ci racconta il primo cittadino, vide la costruzione del primo
hotel negli anni '70. Attualmente il piano regolatore prevede una serie di
permessi per la costruzione di alberghi ma per la costruzione di case, c'è un
grosso vincolo restrittivo.

Lasciamo le frazioni più basse alla volta di Mognod: il bosco lascia posto
definitivamente ai prati. La strada sale fino ad arrivare al campanile che
scorgevamo già dalla prime frazioni: una amena piazzetta in posizione panoramica
ospita la Chiesa principale del paese. Ci sembra un luogo di silenzio e pace,
dove la nostra anima possa riconciliarsi completamente con il mondo lasciando
alle spalle ogni sorta d' incomprensione. La chiesa di San Martino, già citata,
è in stile neogotico e risale alla seconda metà del 1800. La chiesa ospita un
museo che conserva i principali oggetti iconografici raccolti nella valle: per
visitarlo basta rivolgersi al prete. Questo ci fa pensare come in questi luoghi
tutto sia ancora fondato sull'importanza della relazione umana e molto meno su
complessi processi organizzativi o automatizzati. Ci fa sorridere tutto ciò, in
fondo non siamo così lontani dalla nostra quotidianità, eppure è tutto così
differente.
Ancora un piccolo tratto di strada ed eccoci alla piazza principale dove si
affacciano la porta dell'ufficio del turismo, la posta e un paio di attività
commerciali. L'aspetto gradevole della piazza è dato dalla presenza di simpatici
gazebo, organizzati per sedersi e socializzare. Ci fermiamo all'ombra di un
gazebo a bere una spremuta d'arancia. Ci sediamo in un angolo e poi in un altro
e poi ancora in un altro: il paesaggio è sempre spettacolare. Il verde predomina
nelle sue mille sfumature e le cime sembrano sfiorare il cielo.
Abituata a vivere in città quello che mi manca sostanzialmente è l'orizzonte e
non posso dire che esista lo stesso problema qui, in un contesto dove l'occhio
trova spazio per potersi perdere e dove sembra di volare con ali immaginarie
sugli spazi circostanti.
Le frazioni sono tante e ciascuna con la sua storia: una delle più interessanti
è Le Petit Monde. Si respira ancora nell'aria la cultura di un tempo che
ritroviamo nel museo dedicato alle antiche tradizioni agricole. Le Petit Monde è
raggiungibile dalla frazione di Pecu tramite una strada di montagna: 10 minuti
in auto e 30 a piedi. La passeggiata è in piano e facilitata dall'ombra del
bosco. I fiori crescono a lato della strada in primavera e si direbbe ,
rimanendo in silenzio ad ascoltare il bosco, che fate e folletti stiano giocando
vicino ai ruscelli. Il bosco non è silenzioso ed inerme ma affascinante e ricco
di vita, una vita che ci riporta alla natura: una vita che si esprime nella
magnificenza degli alberi che protendono i loro rami fino al cielo e, nella
natura che nasconde il suo fascino nell'odore intenso e umido del muschio, nel
colore delle ali di una farfalla e delle foglie che scricchiolano sotto i piedi.
Arrivati a Le Petit Monde ci si ritrova in una frazione composta da case in
pietra e legno da cui si affaccia il viso di qualche anziano. I trattori sono a
lato della strada, immobili mentre l'odore dell'erba appena tagliata invade il
nostro olfatto. Un paio di costruzioni più recenti, ma ben integrate
nell'ambiente, indicano la presenza di probabili forestieri che hanno scelto
questi luoghi per la loro casa di vacanze.
Il fascino di questa frazione è l'essere un piccolo mondo a se stante, che in
passato fu una comunità che , durante i rigidi inverni, era in grado di essere
indipendente. La frazione conta ben 19 cappelle e un raccard, una grange, un
grenier che formano un unico complesso e risalgono al 1463-1503: queste sono le
strutture architettoniche che ospitano il museo, ma che erano già in uso nel
passato. E' interessante notare come siano costruite in legno nella parte
superiore e in pietra in quella inferiore: le due zone sono separate da dei
funghi in pietra posizionati con il cappuccio al contrario affinché i topi che
volessero entrare , soprattutto nel granaio, non riuscissero a raggiungere la
loro ambita meta. Piccoli ed ingegnosi espedienti aiutavano i contadini a
custodire il prezioso raccolto.
Il museo di Le Petit Monde merita una visita: non solo riporta ai tempi dei
nostri antenati ma anche ad una interessante scoperta dei metodi produttivi
agricoli nell'epoca pre industriale. Questo museo ha una grossa importanza ed è
il più completo della zona. Tutti gli strumenti agricoli, lo scaffale per la
conservazione del pane, che veniva fatto due volte all'anno, e la ricostruzione
di un'antica camera con la meticolosa cura dei particolari, fra cui le scarpe
poste al giaciglio del letto, ci trasportano in un mondo lontano.
I vari paesi montani della valle erano in prevalenza a carattere agricolo prima
che si sviluppasse il turismo. Uno dei problemi da affrontare all'epoca per
poter sopravvivere era l'irrigazione: furono costruiti i RUS, dei canali spesso
in pietra. Attualmente sono visibili ancora sui fianchi delle montagne, ma molti
furono abbandonati intorno al 1600 quando la valle fu travolta dalla peste.

Torgnon sembra conservare l'elisir della lunga vita: facce rubiconde e
sorridenti di persone che vivono qui forse da centinaia di anni, si affacciano
dalla porte ad ogni minimo rumore differente dal normale silenzio che accarezza
i campi circostanti.
Un soggiorno presso questi paesi montani in Valle d'Aosta non può prescindere
dalla degustazione della deliziosa cucina locale. Non ci sottraiamo a queste
esperienze che giudichiamo esser comunque sempre gratificanti, con la promessa
che una buona camminata poi rimetterà a posto il tutto. La cultura rurale
mantiene ancora vivi antichi sapori, che difficilmente nelle città possiamo
provare: assaggio e assaporo il pane nero, fragrante e appena uscito dal forno,
che accompagno, come da suggerimento di un anziano abitante di Torgnon, dallo
speck cotto o dalla 'muzzetta' una bresaola dalla fetta piccola e molto salata.
I tipici formaggi da assaporare in queste zone sono la toma e la fontina: la
loro genuinità è dovuta ai bovini che pascolano ancora su alpeggi incontaminati
nutrendosi in maniera genuina.
Il latte prodotto viene trasportato in industrie e caseifici regionali che lo
lavorano ancora con metodi tradizionali. Gli animali impiegati per la produzione
dei formaggi tipici della Valle D'Aosta, appartengono alla razza valdostana e
macchiettano allegramente i prati rompendo il silenzio dei pascoli con i loro
scampanacci e con i loro fedeli guardiani cani che controllano il pascolo.
I primi giorni del soggiorno trascorrono ricchi di passeggiate e di gite per
scoprire l'ambiente circostante, ma arriva il momento del relax. Organizziamo
quindi una giornata tipica di riposo in questo paese incantevole. Dopo un'
abbondante colazione decido di recarmi alla mia palestra naturale che è il
percorso che unisce la frazione di Pecu con quella di Le Petit Monde. Dopo i
primi trecento metri,la passeggiata si affaccia su una terrazza naturale che
permette di assaporare la bellezza di tutta la valle sottostante: mi fermerò qui
a leggere il giornale.
In tarda mattinata mi reco al supermercato, dal panettiere e a fare un paio di
commissioni prima del pasto e temporeggio in piazza. Osservo gli anziani che
parlano fra loro e sembrano così impegnati a discutere, che mi affascina
l'animosità dei loro discorsi. Cammino, piano, senza tempi e impegni. Respiro e
rimango concentrata sul mio passo che diventa un più pesante in salita, ma
sembra voler quasi correre in discesa. La biblioteca è aperta: entro e scruto
fra i ripiani in frassino i mille libri che parlano di questo posto, della sua
arte, della sua storia e spiccano sopra gli altri di vario argomento. Il
pomeriggio nelle prime ore mi dedico alla lettura: la tentazione di prendere a
prestito un libro la mattina è stata irresistibile. Scorro le pagine e man mano
i miei occhi si chiudono: mi abbandono in riposo ristoratore al fresco delle
mura di casa .
Quando mi sveglio è già pomeriggio inoltrato e decido di fare un insolito
aperitivo: sono le 19:00, è estate e le giornate sono lunghe e piacevoli. Il
cielo è azzurro intenso come in una tela di un pittore e i raggi del sole che si
fanno lunghi a quest'ora, donano al paesaggio una luce netta e dorata. Mi dirigo
pian piano verso la cima, in macchina: non ho voglia in questo momento di
camminare. La strada è ricca di curve, entra ed esce dal bosco.
Le case si fanno sempre più rare e i prati dell'alpeggio sembrano darci il
benvenuto.
L'area pic nic, una intensa macchia scura di pini, si interpone tra noi e i
verdi prati.
Saliamo ancora. Il sole sembra essere quasi più luminoso. Fermiamo la macchina e
scendiamo: un piccolo chalet in legno con una grossa terrazza sarà la nostra
meta.
Mi siedo e ordino da bere: non ho fretta, non ho rumori intorno se non il
sibilio del vento che soffia tra le vette. Mi fermo e osservo: qui su questa
terrazza mi sembra di essere ai confini del mondo. Aspetto che il sole cali,
unico compagno di questo insolito aperitivo e aspetto che lasci posto alla prime
stelle che già si affacciano timide su questo cielo variegato di rosa.
Potrei dedicarmi ad altre mille attività in questo luogo ricco di occasioni, ma
l'ozio sarà il mio compagno per tutto il giorno: ho voglia di assaporare la
lentezza di questi luoghi dopo averli girati per conoscerli.
Nonostante sia estate, il sole è calato e fa fresco: sento la prima brezza
notturna che sfiora la pelle. Indosso una giacca per scaldarmi un po' e rimanere
ancora su questa terrazza. Dovrei scendere verso Mognod, ma un'incantevole
distesa di stelle si accende sopra la mia testa . In questo buio crescente sono
più luminose e più grandi. Rimango ancora qui ad ascoltare l'universo perché il
tempo, la fretta, gli impegni e la frenesia sono in questo momento rimasti
laggiù, verso la pianura.
Mi sembra di perdermi in questo cielo infinito e poi ritrovarmi in un angolo di
universo ma non sono sola: le stelle sono ancora qui a mostrarmi la grandezza
dell'eternità.
|