Con l’aprilia Caponord Rally Raid sul Lago di Garda, i laghi minori e gli sterrati che partono dalla gardesana occidentale (P.so di Tremalzo e P.so d’Ere).
Testo di Alessandro Bellucci, foto di Laura Panciatici e Alessandro Bellucci. C’era una volta…., anzi no: c’era la moto nuova, la voglia di viaggiare, il bel tempo e un weekend libero da sfruttare, quindi inspirato dalle belle foto che Massimo Adami, iscritto al mio Gruppo “Moto & Turismo on/off road”, ha pubblicato sul suo sito, ho programmato una vacanza di 3 giorni con mia moglie e la nuova aprilia Caponord Rally Raid, comprendente alcuni arditi sterrati in quota e una rilassante visita ad alcuni laghi grandi e minori della Lombardia. Questa volta la pianificazione ha richiesto una maggiore attenzione, infatti per percorrere alcuni degli sterrati previsti è necessaria una apposita autorizzazione rilasciata dalle autorità locali, inizio quindi telefonando alla Pro Loco di Tremosine dove mi risponde una gentile signora che mi spiega come fare ad ottenere il permesso: basta dimostrare di pernottare 2 giorni in una struttura ricettiva della zona, mi promette inoltre di inviarmi a breve giro di posta una plico contenente tutte le informazioni necessarie per visitare i comuni interessati. Infatti dopo appena una settimana ricevo una busta contenente tutto quello che serve per programmare al meglio la vacanza: cartine dettagliate della zona, informazioni sui servizi dei comuni, depliants degli alberghi, agriturismo e residence e un sacco di altro materiale veramente utile ed esaustivo. Dopo un giro di telefonate riesco a trovare una sistemazione secondo i miei gusti, nel piccolo comune di Pieve di Tremosine in un albergo con vista panoramica sul Lago di Garda, il responsabile della struttura mi conferma che si occuperà personalmente di richiedere il permesso per accedere con la moto agli sterrati facendomelo trovare pronto al mio arrivo.
Panorama al tramonto sulla sponda orientale del lago di Garda visto da Pieve di Tremosine Quindi nel giro di tre settimane arriviamo al giorno della partenza, il primo weekend completo di luglio, sono diversi giorni che non piove e le previsioni sono belle, salvo qualche temporale che dovrebbe soltanto lambire la zona da noi interessata, alle 9 di venerdì mattina siamo in moto, vedere la Caponord RR con le borse laterali in alluminio da 40 litri l’una mi sembra enorme, in realtà basta montarci sopra e iniziare a guidarla per rendersi conto che non ci sono problemi in quanto sporgono pochi centimetri dalla larghezza del manubrio. Il caldo ci accompagnerà per tutto il viaggio, un tempo vedevi la gente in auto che soffriva il caldo chiusa nell’abitacolo, oggi invece sei te che soffri dentro gli indumenti tecnici necessari per viaggiare in sicurezza, mentre gli automobilisti sono al fresco nelle loro macchine climatizzate, mah?!?.... Tempi che cambiano, ma per me la moto resterà sempre il più bel mezzo al mondo per viaggiare in posti lontani e vicini. Ce la prendiamo comoda e ci fermiamo a mangiare sull’autostrada in un Autogrill, la moglie non si schioda dal panino, io invece opto per un bel piatto di lasagne alle melanzane e una macedonia messa in una zuppiera per l’insalata colma al punto tale che i chicchi d’uva vanno a giro per il vassoio, un buon caffè e poi di nuovo in moto, abbandoniamo l’autostrada e prendiamo la direzione per la sponda occidentale del Lago di Garda, inizia la gardesana occidentale e anche le “tremende” gallerie che ne sono parte integrante, sono quasi tutte lunghe, buie, tortuose, piene di umidità e prive di qualsiasi sistema di ventilazione, qui la tecnologia e la sicurezza si sono fermate almeno a 30 anni fa! Passato Campione del Garda e prima di Limone del Garda troviamo il bivio per Tremosine di cui Pieve di Tremosine fa parte, giriamo a sinistra e subito iniziamo a salire in una strada ripida e tortuosa con all’inizio vista sul lago, passiamo alcune gallerie meglio tenute e dopo pochi tornanti la montagna si presenta con le sue rocce a strapiombo sulla strada, il fondo è ottimo, ma umido data la presenza dei numerosi torrenti che scorrono sopra e sotto di noi, all’improvviso passando sotto una galleria naturale scavata nella roccia si apre davanti a noi una Forra che da sola vale il viaggio! E’ di una bellezza incredibile, difficile descriverla, per chi ha percorso il trekking delle Gole dell’Infernaccio nei Monti Sibillini potrei dirgli che la strada è molto simile, solo che questa la puoi percorrere in moto e non solo a piedi! La roccia è levigata dall’acqua, la luce quasi non arriva e devo togliermi gli occhiali da sole per vedere meglio, sulla sinistra scorre un torrente e poco più avanti c’è un ristorante costruito proprio sopra allo stesso, bellissimo, ancora avanti troviamo sulla destra una cascata di almeno 15 metri che riesci a vedere seguendo il rumore in quanto è stretta all’interno di 2 pareti di roccia. Rinfrescati (in tutti i sensi) da questa visione raggiungiamo l’Hotel Miralago, sistemiamo la moto in un cortile chiuso dove l’albergatore si adopera per farcela mettere riparata sotto un terrazzo, capiremo dopo perché, il tempo è bello anche se qualche nuvola si addensa sopra le montagne, ci dicono che la notte precedente c’è stato un bel temporale, noi piuttosto stanchi ci riposiamo un po’ in camera e dopo la rituale doccia vorremmo scendere a fare 2 passi, purtroppo il tempo è cambiato, piove, non molto forte, ma dei goccioloni fitti bagnano le strade, la temperatura si è abbassata notevolmente arrivando a 15 gradi, considerando che siamo partito da Livorno con 30 gradi è un bel dire! Decidiamo di sfidare la pioggia e con le giacche della moto addosso proviamo a fare due passi, il paese però visto il tempo è deserto e quindi anche se non sono ancora le 20 andiamo a cena, siamo sulla terrazza coperta dell’albergo, letteralmente a strapiombo sul lago, è chiamata infatti “Terrazza Brivido”, mentre ceniamo smette di piovere e si riaffaccia il sole che da occidente va a schiarire le montagne orientali creando una linea d’ombra e di luce veramente suggestiva.
Una volta cenato proviamo nuovamente a fare 4 passi, dopo una visitina alla moto che provvidenzialmente coperta dal terrazzo non si è bagnata rientriamo in albergo, fuori ci sono 11 gradi (!) e ricomincia a piovere, siamo un pò preoccupati per il giorno dopo, anche se l’albergatore ci ha assicurato che le strade hanno un buon fondo pietroso e non si crea quindi il fango, ne approfitto per studiare il percorso, sul posto si trovano cartine molto particolareggiate, inoltre la Pro Loco mi aveva inviato un volumetto con cartina del P.so di Tremalzo veramente completo. La mattina del sabato ci alziamo e un cielo azzurro spunta fuori dalle tende di camera, ci prepariamo velocemente e dopo una robusta colazione siamo pronti a partire con la nostra Caponord RR, chiediamo informazioni sulla percorribilità del Passo di Tremalzo che decidiamo di affrontare per primo, ha piovuto tutta la notte e il fondo asfaltato è’ molto sporco, sono le 9 e nessuno, ci dicono, è ancora partito e ritornato dalla strada che porta su, ci consigliano di fare attenzione ai canali che si potrebbero essere formati con la pioggia torrenziale. Per raggiungere il percorso sterrato basta seguire la segnaletica per il P.so Nota, dopo di questo la strada diventa sterrata, con 250Kg di moto e 150Kg tra pilota e passeggera, più zaino con tutto e di più di quello che serve fare attenzione è il minimo, iniziamo a salire per tortuosi tornanti dal fondo smosso, ma abbastanza uniforme, per capirci il monte è stato tagliato lungo costa con dei tratti paralleli uno sopra all’altro raccordati da dei secchi tornanti a gomito in salita. Le curve vanno affrontate in prima, talvolta sfrizionando un pò, e aprendo decisamente il gas in uscita, la moto si comporta benissimo, le generose sospensioni della moto (forcella da 50mm all’anteriore di derivazione crossistica) filtrano le asperità del terreno come se si fosse sopra a un “big foot” americano, la strada continua a salire offrendo una vista sul lago di incomparabile bellezza, ci siamo noi e nessun altro e il silenzio rotto solo dal rumore del bicilindrico Rotax ci accompagna curva dopo curva. Ad un tratto dopo uno dei soliti tornanti entriamo in una galleria, improvvisamente mi ritrovo al buio con il fondo dissestato pieno di pozzanghere, per fortuna non profonde, piove dal soffitto e sono costretto a guidare senza vedere dove vado dato che non posso fermarmi, sarà l’unico momento in cui ci sentiamo veramente in apprensione, vedo la fine e mi sento molto più sollevato, ma ancora non è finita.
Usciti dalla galleria continuiamo a salire, siamo quasi al culmine, prima dell’ultima galleria, dopo un tornante a destra ne impegno subito uno a sinistra, ma all’uscita trovo un grosso canale scavato dall’acqua, pietre grosse smosse dalle parti e piccole sul fondo, ci finisco dentro, appoggio entrambi i piedi a terra e continuo a dare gas, la moglie mi confesserà che in quel frangente ha chiuso gli occhi, ne usciamo un pò sudati ma incolumi, ovviante gli ultimi 3 tornanti li ho fatti senza passeggera!....
Passiamo l’ultima galleria, che questa volta essendo tra l’altro abbastanza lunga ispeziono prima a piedi, dall’altra parte (a nord) si apre una bella vallata baciata dal sole, ma come usciamo dalla galleria notiamo qualcosa di strano, il fondo dei prati è accecante, bianco, guardando da vicino ci accorgiamo che l’erba è ricoperta da dei grossi chicchi di grandine che essendo questa parte a nord ancora non si sono sciolti.
Raggiungiamo il rifugio Garda letteralmente assediato da ciclisti in MTB, mai viste bici cosi’ ipertecnologiche: ammortizzatore centrale con serbatoio esterno a gas, forcella idraulica, carbonio e leghe varie si sprecano, mi metto a parlare con il gestore del rifugio per chiedergli qualche indicazione, guarda la moto e rimane un pò sorpreso, mi dice che non ne aveva mai vista una uguale e se ero venuto su con quella, gli dico di si, ma quando sopraggiunge la moglie non ci crede che l’avevo come passeggera, ci facciamo due risate e un grappino, poi seguendo il suo consiglio prendo la strada per il Lago di Ledro.
Il lago di Ledro si trova a Nord/Ovest del lago di Garda, si può percorrere quasi tutto con una strada lungo lago all’ombra dei grandi alberi che crescono rigogliosi lungo la riva, l’acqua è cristallina e di un verde smeraldo molto invitante, è uso farci il bagno e lo testimoniano le numerose spiaggette affollate di turisti, l’ambiente è però molto meno caotico del lago di Garda, non c’è grande traffico e si può riposare sulle panchine o sdraiati su dei bei prati all’ombra, noi però dobbiamo pensare a qualcosa di meno poetico ma altrettanto appagante: il pranzo. Troviamo una indicazione con il logo della moto sotto una capanna, c’è scritto Mototurismo – Motoclub Trentino e indica un ristorante/albergo, ci dirigiamo fiduciosi verso il ristorante e all’aperto ordiniamo da mangiare, vivamente consigliabile lo speak alla tirolese, ti portano un “bistecca” di speak alta quasi 2 cm con burro e sottaceti, sarà’ stata la fame, ma l’abbiamo divorata, dopo un bel piatto di spaghetti alla carbonara, un gelato e un caffè, insomma: ci siamo tenuti “leggeri” per affrontare il pomeriggio in moto…… Ritornati sulla sponda del lago ci facciamo un bel riposino prendendoci una panchina ciascuno, poi di nuovo in sella alla nostra moto, puntiamo per Riva del Garda da cui passiamo senza fermarci e proseguiamo verso sud nuovamente sulla gardesana occidentale fino a Gargnano, da qui prendiamo una strada in salita seguendo le indicazioni per il lago di Valvestino al cui bivio giriamo però a destra per il piccolo paese di Costa, tutta la strada che sale per piacevoli tornanti permette di ammirare il panorama sul Lago di Garda. Arrivati al paese di Costa cerchiamo la strada che porta al P.so d'Ere, ma gira e rigira finiamo sempre dentro il paese, un arzillo anziano del luogo ci vede fermi con la moto e ci chiede se abbiamo bisogno di indicazioni, ci mettiamo a parlare e ci descrive bene tutte le possibili varianti del percorso che lui normalmente percorre con la sua Fiat Punto, ci sconsiglia pero’ di proseguire oltre il passo, sempre per il temporale della notte prima, promettiamo di fare attenzione e ripartiamo non prima di aver risposto ad alcune sue domande, guarda la moto e dice: è un mille?, e noi: si, poi: quanto pesa, 250Kg? E noi: si, ci chiede anche il prezzo, ma su questo non indovina. La stretta strada che porta al passo è inizialmente asfaltata, dove inizia lo sterrato ci sono nel giro di pochi metri 3 deviazioni, 2 sono vietate al transito delle moto, quella nel mezzo no ed è quella giusta, all’inizio il fondo è abbastanza buono ed in parte corre tra la vegetazione, purtroppo l’acqua ha scavato dei bei solchi e il fondo meno pietroso del P.so di Tremalzo in alcuni punti non regge, arrivati sul P.so d’Ere dopo aver ammirato il panorama decidiamo di tornare indietro dalla stessa strada, siamo anche abbastanza stanchi, è tutto il giorno che giriamo in moto.
Al ritorno facciamo una breve sosta nel piccolo paese diCampione del Garda, paradiso dei surfisti, prendiamo qualcosa da bere mentre li ammiriamo correre veloci sull’acqua del lago di Garda, poi decidiamo di rientrare in albergo, vogliamo vedere Pieve, questa volta senza pioggia! E ci riusciamo, la serata è bella e c’è un sacco di vita prima e dopo cena, nel ristorante ci soffermiamo a vedere alcune foto antiche in bianco e nero dei primi del secolo, quando arrivare in quei posti era un’avventura nel vero senso della parola, si vede come hanno costruito la terrazza, il ristorante e le varie modifiche nel corso degli anni, ci sono anche delle auto con fari ad acetilene fotografate mentre salgono la Forra che porta al paese, che tempi! Ci dispiace sapere che il giorno dopo dobbiamo gia ripartire, andiamo a letto abbastanza presto e la domenica ci alziamo presto per preparare i bagagli, non rinunciamo ovviamente alla solita robusta colazione, poi di nuovo in moto sulla gardesana occidentale in direzione sud, ritorniamo a Gargnano da dove questa volta prendiamo la strada per il lago artificiale di Valvestino.
Raggiungiamo la diga che la domenica viene fatta visitare da delle guide, noi continuiamo, incrociamo diverse moto, come al solito con targa tedesca, la strada è bellissima, asfalto perfetto, tornanti dolci e costeggiati da una folta vegetazione, decidiamo di proseguire verso il lago d’Idro dove ci fermiamo a pranzo in una tipica trattoria del posto, mangiando all’aperto sotto l’ombra di un fresco pergolato. Verrebbe voglia di fare una pennichella, ma ci attendono 400Km prima di arrivare a casa, montiamo quindi sulla nostra fida Caponord Rally Raid contenti per come si è comportata: una vera moto totale che ti permette di guidare in sicurezza accettando il compromesso che i vari percorsi richiedono: asfalto, sterrato, autostrada, montagna, con il suo motore regolare e progressivo pronto ai bassi regimi e le sospensioni in grado di rendere qualsiasi fondo confortevole. Arriviamo in serata, in tempo per rivedere il sole che va a “dormire” in mare con la sua palla arancione che piano piano scompare sotto l’acqua e gia pensiamo a quale potrà essere il nostro prossimo giro. Riferimenti utili: Pro Loco Tremosine P.za Marconi, 1 – 25010 Tremosine (BS) Tel. 0365.953185 – Fax 0365.918670 www.infotremosine.it e-mail:
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Hotel – Ristorante Miralago Pieve di Tremosine (BS) Tel. 0365.953001 – Fax 0365.953046 ½ pensione 39€ a persona, bevande escluse
Sul Lago d’Idro Bar-Trattoria “Giovanna” Via Provinciale, 52 Loc. Balotello 25074 Idro (BS) Tel. 0365.823374
Sul Lago di Ledro Ristorante-Pizzeria-Bar-Hotel Maroni Via Casarino, 1 Loc. Pur Molina di Ledro (TN)
Alcune note sulla difficoltà dello sterrato per il P.so di Tremalzo: 1. ricordarsi di richiedere il permesso alle autorità locali (Vigili Urbani presso il municipio) tramite l’albergo dove pernotterete. 2. Il fondo degli sterrati è pietroso e ben tenuto, salvo piogge torrenziali con grandine (come nel mio caso), può essere affrontato con qualsiasi enduro non professionale anche bicilindrica (in questo caso consigliabile senza passeggera/o). 3. Si raccomandano gomme non usurate e moto in buono stato, attrezzatevi per eventuali forature, il traffico su questa strada è molto scarso e prevalentemente costituito da MTB. 4. Le gallerie sono abbastanza insidiose, il fondo può riservare delle sorprese con pozzanghere, dossi e avvallamenti, ovviamente non sono illuminate, toglietevi gli occhiali da sole prima di entrare.
Racconto di Alessandro Bellucci
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