Finalmente a Sana tanta sognata con le sue case delle mille meraviglie offrono tutto il loro splendore ai nostri occhi. Rimaniamo incantati dal fascino che emana da questa città fondata da Sem, a chi deve il suo nome.
Oggi ancora quasi tutta la città custodisce la sua originale architettura, la sua bellezza voluta dai suoi abitanti: estetismo delle linee perfette delle case torri che fanno la gara con i minareti per assicurarsi la vittoria toccando per primo il cielo… Ovunque pennellate di colore, quasi un dipinto impressionista dove l’azzurro domina per il cielo, il bianco per le finestre, il color sabbia per le case e il verde per gli orti che s’indovinano quando si aprono i portoni.
Folla, calore, odori, umidità, grida della folla, muggiti degli animali in esposizione, pigia, spintoni, risate, contrattazioni, visi chiusi che riflettono, folla bianca a perdita d’occhio, qui è il dominio degli uomini in abiti tradizionali immacolati: siamo al grande mercato di Bay El Fahid. Qui tutto si vende e si compra: cordami, briglie per gli animali, bestiame e alimentari, qui già dall'alba, si viene da ogni parte per quel grande giorno con la speranza di potere realizzare buoni affari. L’aria satura di odori e umidità fa girare la testa, ci sentiamo talmente assorbiti da quella ressa da non capire più se siamo turisti o yemeniti…
Sabbia chiara, palmeti, battelli di legno, spiagge deserte, notti afose, capanne di cordame, è il regno di Ahmed, gestore di una minuscola guest house lungo il Mar rosso e Ahmed aspetta sempre seduto su una panchina di paglia sgangherata il viaggiatore che si è perso lungo la costa. Un bagno nel mare tiepido al crepuscolo, il sapore di un pesce alla griglia e Al Rora diventa per noi il più bel lido al mondo…
Il viaggio prosegue per Marib dove il mistero della regina di Saba aleggia ancora e l’incontro con Ali, il nostro autista, è un suo dono; non voleva prendere dei turisti per rientrare presto a Radà ad abbracciare il suo ultimo figlio che non conosceva ancora. Il nostro itinerario prevedeva una sosta in quella città per ammirare le vecchie finestre di alabastro e cosi ci accettò come compagni di viaggio e fummo anche invitati qualche giorno a casa sua. Ali conosceva tutto: oltre ai posti migliori, ci fece incontrare persone interessanti e capire la cultura e le tradizioni yemenite, e con lui scoprimmo Shibam…
All’uscita dell’arido Rub Al Kali, dopo dodici ore di traversata accompagnati dai beduini, dei loro Kalachnikov, e la condivisione di un te nel deserto, Shibam, la Manhattan del deserto, appare come un miraggio in uno scrigno di palme. Stessa visione che avevano i carovanieri sulla via delle spezie… Shibam, con i suoi grattacieli di oltre otto piani protetta dall’UNESCO risuona nelle sue viuzze delle risate dei bambini, dei zoccoli delle capre alla ricerca di cibo, delle chiacchiere delle donne, ombre nere che circolano attente a non cadere sui marciapiedi disuguali… Shibam, dove i pittori seduti su delle effimere e fragili altalene a più di dieci metri dal suolo, decorano le finestre con la calce color neve, cantando… Shibam, dove la notte il gioco delle luci attraverso le finestre di vetro colorato ci mormora dei racconti fantastici e le ombre fuggitive degli ultimi ritardatari si trasformano in odalische e sultani… Shibam, che dal jebel vicino s’infiamma al crepuscolo per lasciare a malavoglia il posto alla luna rendendo inquietante le ombre delle palme e Shibam cade nel silenzio, portando con sé i nostri sogni e ricordi per sempre impressionati nel nostro cuore…
E il giorno si alza su Bokur, questo villaggio isolato su un altopiano sembra aspettare il suo principe come la Bella Addormentata. Illusione o realtà queste case che giocano a nascondiglio con la montagna permettendo alle pietre di color sabbia rosa di riflettere i raggi del sole per meglio fondersi nel paesaggio e non farsi scoprire?
Lo Yemen è cosi: si nasconde per meglio essere scoperto, i suoi uomini così fieri sono sempre pronti a difendere l’onore e solo un viaggiatore attento e paziente potrà incontrare l’anima profonda dell’Arabia Felix…
Racconto di Graziella
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