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Le vacanze di molti italiani partono dal web e tornano nel web come esperienze utili per gli altri viaggiatori. [ViaggieRelax.it]

Antille Olandesi: l'abc dei Carabi. PDF Stampa E-mail
Scritto da Maria Pullano   
Arriviamo il pomeriggio, giusto il tempo di affittare le auto e nei primi contatti, nelle prime chiacchiere tra compagni di viaggio ci accorgiamo che l’arie è calda, il sole ci costringe a spogliarci, via i maglioni dell’aereo, via scarpe calde e jeans da arrotolare nel nuovo clima. L’unico modo di proteggerci è metterci all’ombra delle palme, e del loro continuo ondeggiare al vento, si signori, delle palme….benvenuti ai carabi!
28/12 ARUBA
La sera dopo esserci sistemati facciamo la prima passeggiata sul lungo mare: una serie ininterrotta di locali per tutti gusti, anche il classico ristorante italiano che cerca di attiraci con gli spaghetti…ma il primo giorno no, non si può proprio cedere!
Quello che mi colpisce subito di quest’isola, sensazione poi confermata dalle esplorazioni dei giorni successivi, è come tutto è una colonia per americani: le luci, il lusso, la musica, i casinò stracolmi; ovunque è viva e presente l’esagerazione di questo popolo ma il vento caldo e la cena al tavolino sul mare compensano ampiamente questa mia personale antipatia. Il vento caldo accompagna la nostra cena e benedirà tutta la nostra vacanza.

29/12 ARUBA
Oggi si concretizza il motivo del viaggio: mare sole e ancora mare quando a Milano fa freddo e c’è nebbia. Mattinata alla Eagle Beach una delle dieci spiagge più belle del mondo dicono, e non hanno torto. La sabbia è morbida e bianca ad accogliere i nostri piedi nudi, l’acqua è verde e blu, fresca e ristoratrice. Incredibile come all’orizzonte il blu di acqua e cielo tendano a unirsi, a mischiarsi. Sdraiati sulla sabbia ci spalmiamo creme a profusione con la giusta preoccupazione di ustionarci già dal primo giorno di vacanza. Il vento leggero ma costante ci accarezza e rinfresca, nuvole rapide si inseguono nel cielo andando per brevi momenti a coprire il sole e a portare ristoro ai forzati dell’abbronzatura. Questo inseguirsi di nuvole nel cielo crea un effetto stranissimo a terra: l’ombra delle nuvole si sposta velocissima sulla sabbia e sul mare; sembra sempre che qualcosa di pericoloso incomba su di noi, tutto si sospende per un attimo…..ma è solo un attimo e il vento nostro alleato subito porta con se le nuvole e il trionfo del sole.
Nel pomeriggio iniziamo l’esplorazione dell’isola verso la costa est il lato più selvaggio e disabitato perché costantemente battuto da venti forti che impediscono addirittura la navigazione. Vogliamo arrivare al Natural Bridge un ponte naturale di roccia che ora è crollato sotto l’erosione del mare. Sulla strada troviamo una vegetazione fatta di cactus e arbusti, sembra quasi di stare nel deserto, la costa è di roccia nera di origine vulcanica. Un nero forte che contrasta con il blu del mare agitato, con il bianco delle onde e che rende questo paesaggio lunare pieno di un fascino selvaggio; tutto è brullo e inospitale ma con una energia unica. Qui il vento è incredibile, ti porta via, in senso letterale. Ti sposta e sembra voglia spingerti via per non farti contaminare con la tua umanità l’atmosfera selvaggia e amena e libera che si respira in questo luogo. Ovunque ci sono piccole piramidi di sassi e rocce vulcaniche e anche noi, come chi ci ha preceduto, non possiamo non lasciare un segno del nostro passaggio. Dopo tanta natura selvaggia ci vuole un po’ di calore umano, nel Tunnel dell’amore magari. Qui il calore non è umano ma c’è eccome quando armati di torcia ci avventuriamo nelle profondità della grotta fin quasi al centro della terra, o almeno così mi sembra. È caldo, umido, buio si scivola e ci sono i pipistrelli ma chi me l’ha fatto fare! E l’amore poi io non lo trovo, sarà perché la mia pila si sta scaricando? Che fatica! Dov’era poi l’amore? Nella forma a cuore vagamente ricordata dalle rocce all’ingresso del tunnel o nell’amabile abitudine degli indigeni di andare in camporella da queste parti?
Il nostro tour della costa ci porta verso l’estrema punta sud dell’isola: Baby Beach una fantastica spiaggetta lontana dalla zona turistica e frequentata esclusivamente dai locali. Qui vediamo il primo tramonto caraibico della vacanza, tramonto particolare e inconsueto visto a che accanto alla spiaggia c’è una raffineria, in uso prima che Aruba si votasse al turismo, dietro i cui comignoli il sole decide di andare a nascondersi.
Che strana sensazione girare nel buio di questo paese e vedere palme che tutte decorate con le lucine di natale ondeggiano che al vento dei caraibi, tutte le case profilate delle più kitch luci lampeggianti che si possa immaginare, in perfetto stile americano e poi i fuori d’artificio sparati in continuazione, tutte le sere a fare le prove per salutare la mezzanotte più mezzanotte dell’anno.


                                          

 Boca Grandi
 


30/12 ARUBA
Le nostre mattine sono votate al mare, come è giusto che sia, oggi andiamo verso nord seguendo la costa ovest dell’isola: la zona dei grandi alberghi e delle spiagge sconfinate. Ci fermiamo a Malmoc: qui i colori dei carabi, il blu violento del cielo, il colore intenso del mare e il bianco accecante della sabbia ci rapisce definitivamente gli occhi e il cuore. Sdraiati sulla spiaggia a prendere il sole, mangiare e sonnecchiare sembra che lo spazio tempo si sia fermato; siamo isolati da tutto, in mezzo al nulla eppure ci sentiamo al centro del mondo….e ci sono persone che su questa spiaggia hanno casa! Tutto questo incanto e non ci siamo ancora tuffati, non abbiamo ancora fatto snorkeling in quella che è considerata la zona migliore di tutta l’isola, non abbiamo ancora visto branchi di pesci che si aggirano a riva tra i coralli e non abbiamo ancora inseguito i loro colori brillanti e le loro forme che neanche i compagni di snorkeling più esperti riescono a identificare.
E’ sempre un po’ doloroso abbandonare il relax della spiaggia per avventurarci alla scoperta dell’isola ma questo piccolo dolore è di solito ricompensato dalla bellezza selvaggia dei panorami che ci attendono. Riprendiamo verso l’estremo nord dove un faro solitario è rimasto a indicare la strada oramai ai turisti e non più alle navi; qui attraversiamo delle dune di sabbia bianca e poi ancora mare, agitato, blu intenso come le sensazioni che suscita, tormentato da un vento incessante. Le onde si inseguono a perdifiato e con il loro rumore nelle orecchie è forse normale avere questa sensazione di essere in un luogo sospeso, con dei ricordi di infanzia imprecisi che si inseguono nella schiuma; è colpa del vento radente e forte che rimescola tutto.
Lascio in ricordo un sentiero di passi solitari nella sabbia, non dureranno più di pochi istanti. I colori forti e tormentati feriscono gli occhi, il rumore struggente di questo mare e la sua schiuma che corre a baciarmi i piedi vuol forse dirmi che questo è un luogo dell’anima da cui è difficile andarsene….e così è.
Ci resta la via crucis tra i cactus che ci conduce alla chiesetta di Nostra Signora dell’alta Vista una graziosa cappella vista mare e color del mare. Come si riesce a pensare alla fede in questo paradiso di sole e cielo azzurro, di strada polverosa e cactus dove tutto è così pieno di divino da escluderne quasi la presenza; ma in questa piccola cappella dove molti continuano ad accendere candele sembra tutto possibile. Ora torniamo verso il centro abitato andiamo nel giardino di pietra dove Dio è solito passeggiare, almeno così dice la targa che ci accoglie all’ingresso. Di Dio però neppure l’ombra; che sia infastidito dalle troppe domande dei turisti? A fine giornata neanche la montagna cittadina con i suoi 650 gradini e oltre da scalare ci fermano dall’andare a toccare il cielo con un dito e dal rimirare il colpo d’occhio della cittadina; da rimanere senza fiato anche se non so bene se per la vista o per i troppi gradini!


31/12 CURACAO
Dopo il volo su in biplano da 50 posti che non mi lascia tranquillissima arriviamo a Curacao, su una collina subito fuori l’aeroporto ci aspetta la scritta: BON BINI TO CURACAO. Benvenuti a Curacao, Curacao come Hollywood!
Ad attenderci c’è clima caldo e aria di vacanza che più passano i giorni e più diventa intensa. Ci dirigiamo verso il silenzio e il voluto isolamento dell’estrema punta nord ovest, West Punt, dove porte scorrevoli si aprono sul mare e una discesa privata ci conduce a Playa Piskada e al molo che si proietta nel mare forse non ad accogliere le barche ma a prima difesa dai pirati!
Anche a mille anni luce da casa non possiamo dimenticare che questa sera è capodanno e da buoni italiani non ci spaventiamo davanti ai festeggiamenti, neanche quando sono doppi, il primo per salutare il capodanno italiano e il secondo per onorare quello locale festeggiato a Playa Kalki con una bottiglia di spumate mentre i piedi se la godono a stare a mollo nel mar dei caraibi e tutto intorno è un’esplosione di fuochi d’artifico che da ogni direzione illuminano il cielo; sembra che non vogliano più smettere.

01/01 CURACAO
Questa mattina una famiglia di tartarughe marine viene a portarci gli auguri di buon anno fin sotto alla scogliera della nostra colazione casalinga.
Subito in moto, non bisogna perdere neppure un raggio di sole. Pick-up, sole e libertà sono le nostre parole d’ordine mentre percorriamo la costa, le strade portano i segni di tutti i fuochi d’artificio della notte precedente, le cartucce esplose adornano i bordi delle strade come petali di rosa.
Il sole illumina il verde di una vegetazione lussureggiante, ricca di vita e di cactus pungenti, qualcuno ci si avventura addirittura in mezzo per provare quanto pungenti! Inizia così il nostro calvario di spiagge meravigliose: Grote Knip, Oleine Knip per finire la giornata sdraiati sulla spiaggia bianca e morbida del parco di Cas Abao tra la spuma delle onde e quella dei coktail alla frutta…..e si, è una dura vita…..ma qualcuno la deve pur fare!
Questa è la spiaggia ‘perfetta’ vista per anni sui depliant (della cui esistenza un po’ dubitavo): tale perfezione di forme e di colori di mare, spiaggia e cielo non possono essere rese a parole.
Cosa c’è di meglio per finire la giornata se non gustarsi un tramonto in terrazza mentre i colori scuriscono e il giorno finisce e tutto si mischia ai profumi che arrivano dal terrazzo di sotto dove il nostro ‘grigliaro’ di fiducia è al lavoro con il filetto?

02/01 CURACAO
Questa mattina ci godiamo la spiaggia di Grote Knip dove il mare verde in gradazioni di colore sempre più forti e sempre più blu andando verso l’orizzonte è circondato da rocce a destra e a sinistra a proteggere i nostri tuffi e garantire la privacy delle nostre chiacchiere.
Nel pomeriggio partiamo verso il sud dell’isola per visitare il Seaquarium; qui c’è un campione di tutta la fauna dell’isola: fenicotteri rosa, stelle marine, ricci e pesci di tutti i tipi. L’attività più bella della giornata è poter fare snorkeling nella vasca a lato del mare e nuotare nell’ecosistema dell’isola, artificiale ok, ricostruito ok, ma assolutamente emozionante. A fare il bagno con noi c’è un gruppo di mante che segue ogni nostro movimento come se fossero le nostre ombre, il pesce palla, i tonni e Herbie, il gigantesco e bruttissimo pesce mascotte del parco. Da bravi turisti andiamo a dare il pesce alle tartarughe di mare, sono ingorde all’inverosimile (non mangiano mai?!?!), ma anche i pellicani che fermi sul bordo della vasca ci osservano da un po’ non scherzano e non perdono occasione di planarci addosso per rubarci di mano il pesce! Ma manca ancora l’incontro più eccitante quello con il terrore degli abissi, lo squalo gigante; sembra tranquillo ma l’idea di avere solo una rete di metallo tra noi e lui e che ci siamo introdotti non invitati nel suo ambiente naturale mette sempre un leggero brivido. Oramai i pesci della vasca seguono i nostri spostamenti come se facessimo parte dell’ambiente marino, le anziane tartarughe ci salutano dal vetro con i loro occhi che sembrano aver visto tutto e i delfini ci scortano verso l’uscita con le loro capriole …ma chi vuole uscire da qui e lasciare questi simpatici amici con le branchie!
La giornata non è ancora finita, ci aspetta Willemstad la capitale; una Amsterdam abitata da neri dove splende sempre il sole. Piccoli palazzi colorati si assiepano sulle due rive del canale, Punda e Otrobanda, e un grazioso ponte galleggiante su barche le collega e le scollega quando per far passare le navi con i suoi archi illuminati si mette in moto e si sposta a lato del canale.
Cena in città: nel vecchio Fort Nassau proprio sulla punta dove il canale diventa mare; le onde sembrano infrangersi nei nostri piatti e il vento continuo mischia con i profumi che arrivano dalla cucina ai nostri nasi affamati un retrogusto di salsedine che insaporisce tutti i nostri piatti.
 


 Grote Knip
 


03/01 CURACAO
Oggi giornata di completo relax, scegliamo la meravigliosa spiaggia a portata di pick up, Grote Knip, e da questa sabbia nessuno ha intenzione di alzarsi anche con un sole oggi capriccioso, ma non tanto da non contribuire alla nostra overdose di abbronzatura. I bambini locali ci fanno compagnia mentre le loro mamme tirano fuori l’inverosimile da borse frigo gigantesche e i loro papà ci affumicano con dei barbecue che lavorano a tutto spiano; ma la cosa che più colpisce di questi pick-nic curacaegni sul mare è il chiacchiericcio, le urla e le risate di questa gente che non si fermano per tutto il giorno.
Per salutare degnamente la nostra ultima sera sull’isola a metà pomeriggio ci trasferiamo a Playa kalki dove ci aspetta la consuetudine della spiaggia bianchissima e dal mare smeraldo ma con in più i servizi del resort: ombrellone di palma, sdraio con cuscino e il cameriere gentile che ci porta in spiaggia la bevanda locale: curacao blu e succo d’arancia on the rocks……ma, manca ancora qualcosa, mhhhhh si! Il tramonto d’oro e rosa, la perfezione, signori, la perfezione.


04/01 BONAIRE
E’ sera tardi e si parte, per il volo aereo più breve del mondo ben 14 minuti di orologio!
La mattina dopo andiamo alla scoperta dell’isola e con i nostri pick up freschi freschi puntiamo a nord; qui non ci sono spiagge ma una costa di rocce, di vento e di schiuma di mare. La libertà e il senso di frontiera che si respira su questo lato dell’isola non ci fa certo rimpiangere gli scontati passatempo da turisti viziati. Qui tutto è desertico nell’assenza di vegetazione e nei colori ocra della sabbia e delle rocce solo ogni tanto inframmezzata dai pochi cactus e, sullo sfondo, sempre presente il mare.
Seguiamo la via dei gechi, che disegnati sui piloni della luce e schiacciati sulla strada da cui scappano giustamente impauriti quando sentono il motore della nostra auto, ci guidano al Washinghton National Parc Slagbaai. Qui dopo aver pagato una, forse giusta, tassa sulla natura nella natura più selvaggia dell’isola ci addentriamo: roccia forte, a Playa Chikitu, per arginare l’energia invadente del mare; onde che attaccano la terra e vengono nebulizzate con rumori di una battaglia iniziata chissà quando e forse mai destinata a finire. Da questi soffioni di acqua nebulizzata vogliamo farci bagnare per essere presi da questa danza incessante di mare e terra che sempre si cercano; che sempre si scontrano. Ogni insenatura una battaglia a se, ogni convessità una storia a se, ma sempre una storia di terra e di mare.
Questi non sono i caraibi che ci si aspetta ma un luogo selvaggio e senza tempo il cui fascino estremo ci zittisce, ci separa e ci fa ricercare un momento di solitudine per assaporare al meglio le nostre sensazioni. In numerose salinas avvistiamo, anche piuttosto da vicino, i flamingos rosa il simbolo dell’isola presente su ogni insegna e sulla pubblicità di tutti i ristoranti che ci capitano a tiro. Questi sono veri, però, e sono li per noi quasi in posa per farsi fotografare mentre fanno il bagno con le loro piume colorate e i becchi strani. Le iguane sono ovunque in questo parco e soprattutto non ci lasciano mai, forse hanno paura che ci sentiamo soli o vogliono i resti del nostro pranzo…sporche approfittatrici!
La barriera corallina è strepitosa, qui si che lo snorckeling acquista un altro significato: coralli come vasi di fiori sembrano disposti in mare solo per accoglierci, l’acqua è cristallina in maniera imbarazzante e le onde sembrano venire a prenderti sulla riva per portarti a conoscere le meraviglie di questo mare e l’unicità dei pesci colorati e dalle forme strane che nuotano con noi.
Nel saliscendi di strade del parco che viaggiano tra cactus e alberi e il blu del cielo, nel vento e nel sole, passando di spiaggia in spiaggia sul cassonetto del pick up nasce una nuova idea di libertà che ricorderò a lungo.
Il parco è vario, bellissimo sembra fatto apposta per mostrare tutte le possibili varietà paesaggistiche dell’isola, assolutamente da non perdere! Dopo tutta questa fatica la serata non può che essere conclusa con un meritato aperitivo, curacao ovviamente, bevuto sul molo che ci sospende sul mare, verso il tramonto.

05/01 BONAIRE
La mattinata è bella da passare al resort, ogni tanto ci vuole un po’ meno avventura e un po’ più relax; siamo o non siamo in vacanza? Poi, se proprio ci assale la noia, si può sempre fare una gara di tuffi dal molo per avere un accesso diretto a questa barriera corallina invadente, che inizia da riva senza lasciare quasi spazio alla sabbia e dove pesci di tutte le dimensioni e di tutti i colori vengono a spiare incuriositi i nostri di colori, o meglio, quelli dei nostri costumi da bagno e a seguire i movimenti dei lacci che ce li legano addosso.
Ma bando alla pigrizia, ci aspetta il taxi del mare per portarci a passare il pomeriggio sull’isoletta che si intravede dalla costa: Klein Bonarie. Questo lembo di sabbia perduto in mezzo all’acqua può essere descritto come il paradiso in terra, da solo vale la vacanza. Sembra di stare in un sogno, su questa spiaggetta deserta ci siamo solo noi. I colori ci tramortiscono i sensi: il bianco abbagliante di questa sabbia, i colori del mare che vanno dalla schiumosità delle onde al trasparente purissimo dell’acqua che viene a baciare la sabbia al verde dell’acqua bassa della riva al blu profondo e scuro dei fondali in lontananza. L’azzurro del cielo che avvolge noi e quest’isoletta è percorso da nuvole bianche che giocano a inseguire il vento. Una tettoia di foglie di palma è l’unico segno di civiltà sull’isola e ci offre un po’ di ristoro con la sua ombra, ombra che dopo pranzo non può non far venire voglia di abbandonarsi al sonno lasciando andare anche per sempre tutti i pensieri e tutte le consapevolezze. Una meraviglia, negli occhi e nei cuori di chi sa che il privilegio di essere qui ora è sicuramente immeritato.
La nostra tranquilla cenetta casalinga a base di italianissime tagliatelle al pomodoro (chissà come ci sono capitate ai caraibi?) ci fa ricordare che oramai manca poco e piano piano i pensieri fanno le valigie e cominciano a ritornare alle persone e alle cose di casa.
 



Klein Bonarie
 


06/01 BONAIRE
Plaza Resort Bonarie, un altro giorno da signori tra sole e sdraio a godersi il relax. Ma la pigrizia in questa vacanza dura al massimo mezza giornata, nel primo pomeriggio siamo pronti per esplorare anche la parte sud di questa isoletta; e no, non vogliamo perderci proprio nulla. Andiamo a salute i flamingos una colonia di circa 15.000 esemplari, una chiazza rosa compatta, che passa le giornate a sguazzare nei laghetti. I più temerari di loro si danno appuntamento tutte le sere alla stessa ora al terminal dei flamingos e prendono il volo per il Venezuela; che vogliano andare a farsi un bicchierino di rum? Anche sulla costa sud è tutto un susseguirsi di rocce e vento incessante che cerca senza riuscirci di levigare le asperità e la rudezza del paesaggio. Solo il faro interrompe l‘uniformità del tutto…….o forse è la torre di controllo per le partenze dei fenicotteri?
Le salinas dell’isola sono tutte concentrate in questa zona, il bianco delle innaturali montagne di sale pronte per essere abbattute, imbarcate, impacchettate e inviate in giro per il modo contrasta con l’incredibile viola dell’acqua ai loro piedi e il blu di un cielo che va verso il tramonto. L’unica nota triste sono delle specie di cucce per i cani dal tetto rosso che un tempo venivano utilizzate come case per gli schiavi che lavoravano il sale.
Altre bellezze naturali ci attendono sulla spiaggia dei surfisti e del kide-surf dove fisici palestrati recitano la poesia di preparazione delle vele per poi stupirci con folli piroette in acqua.
Ma ora bisogna proprio partire e abbandonare il trigono sole/mare/vento che è stato la costante di questa vacanza a di cui mi sembra, anzi sono certa, di non poter più rinunciare. Quanto ci vorrà per il prossimo bagno in mare? E per i prossimi caraibi?


Maria Pullano

 

 

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