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Andalusia: il sospiro del moro PDF Stampa E-mail
Scritto da Dino mazzini   

Poco a sud di Granada, sulla strada per Motril, c'e' un passo chiamato ancora oggi 'il sospiro del moro'. Un aneddoto che riguarda questo luogo racconta che nel 1489, anno in cui gli ultimi arabi furono cacciati dalla penisola iberica, mentre il sovrano Boabdil si allontanava dalla città, in quel punto si girò ad osservarla un ultima volta, sospirando, subito rimproverato dalla madre che vedendolo in quello stato disse: 'piangi come una donna questo reame che non hai saputo difendere come un uomo'.

Il regno di Granada, che si estendeva nel Mediterraneo per 400 km di coste, era uno dei più ricchi dell'epoca. Fra tutte le città spagnole che per quasi 1.000 anni furono arabe, di quest'ultima ancor oggi dall'alto dei minareti africani se ne urla la nostalgia.
Ma l'ANDALUCIA non e' solo Granada. E' vero, più che in altri luoghi il palazzo rosso dell'Alhambra, i suoi ristorantini che ancora oggi servono Kebab, i vicoli del quartiere che assomigliano tanto al gran bazar di Istanbul ci fanno sentire a Granada che la città non è ancora completamente spagnola. Ma i Reales Alcazar di Siviglia, la moschea di Cordoba, il centro medioevale di Ronda, le spiagge di Tarifa sono allo stesso modo capaci di suscitare le stesse emozioni.
Nel medioevo, i geografi arabi all'inizio della descrizione di ogni 'loro' città spagnola passata ai cristiani usavano premettere la formula 'che Allah ce la renda'. Questioni di punti di vista: quello dei cristiani, che ritenevano di averle liberate dagli infedeli invasori era ben diverso. Ed infatti ben poco delle centinaia di moschee ed architetture dell'epoca araba si salvò dalla volontà cristiana di cancellare quel periodo, soprattutto 'grazie' al potere della chiesa cattolica che in Spagna era enorme, capace a volte di superare quello degli stessi regnanti.
 

L'Andalusia non è per noi italiani molto lontana, ma non è nemmeno dietro l'angolo… Per raggiungerla, occorrono almeno 1500 km di trasferimento lungo la costa del Mediterraneo, per i quali servono quindi due o tre giorni di marcia, a seconda delle abitudini dei motociclisti. In totale, nell'affrontare questo viaggio, occorrerà mettere in conto che i km diventeranno alla fine più di 5.000 e che, per godersi davvero quei luoghi, saranno necessarie almeno due settimane. Da non dimenticare poi che l'Andalusia e' una delle terre più meridionali e più calde d'Europa. Dalla metà di Giugno alla metà di Settembre , al pomeriggio ogni attività è sospesa (la famosa 'siesta') per via delle temperature elevatissime che si possono raggiungere (anche 50 gradi). La vita riprende la sera, che si prolunga fino ad orari molto più avanti rispetto ai nostri. La cena e' quindi normale alle 22.00. Il periodo migliore dell'anno per visitarla, ma anche quello dove e' più difficile trovare posto negli hotel, è la primavera. In particolare, è la seconda settimana dopo Pasqua che a Siviglia esplodono i festeggiamenti della FERIA DE ABRIL. Un evento che coinvolge ogni anno milioni di persone e che lascia qualsiasi turista senza parole.

Il nostro itinerario circolare in Andalusia inizia e termina al di fuori di questa regione a Valencia, una città che, anche se non c'entra niente con il resto del nostro viaggio, non si può trascurare. Qui le architetture de 'la Ciudad de las Artes y Ciences' lasciano increduli. Nel parco creato nel letto prosciugato del fiume Turia che attraversava la città, e che fu allontanato da questa negli anni 80 con imponenti opere di ingegneria idraulica civile, tra il 2000 e il 2005 sono stati costruiti cinque complessi architettonici assolutamente unici al mondo. Questo allo scopo di rappresentare soprattutto una attrattiva turistica, ma anche di creare all'interno della città un ampio spazio per incontri culturali e ricreativi. Una caratteristica che ritroviamo saggiamente in quasi tutte le grandi città spagnole. Tra specchi d'acqua, ponti e camminamenti, che li collegano tra loro armoniosamente, troviamo il 'planetario' (anno 1998), a forma di occhio; il parcheggio-giardino 'umbraculo' (anno 2001) con la copertura ad arco e le palme che stanno sopra ai due piani del parcheggio lungo 320 metri; il 'museo delle scienze e della tecnica' (anno 2001) ed infine l'opera più avveniristica, il 'palazzo delle arti' (anno 2005) con la copertura sospesa di 230 metri ed alta 70. La sera, le luci colorate sapientemente disposte creano delle situazioni che assomigliano più ad un quadro astratto che ad un paesaggio urbano.

Lasciata la città ci dirigiamo a Requena, verso ovest per poche decine di km su una veloce superstrada. Le strade spagnole di grande comunicazione sono di due tipi: le autopiste, a pagamento, e le autovie, gratuite. Difficile capire la differenza tra le due categorie, tanto sono belle. Difficile trovare qualcosa di simile in Italia. A parte il pedaggio: salatissimo in Spagna come in Italia e, come in Italia, senza differenza tra auto e moto. In Francia invece le moto pagano giustamente molto meno delle vetture.
A Casas Lbanez prendiamo una stradina secondaria nelle ondulate, semi-pianeggianti alture della provincia de 'CASTILLA-LA MANCHA' fino ad entrare dentro la stretta valle scavata dal fiume Jucar. Per una ventina di km il paesaggio cambia completamente: le strade tortuose, il paese di Alcalà de Jucar con le case bianche addossate al fianco della montagna, la terra nuda scavata dal vento e dall'acqua non assomigliano per niente alle verdi coltivazioni estensive di cereali e alle architetture urbane appena lasciate e che ritroveremo dopo quel breve tratto di strada.
Superata Albacete merita una breve sosta Alcaraz. La piazza del centro medioevale, dove nel 1265 il re di Castiglia ed il re di Aragona siglarono l'alleanza contro i mussulmani, si presenta ancora ben conservata e con una unicità di stile che non sempre in Spagna capita di osservare. E' un po' difficile da trovare, nascosta tra piccole strade che inizialmente sembrano portare fuori dal paese e poi invece da tanto son piccole pare che non abbiano sbocco, ma alla fine basta seguire sempre le indicazioni per il centro, anche quando queste con il buon senso sembrerebbero sbagliate, per arrivarci…..
Dopo Alcaraz la strada verso Cordoba diventa più divertente. Saliscendi veloci, un asfalto ottimo, pochissimo traffico, dappertutto piante di olivo. Molte di nuovissimo impianto, tutte curatissime, con il terreno lavorato di fresco. Pochissime case.
Prima di Cordoba, dopo Linares di nuovo un tratto veloce e trafficato sulla autovia, che però lasciamo quasi immediatamente per una deviazione a Montoro, altra città medioevale arroccata sulla collina in riva al grande fiume Guadalquivir, con una piccola piazza medioevale e strette strade per km a senso unico: se vi sbagliate a trovare la piazza, come è successo a noi, non c'è alternativa, dovete tornare fuori dal paese, per poi rientrare di nuovo…..

Cordoba e' la prima grande città del nostro itinerario. Noi, che abbiamo solo dieci giorni di tempo, le dedichiamo mezza giornata. Visitiamo prima il quartiere ebraico, con gli stretti vicoli dove nonostante tutto i residenti insistono per passare con le auto, facendo stridere le ruote toccando sui muri ad ogni piccola curva. Poi uno sguardo alla Moschea. Dappertutto gerani fioriti alle pareti delle case, e tanti (troppi) turisti. La moschea-cattedrale e' una icona della Andalusia. E' l'unica moschea rimasta quasi intatta della Spagna. Dopo la conquista della città da parte dei Cristiani avvenuta nel 1236, si e' salvata, in parte, grazie all'intelligenza del re spagnolo Carlo I che diede ordine di conservare integro quel capolavoro dell'arte. Nonostante i suoi ordini, il potere cattolico prevalse e nel 1523, demolendo le 60 colonne centrali, fu costruita nel mezzo una cattedrale cattolica. Con la chiusura successiva del coro, si perse così irrimediabilmente la sensazione spaziale che si poteva avere dall'interno. Prima della costruzione della cattedrale, le quasi mille colonne ed archi che riempiono la incredibile superficie di 23400 mq erano infatti praticamente tutte visibili tra loro. Quasi come essere in una grande foresta. Adesso non più: la cattedrale chiude e frammenta la vista dell'edificio. Carlo I quando vide lo scempio fatto esclamò 'che cosa avete fatto! Avete distrutto qualcosa di assolutamente unico ed inimitabile per costruire qualcosa di assolutamente comune'
Lasciata Cordoba visitiamo le rovine di un altro grande palazzo dell'epoca, la Medina Az.Zahara, fatta costruire nel 936 dal califfo per una sua favorita. Il palazzo era enorme, 1500 metri di lunghezza per 750 di larghezza, ma fu distrutto alla caduta dei califfi di Cordoba ad opera dei Berberi nel 1010. E' stato ricostruito solo la casa reale, dove venivano alloggiati gli ospiti più importanti. Si raggiunge per una bella stradina secondaria che lascia la piana del Guadalquivir e sale sulle colline.
Torniamo in riva al grande fiume e percorriamo la strada 431 verso sud-ovest, in riva destra. Il Guadalquivir però difficilmente si vede. Almodovar del Rio è su una piccola altura, ma la strada ci corre a fianco. Ci limitiamo ad una foto al bel castello e proseguiamo verso Siviglia. Sulla strada c'e' un po' di traffico, c'e' tempo prima di sera, e allora a Penaflor decidiamo seguendo l'intuito di uno del gruppo per una deviazione non segnalata da nessuna guida. Un tracciato appena segnato sulla cartina e nemmeno indicato come paesaggistico. Una deviazione che non promette niente ma che invece ci regala forse le due ore più belle del viaggio. In un paesaggio bucolico colorato dalla primavera, la strada ci porta da un piccolo paese all'altro (La Puebla de los Infantes, Costantina, El Pedroso, Castilblanco de los Arroyos) attraverso paesaggi che sembrano dipinti dove in assoluta tranquillità pascolano, sotto ad alberi che ci ricordano le nostre querce da sughero della Sardegna (ma che forse non lo sono..) mucche con vitelli ed alcune pecore. Al pascolo addirittura i maiali: che differenza con i nostri allevamenti intensivi. Ogni tanto incontriamo l'ingresso di qualche 'fazenda', più o meno decorato, ciascuna con il suo preciso nome e assolutamente recintata.

Arriviamo quindi a Siviglia.
Siviglia, specie nella seconda settimana dopo Pasqua, anche da sola rende assolutamente speciale un viaggio in Andalusia. Conserva nel quartiere di Santa Cruz i vicoli del ghetto ebraico, la residenza arabeggiante dell'Alcazar con i suoi fiabeschi giardini e soprattutto la cattedrale cattolica, la più grande chiesa gotica del mondo (la quarta, se includiamo anche successive in stili diversi) La cattedrale fu costruita a partire dal 1402 con oltre un secolo di lavori. 'Sarà così grande che ci prenderanno per matti' avrebbero detto i costruttori mentre demolivano la moschea preesistente. Ed infatti se le dimensioni esterne già stupiscono, tutto all'interno e' impressionante. Cinque navate, 40 cappelle, 116 metri di lunghezza, 56 di altezza, numerose porte. All'interno un coro in legno grandioso con 117 stalli, chiuso da una cancellata imponente del 1500. La cappella maggiore con l'altare contiene un retablo in legno dorato di 20 metri per 18 che e' il più grande al mondo. In questa opera d'arte, scene dell'antico testamento e della vita di Gesù, con una particolarità interessante: le statue dei livelli superiori sono costruite sempre un po' più grandi di quelle inferiori, così che all'osservatore posto in basso le dimensioni sembrano tutte uguali. Quelle dell'ultima fila, a 20 metri di altezza, sono grandi quasi come una persona ma a guardarle sembrano identiche a quelle della prima fila, di dimensioni invece inferiori al metro.
Nella cattedrale, oltre alle spoglie dei re e regine di quando Siviglia era la capitale del regno di Castiglia, sono custodite le spoglie di un altro importantissimo personaggio che fu artefice di cambiamenti epocali e che proprio a Siviglia diede inizio alla sua fortuna e a quella della Spagna: Cristoforo Colombo. Tutto di lui però e' in discussione. Gli spagnoli, che lo chiamano Cristobal Colon, sono assolutamente certi che e' nato in Spagna. Assolutamente falso secondo loro che il 'nostro' navigatore sia nato a Genova. Ma le discussioni non finiscono sulla sua nascita. Le sue spoglie, che dopo la sua morte furono portate a Santo Domingo, gli spagnoli dicono che furono riportate in Spagna e sono conservate ora nella cattedrale. Quelli di Santo Domingo ovviamente dicono che sono ancora là……………. Hanno fatto sui resti conservati a Siviglia addirittura studi comparativi del DNA per accertare questa cosa, ma per un motivo e l'altro la cosa non e' stata chiarita.
La Giralda e' il campanile della cattedrale ed e' l'unica cosa della moschea originaria che non e' stata distrutta. Non e' molto alto (70 metri) ma ha la caratteristica, molto insolita per il tipo di costruzione, di non avere scale ma rampe, con le quali il muezzin un tempo saliva a cavallo fino in cima……Dove c'e' la terrazza panoramica ci sono ora tante campane, motorizzate, alcune di dimensioni notevoli . Se avete la 'fortuna' di trovarvi li sopra, a pochi metri dalle stesse, allo scoccare dell'ora potrete apprezzarne la potenza come e' successo a noi ….
Ma come abbiamo detto, a Siviglia quello che più colpisce in quei giorni e' l'allegria della gente per la FERIA DE ABRIL. Colpiscono soprattutto le donne. Di ogni età, provenienti da tutta l'Andalusia e Spagna, vestono con abiti tradizionali di colori sgargianti aderenti nei 'posti giusti'. Quasi tutte hanno una grande rosa rossa che abbellisce i loro bellissimi capelli neri. Per una intera settimana, dal mezzogiorno alla mattina successiva, si lanciano all'interno delle tipiche 'casete de Feria' (ma anche nelle strade) a ballare la Sivigliana. Una danza di gruppo che non va' confusa con il Flamenco, molto più drammatico e teatrale. Che proprio nei locali di Siviglia è possibile gustare nelle sue migliori interpretazioni (ad un costo a dire il vero un po' elevato…..). La manifestazione si svolge dal 1847 nella seconda settimana dopo Pasqua. In origine era una vera fiera di bestiame, e le 'casete de Feria' venivano costruite per firmare i contratti e bagnarli con un bicchiere di buon vino locale. Pian piano alla parte commerciale e' subentrata la parte festosa ed adesso, dopo le celebrazioni liturgiche e drammatiche della Settimana Santa, la fiera e' appunto sentita come un grande carnevale cittadino. Difficile comunque per noi turisti inserirsi nelle danze. In pratica, in ciascuna delle migliaia di casete addossate le une alle altre si svolge una festa privata, con tanto di guardie a controllare chi entra. Solo poche casete sono pubbliche, e di solito sono le meno interessanti. Il passeggio comunque e' intrigante e durante il giorno sono migliaia le carrozze ed i cavalieri che sfilano, tra i viali che rimangono tra una fila di casete e l'altra… La manifestazione richiama milioni di visitatori ogni anno e ci sono in quella settimana nel quartiere della feria centinaia di migliaia di persone contemporaneamente, continuamente. Indispensabile organizzarsi con un mezzo di trasporto proprio, meglio se e' una moto, altrimenti va' lasciato a km di distanza. In caso contrario, la notte al ritorno occorre mettere in conto una coda di ore per prendere i taxi o gli autobus speciali.
 

Lasciamo Siviglia e ci dirigiamo ancora piu' a sud. Sulla strada, nei pressi di El Coronil, il Castillo de las Aguzaderas, ben conservato e di origini arabe. Più avanti, quasi arrivati a Ronda, stanchi della strada principale deviamo a destra verso Zahara e costeggiamo il lago su una tranquilla strada secondaria. Intanto si sale di quota, e si arriva a Ronda. La cittadina, famosa e citata in tutte le guide, è stracolma di turisti. Difficile trovare da parcheggiare anche per le moto. Alla fine ci riusciamo, ma facciamo comunque un giro molto breve e ripartiamo subito. In molti vogliamo infatti raggiungere la 'Punta Marroqui o de Tarifa'. Contraltare di Capo Nord, e' il punto più a sud del continente europeo, situato ad una latitudine inferiore a quella di Tunisi. Ci arriviamo nel primo pomeriggio, scendendo da Ronda fino ad Algeciras su una strada di montagna molto panoramica e assolutamente deserta. Giunti sulla costa, gli ultimi 50 km sono invece molto trafficati e la zona è anche molto ventosa. Al 'mirador del Estrecho' si distinguono chiaramente le montagne dell'Atlante Marocchino. Ma è solo dopo aver percorso il centinaio di metri di strada (in parte ricoperta da sabbia, cosa che rischia di farci cadere tutti quanti……) che separa l'Oceano Atlantico dal Mar Mediterraneo ed aver arrestato la moto all'ingresso della fortezza di Tariffa che l'obiettivo è raggiunto e possiamo fare le foto di rito
Intanto si e' fatto tardi. Il nostro programma prevede comunque di dormire a Granada. Risaliamo verso nord, ma non riusciamo a resistere alla tentazione di entrare anche a Gibilterra. Enclave di Gran Bretagna in terra spagnola, è soprattutto caotica. Incroci con precedenze strane, non si capisce se circolano a destra o a sinistra (sono comunque quasi tutti sensi unici). Di bello ha soprattutto che la benzina costa quasi la metà che da noi. Il tragitto verso Granada a quel punto della giornata deve essere cosa molto veloce. Entriamo nella autovia a quello scopo, ma poi a Malaga troviamo una coda di 20 km (l'autovia serve anche da tangenziale cittadina) che provoca il nostro arrivo all'hotel comunque tardi. Molto belli i paesaggi che l'autovia attraversa da Malaga a Granada, peccato averli percorsi così in fretta.

Di Granada e del suo palazzo rosso, l'Alhambra, abbiamo già in parte detto all'inizio. Insieme alla moschea di Cordoba, e' una altra icona della Andalusia, ma per la sua visita occorre organizzarsi bene. Impossibile, se non in pochi mesi dell'anno, pensare di arrivare sul posto, acquistare il biglietto ed entrare come in un normale altro luogo turistico. L'ingresso e' a numero limitato, il 90% dei biglietti e' in prevendita tramite le agenzie o su internet, solo il 10% e' lasciato per i turisti che arrivano senza prima prenotare. Per provare ad entrare in quel modo, occorre presentarsi alla biglietteria alla mattina molto presto per essere i primi della lunghissima coda che poco più tardi si forma. Gli ultimi in coda rischiano di fare la fila per niente: quando il numero massimo e' raggiunto, per quel giorno biglietti non se ne vendono più. Se siete un gruppo, e avete acquistato prima i biglietti, state pur certi che comunque verrete contati più volte durante la visita: impossibile che anche solo una persona in più possa riuscire ad entrare. Insomma, tutta una organizzazione meticolosa e un rigore che sembra più tedesco che spagnolo….Ma l'Alhambra è un vero business: 7.000 biglietti venduti ogni giorno, a 13 euro ciascuno, tutti i giorni. In certi periodi dell'anno (la primavera e' uno di quelli) vanno prenotati ed acquistati anche con due mesi di anticipo.
Vicinissima a Granada, soli 40 km, noi motociclisti non possiamo resistere alla tentazione della Sierra Nevada. La 'carrettera mas altas de Europa' indica la cartina. In realta' solo fino a qualche anno fa la strada era percorribile fino al Pico de Veleta, m. 3392. Ora una sbarra ferma il traffico a quota 2550 metri. Si continua solo a piedi o in bicicletta (e' Parco Nazionale). Ma a 2550 metri, specie in primavera, basta una nuvola di troppo per provocare un brusco cambiamento di clima: ci ritroviamo così improvvisamente sotto una fine grandinata che in pochi minuti accumula sull'asfalto quasi una decina di cm di ghiaccio misto ad acqua. In moto, riusciamo a scendere a fatica solo nella scia delle ruote delle autovetture che ci precedono. Poi 1500 metri di quota più in basso troviamo rifugio dal temporale violentissimo sotto una tettoia per quasi un'ora …
Nel tardo pomeriggio, passeggiata nel centro di Granada. Con la sua cattedrale e, come a Cordoba e Siviglia, anche i vicoli del quartiere ebraico, trasformati qui in 'gran bazar'.

Ormai il viaggio volge al termine. Rimane solo di tornare a Valencia e poi riprendere i due giorni verso casa. Ma non abbiamo ancora visto tutto: anche a costo di ripetere l'arrivo all'hotel in tarda serata che abbiamo già sperimentato, decidiamo di percorrere anche le strette strade dell'Alpujarra, nel versante sud della Sierra Nevada. Usciti dalla autovia Granada-Motril poco dopo il passo de 'el sospiro del moro', i primi 100 km si percorrono veramente con necessaria calma. La strada stretta e con curve solitamente a picco sul torrente sottostante ci porta da un piccolo paese all'altro: Lanjaron, Pitres, Trevelez. Dalla moto, si respira l'odore del prosciutto a stagionare: lo Jamon Iberico, dai maiali al pascolo nei boschi, di dimensioni molto più piccole del nostro ma molto più saporito e genuino (ed anche più costoso…..). Dopo Alcolea la strada e' stata allargata e la nostra andatura può accelerare. A Benadaux siamo indecisi se entrare subito in Autovia, poco a sud (Almeria) o se continuare verso Murcia sulla strada normale. Decidiamo per la normale, e facciamo benissimo. La strada e' molto scorrevole e quasi deserta. Ai lati diversi piccoli bar e ristoranti tutti chiusi, segno che un tempo la strada doveva avere un'altra importanza. Attraversa paesaggi molto interessanti. Questi luoghi furono utilizzati per girare gran parte dei film 'western' italiani e c'e' ancora un set cinematografico, la mini-hollywood, visitabile a pagamento (immaginate un po', ingresso carissimo…) con un forte in legno e le capanne indiane………
A Murcia decidiamo per una deviazione consigliata dalla guida alla ricerca di un vulcano spento noto come la Cresta del Gallo, dove ci dovrebbe essere un 'paesaggio lunare'. Saliamo sulla montagna che sovrasta la città, ma l'unica cosa che riusciamo a trovare e' un grande parcheggio con bel panorama sulla pianura. Del vulcano e del paesaggio lunare, nessuna traccia. E quando chiediamo di questo finiamo anche per scatenare l'ilarità dei turisti del luogo…..
A Valencia termina davvero il nostro veloce viaggio primaverile in Spagna. Sul ritorno, ancora solo una sosta al Museo di Salvador Dalì a Figueres. Per il resto, tutto trasferimento autostradale. Non e' il massimo della vita per noi motociclisti, ma cosa possiamo farci? Come abbiamo detto all'inizio, l'Andalusia non e' proprio dietro l'angolo. Arrivarci per strada normale sarebbe un viaggio nel viaggio, che richiederebbe più dei 10 giorni di tempo che abbiamo avuto noi.
 

Informazioni di viaggio
 

La Spagna oltre alla Andalusia ha anche altre regioni bellissime. Si può inserire questa regione in un complesso e lungo itinerario spagnolo, oppure dedicarvi come abbiamo fatto noi un viaggio specifico. Scegliendo questa soluzione, in totale dal confine italo-francese di Ventimiglia e ritorno sono circa 4.000 km.
Conviene organizzare il trasferimento su due tappe all'andata e due al ritorno, magari fermandosi negli stessi hotel. Consigliamo Girona (o Figueres, se non avete mai visto il museo Dalì) e Valencia.
Il nostro itinerario e' stato un mix di piccole strade secondarie (come abbiamo detto, a volte scelte anche 'a caso') divertenti strade statali e veloci autovie. Queste ultime sono come autostrade ma non si pagano. Le autopiste (dal confine francese, lungo la costa fino a Valencia) sono invece molto costose (come da noi).
Il periodo migliore per il viaggio e' la seconda settimana dopo Pasqua, per via della FERIA DE ABRIL a Siviglia. Ma occorre prenotare prima gli hotel, altrimenti diventa difficile trovare posto. In luglio ed agosto le temperature molto elevate rovinano un po' il piacere del viaggio. Impossibile viaggiare o visitare le città nel pomeriggio.
Nessun problema per il cibo: paella, insalate, carne. Una cucina non troppo diversa dalla nostra.
Hotel, benzina, ristoranti con prezzi simili all'Italia. Idem per gli ingressi ai luoghi da visitare ed i souvenir. Non sottovalutate i consigli che abbiamo detto parlando della visita dell'Alhambra a Granada
Da non mancare uno spettacolo di Flamenco a Siviglia. Consigliamo il locale 'los Gallos', nel quartiere Santa Cruz vicino ai Reales Alcazar.
Per i forti di stomaco, la televisione trasmetterà sicuramente a qualche ora una o piu' corrida, con riprese molto ravvicinate di tutte le fasi della mattanza tradizionale dei tori. A Siviglia, per poter vedere la corrida e' difficile trovare posti direttamente nell'arena.
Se andate sulla Sierra Nevada, portate con voi sulla moto abbigliamento pesante e da pioggia anche se a Granada quando partite ci sono 40 gradi.
Se voi riuscite a trovate il vulcano spento alla cresta del gallo vicino a Murcia, citato in una famosa guida, fatecelo sapere.
A Valencia, non mancate la sera una passeggiata nelle città delle Arti e della Scienza. Partite con una guida aggiornata, quelle vecchie neanche la citano.


Testo di Dino Mazzini. Viaggio aprile - maggio 2006.
Sito: www.motovacanze.it
 

 

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