Poco a sud di Granada, sulla strada per Motril, c'e' un passo
chiamato ancora oggi 'il sospiro del moro'. Un aneddoto che riguarda questo
luogo racconta che nel 1489, anno in cui gli ultimi arabi furono cacciati dalla
penisola iberica, mentre il sovrano Boabdil si allontanava dalla città, in quel
punto si girò ad osservarla un ultima volta, sospirando, subito rimproverato
dalla madre che vedendolo in quello stato disse: 'piangi come una donna questo
reame che non hai saputo difendere come un uomo'.
Il regno di Granada, che si
estendeva nel Mediterraneo per 400 km di coste, era uno dei più ricchi
dell'epoca. Fra tutte le città spagnole che per quasi 1.000 anni furono arabe,
di quest'ultima ancor oggi dall'alto dei minareti africani se ne urla la
nostalgia.
Ma l'ANDALUCIA non e' solo Granada. E' vero, più che in altri luoghi il palazzo
rosso dell'Alhambra, i suoi ristorantini che ancora oggi servono Kebab, i vicoli
del quartiere che assomigliano tanto al gran bazar di Istanbul ci fanno sentire
a Granada che la città non è ancora completamente spagnola. Ma i Reales Alcazar
di Siviglia, la moschea di Cordoba, il centro medioevale di Ronda, le spiagge di
Tarifa sono allo stesso modo capaci di suscitare le stesse emozioni.
Nel medioevo, i geografi arabi all'inizio della descrizione di ogni 'loro' città
spagnola passata ai cristiani usavano premettere la formula 'che Allah ce la
renda'. Questioni di punti di vista: quello dei cristiani, che ritenevano di
averle liberate dagli infedeli invasori era ben diverso. Ed infatti ben poco
delle centinaia di moschee ed architetture dell'epoca araba si salvò dalla
volontà cristiana di cancellare quel periodo, soprattutto 'grazie' al potere
della chiesa cattolica che in Spagna era enorme, capace a volte di superare
quello degli stessi regnanti.
L'Andalusia non è per noi italiani molto lontana, ma non è
nemmeno dietro l'angolo
Per raggiungerla, occorrono almeno 1500 km di
trasferimento lungo la costa del Mediterraneo, per i quali servono quindi due o
tre giorni di marcia, a seconda delle abitudini dei motociclisti. In totale,
nell'affrontare questo viaggio, occorrerà mettere in conto che i km diventeranno
alla fine più di 5.000 e che, per godersi davvero quei luoghi, saranno
necessarie almeno due settimane. Da non dimenticare poi che l'Andalusia e' una
delle terre più meridionali e più calde d'Europa. Dalla metà di Giugno alla metà
di Settembre , al pomeriggio ogni attività è sospesa (la famosa 'siesta') per
via delle temperature elevatissime che si possono raggiungere (anche 50 gradi).
La vita riprende la sera, che si prolunga fino ad orari molto più avanti
rispetto ai nostri. La cena e' quindi normale alle 22.00. Il periodo migliore
dell'anno per visitarla, ma anche quello dove e' più difficile trovare posto
negli hotel, è la primavera. In particolare, è la seconda settimana dopo Pasqua
che a Siviglia esplodono i festeggiamenti della FERIA DE ABRIL. Un evento che
coinvolge ogni anno milioni di persone e che lascia qualsiasi turista senza
parole.
Il nostro itinerario circolare in Andalusia inizia e termina al di fuori di
questa regione a Valencia, una città che, anche se non c'entra niente con il
resto del nostro viaggio, non si può trascurare. Qui le architetture de 'la
Ciudad de las Artes y Ciences' lasciano increduli. Nel parco creato nel letto
prosciugato del fiume Turia che attraversava la città, e che fu allontanato da
questa negli anni 80 con imponenti opere di ingegneria idraulica civile, tra il
2000 e il 2005 sono stati costruiti cinque complessi architettonici
assolutamente unici al mondo. Questo allo scopo di rappresentare soprattutto una
attrattiva turistica, ma anche di creare all'interno della città un ampio spazio
per incontri culturali e ricreativi. Una caratteristica che ritroviamo
saggiamente in quasi tutte le grandi città spagnole. Tra specchi d'acqua, ponti
e camminamenti, che li collegano tra loro armoniosamente, troviamo il
'planetario' (anno 1998), a forma di occhio; il parcheggio-giardino 'umbraculo'
(anno 2001) con la copertura ad arco e le palme che stanno sopra ai due piani
del parcheggio lungo 320 metri; il 'museo delle scienze e della tecnica' (anno
2001) ed infine l'opera più avveniristica, il 'palazzo delle arti' (anno 2005)
con la copertura sospesa di 230 metri ed alta 70. La sera, le luci colorate
sapientemente disposte creano delle situazioni che assomigliano più ad un quadro
astratto che ad un paesaggio urbano.
Lasciata la città ci dirigiamo a Requena, verso ovest per poche decine di km su
una veloce superstrada. Le strade spagnole di grande comunicazione sono di due
tipi: le autopiste, a pagamento, e le autovie, gratuite. Difficile capire la
differenza tra le due categorie, tanto sono belle. Difficile trovare qualcosa di
simile in Italia. A parte il pedaggio: salatissimo in Spagna come in Italia e,
come in Italia, senza differenza tra auto e moto. In Francia invece le moto
pagano giustamente molto meno delle vetture.
A Casas Lbanez prendiamo una stradina secondaria nelle ondulate,
semi-pianeggianti alture della provincia de 'CASTILLA-LA MANCHA' fino ad entrare
dentro la stretta valle scavata dal fiume Jucar. Per una ventina di km il
paesaggio cambia completamente: le strade tortuose, il paese di Alcalà de Jucar
con le case bianche addossate al fianco della montagna, la terra nuda scavata
dal vento e dall'acqua non assomigliano per niente alle verdi coltivazioni
estensive di cereali e alle architetture urbane appena lasciate e che
ritroveremo dopo quel breve tratto di strada.
Superata Albacete merita una breve sosta Alcaraz. La piazza del centro
medioevale, dove nel 1265 il re di Castiglia ed il re di Aragona siglarono
l'alleanza contro i mussulmani, si presenta ancora ben conservata e con una
unicità di stile che non sempre in Spagna capita di osservare. E' un po'
difficile da trovare, nascosta tra piccole strade che inizialmente sembrano
portare fuori dal paese e poi invece da tanto son piccole pare che non abbiano
sbocco, ma alla fine basta seguire sempre le indicazioni per il centro, anche
quando queste con il buon senso sembrerebbero sbagliate, per arrivarci
..
Dopo Alcaraz la strada verso Cordoba diventa più divertente. Saliscendi veloci,
un asfalto ottimo, pochissimo traffico, dappertutto piante di olivo. Molte di
nuovissimo impianto, tutte curatissime, con il terreno lavorato di fresco.
Pochissime case.
Prima di Cordoba, dopo Linares di nuovo un tratto veloce e trafficato sulla
autovia, che però lasciamo quasi immediatamente per una deviazione a Montoro,
altra città medioevale arroccata sulla collina in riva al grande fiume
Guadalquivir, con una piccola piazza medioevale e strette strade per km a senso
unico: se vi sbagliate a trovare la piazza, come è successo a noi, non c'è
alternativa, dovete tornare fuori dal paese, per poi rientrare di nuovo
..
Cordoba e' la prima grande città del nostro itinerario. Noi, che abbiamo
solo dieci giorni di tempo, le dedichiamo mezza giornata. Visitiamo prima il
quartiere ebraico, con gli stretti vicoli dove nonostante tutto i residenti
insistono per passare con le auto, facendo stridere le ruote toccando sui muri
ad ogni piccola curva. Poi uno sguardo alla Moschea. Dappertutto gerani fioriti
alle pareti delle case, e tanti (troppi) turisti. La moschea-cattedrale e' una
icona della Andalusia. E' l'unica moschea rimasta quasi intatta della Spagna.
Dopo la conquista della città da parte dei Cristiani avvenuta nel 1236, si e'
salvata, in parte, grazie all'intelligenza del re spagnolo Carlo I che diede
ordine di conservare integro quel capolavoro dell'arte. Nonostante i suoi
ordini, il potere cattolico prevalse e nel 1523, demolendo le 60 colonne
centrali, fu costruita nel mezzo una cattedrale cattolica. Con la chiusura
successiva del coro, si perse così irrimediabilmente la sensazione spaziale che
si poteva avere dall'interno. Prima della costruzione della cattedrale, le quasi
mille colonne ed archi che riempiono la incredibile superficie di 23400 mq erano
infatti praticamente tutte visibili tra loro. Quasi come essere in una grande
foresta. Adesso non più: la cattedrale chiude e frammenta la vista
dell'edificio. Carlo I quando vide lo scempio fatto esclamò 'che cosa avete
fatto! Avete distrutto qualcosa di assolutamente unico ed inimitabile per
costruire qualcosa di assolutamente comune'
Lasciata Cordoba visitiamo le rovine di un altro grande palazzo dell'epoca, la
Medina Az.Zahara, fatta costruire nel 936 dal califfo per una sua favorita. Il
palazzo era enorme, 1500 metri di lunghezza per 750 di larghezza, ma fu
distrutto alla caduta dei califfi di Cordoba ad opera dei Berberi nel 1010. E'
stato ricostruito solo la casa reale, dove venivano alloggiati gli ospiti più
importanti. Si raggiunge per una bella stradina secondaria che lascia la piana
del Guadalquivir e sale sulle colline.
Torniamo in riva al grande fiume e percorriamo la strada 431 verso sud-ovest, in
riva destra. Il Guadalquivir però difficilmente si vede. Almodovar del Rio è su
una piccola altura, ma la strada ci corre a fianco. Ci limitiamo ad una foto al
bel castello e proseguiamo verso Siviglia. Sulla strada c'e' un po' di traffico,
c'e' tempo prima di sera, e allora a Penaflor decidiamo seguendo l'intuito di
uno del gruppo per una deviazione non segnalata da nessuna guida. Un tracciato
appena segnato sulla cartina e nemmeno indicato come paesaggistico. Una
deviazione che non promette niente ma che invece ci regala forse le due ore più
belle del viaggio. In un paesaggio bucolico colorato dalla primavera, la strada
ci porta da un piccolo paese all'altro (La Puebla de los Infantes, Costantina,
El Pedroso, Castilblanco de los Arroyos) attraverso paesaggi che sembrano
dipinti dove in assoluta tranquillità pascolano, sotto ad alberi che ci
ricordano le nostre querce da sughero della Sardegna (ma che forse non lo
sono..) mucche con vitelli ed alcune pecore. Al pascolo addirittura i maiali:
che differenza con i nostri allevamenti intensivi. Ogni tanto incontriamo
l'ingresso di qualche 'fazenda', più o meno decorato, ciascuna con il suo
preciso nome e assolutamente recintata.
Arriviamo quindi a Siviglia.
Siviglia, specie nella seconda settimana dopo Pasqua, anche da sola rende
assolutamente speciale un viaggio in Andalusia. Conserva nel quartiere di Santa
Cruz i vicoli del ghetto ebraico, la residenza arabeggiante dell'Alcazar con i
suoi fiabeschi giardini e soprattutto la cattedrale cattolica, la più grande
chiesa gotica del mondo (la quarta, se includiamo anche successive in stili
diversi) La cattedrale fu costruita a partire dal 1402 con oltre un secolo di
lavori. 'Sarà così grande che ci prenderanno per matti' avrebbero detto i
costruttori mentre demolivano la moschea preesistente. Ed infatti se le
dimensioni esterne già stupiscono, tutto all'interno e' impressionante. Cinque
navate, 40 cappelle, 116 metri di lunghezza, 56 di altezza, numerose porte.
All'interno un coro in legno grandioso con 117 stalli, chiuso da una cancellata
imponente del 1500. La cappella maggiore con l'altare contiene un retablo in
legno dorato di 20 metri per 18 che e' il più grande al mondo. In questa opera
d'arte, scene dell'antico testamento e della vita di Gesù, con una particolarità
interessante: le statue dei livelli superiori sono costruite sempre un po' più
grandi di quelle inferiori, così che all'osservatore posto in basso le
dimensioni sembrano tutte uguali. Quelle dell'ultima fila, a 20 metri di
altezza, sono grandi quasi come una persona ma a guardarle sembrano identiche a
quelle della prima fila, di dimensioni invece inferiori al metro.
Nella cattedrale, oltre alle spoglie dei re e regine di quando Siviglia era la
capitale del regno di Castiglia, sono custodite le spoglie di un altro
importantissimo personaggio che fu artefice di cambiamenti epocali e che proprio
a Siviglia diede inizio alla sua fortuna e a quella della Spagna: Cristoforo
Colombo. Tutto di lui però e' in discussione. Gli spagnoli, che lo chiamano
Cristobal Colon, sono assolutamente certi che e' nato in Spagna. Assolutamente
falso secondo loro che il 'nostro' navigatore sia nato a Genova. Ma le
discussioni non finiscono sulla sua nascita. Le sue spoglie, che dopo la sua
morte furono portate a Santo Domingo, gli spagnoli dicono che furono riportate
in Spagna e sono conservate ora nella cattedrale. Quelli di Santo Domingo
ovviamente dicono che sono ancora là
. Hanno fatto sui resti conservati a
Siviglia addirittura studi comparativi del DNA per accertare questa cosa, ma per
un motivo e l'altro la cosa non e' stata chiarita.
La Giralda e' il campanile della cattedrale ed e' l'unica cosa della moschea
originaria che non e' stata distrutta. Non e' molto alto (70 metri) ma ha la
caratteristica, molto insolita per il tipo di costruzione, di non avere scale ma
rampe, con le quali il muezzin un tempo saliva a cavallo fino in cima
Dove c'e'
la terrazza panoramica ci sono ora tante campane, motorizzate, alcune di
dimensioni notevoli . Se avete la 'fortuna' di trovarvi li sopra, a pochi metri
dalle stesse, allo scoccare dell'ora potrete apprezzarne la potenza come e'
successo a noi
.
Ma come abbiamo detto, a Siviglia quello che più colpisce in quei giorni e'
l'allegria della gente per la FERIA DE ABRIL. Colpiscono soprattutto le donne.
Di ogni età, provenienti da tutta l'Andalusia e Spagna, vestono con abiti
tradizionali di colori sgargianti aderenti nei 'posti giusti'. Quasi tutte hanno
una grande rosa rossa che abbellisce i loro bellissimi capelli neri. Per una
intera settimana, dal mezzogiorno alla mattina successiva, si lanciano
all'interno delle tipiche 'casete de Feria' (ma anche nelle strade) a ballare la
Sivigliana. Una danza di gruppo che non va' confusa con il Flamenco, molto più
drammatico e teatrale. Che proprio nei locali di Siviglia è possibile gustare
nelle sue migliori interpretazioni (ad un costo a dire il vero un po'
elevato
..). La manifestazione si svolge dal 1847 nella seconda settimana dopo
Pasqua. In origine era una vera fiera di bestiame, e le 'casete de Feria'
venivano costruite per firmare i contratti e bagnarli con un bicchiere di buon
vino locale. Pian piano alla parte commerciale e' subentrata la parte festosa ed
adesso, dopo le celebrazioni liturgiche e drammatiche della Settimana Santa, la
fiera e' appunto sentita come un grande carnevale cittadino. Difficile comunque
per noi turisti inserirsi nelle danze. In pratica, in ciascuna delle migliaia di
casete addossate le une alle altre si svolge una festa privata, con tanto di
guardie a controllare chi entra. Solo poche casete sono pubbliche, e di solito
sono le meno interessanti. Il passeggio comunque e' intrigante e durante il
giorno sono migliaia le carrozze ed i cavalieri che sfilano, tra i viali che
rimangono tra una fila di casete e l'altra
La manifestazione richiama milioni
di visitatori ogni anno e ci sono in quella settimana nel quartiere della feria
centinaia di migliaia di persone contemporaneamente, continuamente.
Indispensabile organizzarsi con un mezzo di trasporto proprio, meglio se e' una
moto, altrimenti va' lasciato a km di distanza. In caso contrario, la notte al
ritorno occorre mettere in conto una coda di ore per prendere i taxi o gli
autobus speciali.
Lasciamo Siviglia e ci dirigiamo ancora piu' a sud. Sulla
strada, nei pressi di El Coronil, il Castillo de las Aguzaderas, ben conservato
e di origini arabe. Più avanti, quasi arrivati a Ronda, stanchi della strada
principale deviamo a destra verso Zahara e costeggiamo il lago su una tranquilla
strada secondaria. Intanto si sale di quota, e si arriva a Ronda. La cittadina,
famosa e citata in tutte le guide, è stracolma di turisti. Difficile trovare da
parcheggiare anche per le moto. Alla fine ci riusciamo, ma facciamo comunque un
giro molto breve e ripartiamo subito. In molti vogliamo infatti raggiungere la
'Punta Marroqui o de Tarifa'. Contraltare di Capo Nord, e' il punto più a sud
del continente europeo, situato ad una latitudine inferiore a quella di Tunisi.
Ci arriviamo nel primo pomeriggio, scendendo da Ronda fino ad Algeciras su una
strada di montagna molto panoramica e assolutamente deserta. Giunti sulla costa,
gli ultimi 50 km sono invece molto trafficati e la zona è anche molto ventosa.
Al 'mirador del Estrecho' si distinguono chiaramente le montagne dell'Atlante
Marocchino. Ma è solo dopo aver percorso il centinaio di metri di strada (in
parte ricoperta da sabbia, cosa che rischia di farci cadere tutti quanti
) che
separa l'Oceano Atlantico dal Mar Mediterraneo ed aver arrestato la moto
all'ingresso della fortezza di Tariffa che l'obiettivo è raggiunto e possiamo
fare le foto di rito
Intanto si e' fatto tardi. Il nostro programma prevede comunque di dormire a
Granada. Risaliamo verso nord, ma non riusciamo a resistere alla tentazione di
entrare anche a Gibilterra. Enclave di Gran Bretagna in terra spagnola, è
soprattutto caotica. Incroci con precedenze strane, non si capisce se circolano
a destra o a sinistra (sono comunque quasi tutti sensi unici). Di bello ha
soprattutto che la benzina costa quasi la metà che da noi. Il tragitto verso
Granada a quel punto della giornata deve essere cosa molto veloce. Entriamo
nella autovia a quello scopo, ma poi a Malaga troviamo una coda di 20 km (l'autovia
serve anche da tangenziale cittadina) che provoca il nostro arrivo all'hotel
comunque tardi. Molto belli i paesaggi che l'autovia attraversa da Malaga a
Granada, peccato averli percorsi così in fretta.
Di Granada e del suo palazzo rosso, l'Alhambra, abbiamo già in parte
detto all'inizio. Insieme alla moschea di Cordoba, e' una altra icona della
Andalusia, ma per la sua visita occorre organizzarsi bene. Impossibile, se non
in pochi mesi dell'anno, pensare di arrivare sul posto, acquistare il biglietto
ed entrare come in un normale altro luogo turistico. L'ingresso e' a numero
limitato, il 90% dei biglietti e' in prevendita tramite le agenzie o su
internet, solo il 10% e' lasciato per i turisti che arrivano senza prima
prenotare. Per provare ad entrare in quel modo, occorre presentarsi alla
biglietteria alla mattina molto presto per essere i primi della lunghissima coda
che poco più tardi si forma. Gli ultimi in coda rischiano di fare la fila per
niente: quando il numero massimo e' raggiunto, per quel giorno biglietti non se
ne vendono più. Se siete un gruppo, e avete acquistato prima i biglietti, state
pur certi che comunque verrete contati più volte durante la visita: impossibile
che anche solo una persona in più possa riuscire ad entrare. Insomma, tutta una
organizzazione meticolosa e un rigore che sembra più tedesco che spagnolo
.Ma l'Alhambra
è un vero business: 7.000 biglietti venduti ogni giorno, a 13 euro ciascuno,
tutti i giorni. In certi periodi dell'anno (la primavera e' uno di quelli) vanno
prenotati ed acquistati anche con due mesi di anticipo.
Vicinissima a Granada, soli 40 km, noi motociclisti non possiamo resistere alla
tentazione della Sierra Nevada. La 'carrettera mas altas de Europa' indica la
cartina. In realta' solo fino a qualche anno fa la strada era percorribile fino
al Pico de Veleta, m. 3392. Ora una sbarra ferma il traffico a quota 2550 metri.
Si continua solo a piedi o in bicicletta (e' Parco Nazionale). Ma a 2550 metri,
specie in primavera, basta una nuvola di troppo per provocare un brusco
cambiamento di clima: ci ritroviamo così improvvisamente sotto una fine
grandinata che in pochi minuti accumula sull'asfalto quasi una decina di cm di
ghiaccio misto ad acqua. In moto, riusciamo a scendere a fatica solo nella scia
delle ruote delle autovetture che ci precedono. Poi 1500 metri di quota più in
basso troviamo rifugio dal temporale violentissimo sotto una tettoia per quasi
un'ora
Nel tardo pomeriggio, passeggiata nel centro di Granada. Con la sua cattedrale
e, come a Cordoba e Siviglia, anche i vicoli del quartiere ebraico, trasformati
qui in 'gran bazar'.
Ormai il viaggio volge al termine. Rimane solo di tornare a Valencia e poi
riprendere i due giorni verso casa. Ma non abbiamo ancora visto tutto: anche a
costo di ripetere l'arrivo all'hotel in tarda serata che abbiamo già
sperimentato, decidiamo di percorrere anche le strette strade dell'Alpujarra,
nel versante sud della Sierra Nevada. Usciti dalla autovia Granada-Motril poco
dopo il passo de 'el sospiro del moro', i primi 100 km si percorrono veramente
con necessaria calma. La strada stretta e con curve solitamente a picco sul
torrente sottostante ci porta da un piccolo paese all'altro: Lanjaron, Pitres,
Trevelez. Dalla moto, si respira l'odore del prosciutto a stagionare: lo Jamon
Iberico, dai maiali al pascolo nei boschi, di dimensioni molto più piccole del
nostro ma molto più saporito e genuino (ed anche più costoso
..). Dopo Alcolea
la strada e' stata allargata e la nostra andatura può accelerare. A Benadaux
siamo indecisi se entrare subito in Autovia, poco a sud (Almeria) o se
continuare verso Murcia sulla strada normale. Decidiamo per la normale, e
facciamo benissimo. La strada e' molto scorrevole e quasi deserta. Ai lati
diversi piccoli bar e ristoranti tutti chiusi, segno che un tempo la strada
doveva avere un'altra importanza. Attraversa paesaggi molto interessanti. Questi
luoghi furono utilizzati per girare gran parte dei film 'western' italiani e
c'e' ancora un set cinematografico, la mini-hollywood, visitabile a pagamento
(immaginate un po', ingresso carissimo
) con un forte in legno e le capanne
indiane
A Murcia decidiamo per una deviazione consigliata dalla guida alla ricerca di un
vulcano spento noto come la Cresta del Gallo, dove ci dovrebbe essere un
'paesaggio lunare'. Saliamo sulla montagna che sovrasta la città, ma l'unica
cosa che riusciamo a trovare e' un grande parcheggio con bel panorama sulla
pianura. Del vulcano e del paesaggio lunare, nessuna traccia. E quando chiediamo
di questo finiamo anche per scatenare l'ilarità dei turisti del luogo
..
A Valencia termina davvero il nostro veloce viaggio primaverile in Spagna. Sul
ritorno, ancora solo una sosta al Museo di Salvador Dalì a Figueres. Per il
resto, tutto trasferimento autostradale. Non e' il massimo della vita per noi
motociclisti, ma cosa possiamo farci? Come abbiamo detto all'inizio, l'Andalusia
non e' proprio dietro l'angolo. Arrivarci per strada normale sarebbe un viaggio
nel viaggio, che richiederebbe più dei 10 giorni di tempo che abbiamo avuto noi.
Informazioni di viaggio
La Spagna oltre alla Andalusia ha anche altre regioni
bellissime. Si può inserire questa regione in un complesso e lungo itinerario
spagnolo, oppure dedicarvi come abbiamo fatto noi un viaggio specifico.
Scegliendo questa soluzione, in totale dal confine italo-francese di Ventimiglia
e ritorno sono circa 4.000 km.
Conviene organizzare il trasferimento su due tappe all'andata e due al ritorno,
magari fermandosi negli stessi hotel. Consigliamo Girona (o Figueres, se non
avete mai visto il museo Dalì) e Valencia.
Il nostro itinerario e' stato un mix di piccole strade secondarie (come abbiamo
detto, a volte scelte anche 'a caso') divertenti strade statali e veloci autovie.
Queste ultime sono come autostrade ma non si pagano. Le autopiste (dal confine
francese, lungo la costa fino a Valencia) sono invece molto costose (come da
noi).
Il periodo migliore per il viaggio e' la seconda settimana dopo Pasqua, per via
della FERIA DE ABRIL a Siviglia. Ma occorre prenotare prima gli hotel,
altrimenti diventa difficile trovare posto. In luglio ed agosto le temperature
molto elevate rovinano un po' il piacere del viaggio. Impossibile viaggiare o
visitare le città nel pomeriggio.
Nessun problema per il cibo: paella, insalate, carne. Una cucina non troppo
diversa dalla nostra.
Hotel, benzina, ristoranti con prezzi simili all'Italia. Idem per gli ingressi
ai luoghi da visitare ed i souvenir. Non sottovalutate i consigli che abbiamo
detto parlando della visita dell'Alhambra a Granada
Da non mancare uno spettacolo di Flamenco a Siviglia. Consigliamo il locale 'los
Gallos', nel quartiere Santa Cruz vicino ai Reales Alcazar.
Per i forti di stomaco, la televisione trasmetterà sicuramente a qualche ora una
o piu' corrida, con riprese molto ravvicinate di tutte le fasi della mattanza
tradizionale dei tori. A Siviglia, per poter vedere la corrida e' difficile
trovare posti direttamente nell'arena.
Se andate sulla Sierra Nevada, portate con voi sulla moto abbigliamento pesante
e da pioggia anche se a Granada quando partite ci sono 40 gradi.
Se voi riuscite a trovate il vulcano spento alla cresta del gallo vicino a
Murcia, citato in una famosa guida, fatecelo sapere.
A Valencia, non mancate la sera una passeggiata nelle città delle Arti e della
Scienza. Partite con una guida aggiornata, quelle vecchie neanche la citano.
Testo di Dino Mazzini. Viaggio aprile - maggio 2006.
Sito: www.motovacanze.it
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