Da Varanasi,
la città di Shiva, uno dei
principali luoghi sacri dell'India dove i credenti hindu vengono a bagnarsi
nelle acque del fiume Gange per purificarsi dai peccati commessi durante la loro
vita, al piccolo villaggio di Khajurao, noto in tutto il mondo per la bellezza
dei favolosi templi tantrici, per arrivare alla capitale indiana Delhi,
metropoli dagli incredibili contasti, ricca di cultura, architettura e diversità
umana, radicata nella storia a cui non può rinunciare chi ama i piaceri
della vita.
Varanasi
Ventiquattro ore di viaggio non sono poche, probabilmente si tratta del
viaggio più lungo che abbia mai percorso. Partiamo da Jodhpur, situata nel
Rajastan, fino a Agra e poi verso Varanasi, senza stop, attraverso l'Uttar
Pradesh.
Per un viaggio così lungo abbiamo prenotato il posto sui vagoni dotati di
aria condizionata con tre livelli di cuccette (three-tier AC) dove solitamente
viaggiano i turisti e gli indiani diciamo "benestanti". Dopo questa esperienza
consiglio di procurarsi una buona scorta di cibo perchè il treno sosta
pochissimo nelle varie stazioni e sui vagoni si trova ben poco, invece il bere
non manca anzi spesso passano i classici venditori di Chai, il noto tè indiano:
molto buono.
Partiamo in orario alle 9:15 e per nostra fortuna non tutti i posti sono
occupati, possiamo quindi sistemarci comodamente cercando di occupare il
tempo tra una lettura e un po' di musica del repertorio del mio Ipod.
I treni indiani sono molto lenti però danno la possibilità di gustare il
panorama circostante, infatti si può sostare tra i vagoni, dove le porte sono
aperte, e guardare il paesaggio che cambia: dall'arido Rajastan alle calde e
umide pianure dell'Uttar Pradesh.
Le prime dodici ore passano bene, praticamene finiamo tutti libri acquistati per
la vacanza, poi arriva la notte che porta con se altro tempo. Al mattino
seguente scopriamo che a causa delle piogge il treno ha accumulato un ritardo di
circa cinque ore, quindi l'arrivo è stimato nel pomeriggio, nessun problema se
non per il fatto che abbiamo terminato le scorte la sera precedente: queste
saranno le ore più lunghe di tutto il viaggio.

Il fiume Gange, i fumi provengono dal Manikarmika Ghat dove vengono
compiute le cremazioni
Finalmente arriviamo a destinazione a Varanasi nella città di Shiva, uno dei
principali luoghi sacri dell'India dove i credenti hindu vengono per bagnarsi
nelle acque del fiume Gange per purificarsi dai peccati commessi durante la loro
vita.
Varanasi, o Benares come anticamente veniva chiamata la "Città della vita",
è considerata il luogo per eccellenza dove trascorrere gli ultimi momenti della
propria vita perchè in questo modo è possibile liberarsi dal ciclo delle
rinascite ed accedere direttamente al paradiso. Il Gange diviene così il luogo
d'incontro fra la sfera fisica e quella spirituale, il simbolo della salvezza e
della speranza per gli hindu.
Sicuramente è considerata una delle città più mistiche dell'India, qui è
possibile assistere ai rituali del passaggio dalla vita alla morte attraverso
l'antica pratica della cremazione sulle pire funerarie sui famosi ghat
costituiti da lunghe scalinate che arrivano al livello dell'acqua.

Varanasi città
La stazione è molo spoglia, non vendono neppure l'acqua, a differenza di altri
posti qui vengono effettuati numerosi controlli e forte è la presenza dei
militari probabilmente a causa dei precedenti attentati del marzo 2006.
Visto che la nostra successiva meta è Khajuraho decidiamo di prenotare subito i
biglietti del treno, cosa che consiglio perchè su questa tratta, ad agosto, è
difficile trovare posto senza prenotare con un almeno un giorno di anticipo.
Devo precisare che non esiste un treno diretto per Khajuraho, bisogna prendere
quello diretto a Satna e poi proseguire in autobus o noleggiare una macchina.
Prendiamo il solito riscio-wallah che ci porta alla Scindhia Guest House
gestita dal simpatico Mr. Kuss, situata direttamente sul Fiume Gange presso il
Scindhia Gat.
Con nostra sorpresa il taxi non può arrivare direttamente alla Guest House
perchè si trova nella città vecchia dove, nelle piccole viuzze, si circola solo
a piedi o in bicicletta.
Sudati da sbattere via e affamatissimi carichiamo i
nostri zaini appesantiti dagli acquisti e ci incamminiamo tra queste piccole vie
fino a destinazione: sembra un labirinto!!

I vicoli della città vecchia comunemente chiamati gali
La camera è accogliente abbastanza grande, pulita e dotata di aria condizionata
per difenderci dal caldo umido della città, la vista sul fiume è bellissima
bisogna però stare attenti a non lasciare aperte, in nostra assenza, le finestre
perchè le scimmie a volte entrano curiose a prendere qualche gadget dei turisti.
Il nostro alloggio è proprio vicino al Manikarmika Ghat dove avvengono il maggior
numero di cremazioni, i defunti arrivano su lettighe di bambù avvolti in un
sudario e prima di essere cremati vengono bagnati nelle acque del Gange.
Siamo abbastanza provati dal viaggio ma la voglia di conoscere questa tradizione
ci sprona a non farci prendere dall'ozio e così usciamo subito dalla camera per
dirigersi sul luogo delle cremazioni dove enormi cataste di legna attendono di
essere acquistate dai familiari per la cremazione del proprio defunto.

Cremazioni presso i "Burning Ghat
"Un ragazzo ci accompagna al secondo piano di un edificio adiacente per assistere
dall'alto alla cerimonia ci viene anche detto di evitare di scattare fotografie
da vicino e mantenere un atteggiamento rispettoso, mi sembra più che giusto rispettare le
loro tradizioni e la loro cultura. Questo ragazzo ci accompagnerà ancora altre
volte per le strade di Varanasi senza chiederci niente se non una piccola visita
al negozio di seta dove lavora, avremmo potuto rifiutarci ma ci è sembrato
giusto ricambiare i suoi favori con questo piccolo gesto.
La mattina seguente ci svegliamo prima dell'alba, 4:45, per fare il Sunrise Boat
River ossia un'escursione sul fiume in barca a remi per visitare i principali
ghat ed assistere alle varie attività che si svolgono sulle sue sacre sponde, c'è
chi prega, chi medita, chi lava i panni o il proprio corpo... insomma tutto sale e
scende da questi scalini: un'esperienza indimenticabile e suggestiva.


I pellegrini eseguono la "puja" al sole nascente
Dopo colazione giriamo tra le viuzze della città vecchia e visitiamo il Golden
Temple, uno dei più sacri della città dedicato a Shiva, costruito nel lontano
1776, con le sue torri ricoperte da 800 kg d'oro.
Per poter entrare è necessario lasciare tutti gli apparecchi elettronici dentro
gli armadietti custoditi dai poliziotti, purtroppo è necessario, non si scappa
infatti veniamo perquisiti e vengono controllati i nostri marsupi: addio foto!!
Dopo aver pranzato al Ganga Fuji Restaurant, che consiglio, sostiamo per alcune
ore sui gradini del ghat di maggiori dimensioni: il Desaswasmedh Ghat.
Questo gaht è tra i più importanti e affollati della città, quindi è un ottimo posto
dove assistere allo svolgersi delle attività quotidiane degli abitanti e gustare
la suggestiva atmosfera della zona.
Durante la nostra visita ci viene proposto di tutto, frutta, oggetti d'argento e
perfino un massaggio direttamente sul posto. Mentre ero seduto sui gradini mi si
avvicina un signore offrendosi di tagliarmi la barba ma devo gentilmente
rifiutare visto l'alto rischio di trasmissione di malattie ma lui non si da per
vinto e comincia a massaggiarmi una mano affermando essere un massaggiatore
ayurvedico e visto che ho provato vari tipi di massaggi tra Thailandia, Vietnam
e Malesia (tutti per la salute non fraintendetemi!!) perchè non provare qui in
India?

Massaggi ayurvedici e spettacolo di serpenti cobra presso il Desaswasmedh Ghat
Dalle mani il massaggio passa alle braccia, al busto e poco dopo mi ritrovo
disteso sui gradini del ghat per terminare la sessione con gambe e schiena:
davvero niente male.
Non poteva mancare lo spettacolo con i cobra offerto per poche rupie da un
ragazzo. Nei precedenti viaggi non mi era mai capitato di farmi metter addosso
dei serpenti così velenosi anche se ammaestrati, e devo dire che qualche
preoccupazione in più la danno rispetto ai soliti pitoni o boa.
Al calare della luce assistiamo, sempre presso il Desaswasmed Ghat, alla
cerimonia per la "Grande madre Ganga": assolutamente da non perdere per chi si
reca a Varanasi.
Il rituale dura circa un'ora, durante la quale vari sacerdoti offrono fiori,
compiono molteplici rituali e lasciano andare libere sull'acqua delle fiammelle.

Cerimonia per la "Grande madre Ganga" al Desaswasmedh Ghat
Proseguiamo la serata con una cena al Ganga Fuji Restaurant dove assistiamo ad
uno spettacolo di musica dal vivo con strumenti tradizionali e poi rientriamo in
camera.
Prima di dormire rimaniamo ancora un po' in contemplazione del fiume presso il
ghat sottostante alla nostra Guest House ripensando a quanto visto durante la
giornata, un mondo completamente opposto al nostro dove spesso il problema
principale è mangiare quotidianamente senza preoccuparsi troppo dei beni
materiali.
Dal balcone della camera vedo ardere le pire funerarie, il fuoco illumina la
notte e il fumo sale verso l'alto.

Tempio sommerso situato a fianco dello Shindia Ghat
La mattina seguente visitiamo i bazar e passeggiamo ancora per le piccole vie
della città, per il pranzo scegliamo il ristorante dell'Hotel Alca dove è
possibile pranzare nel giardino con vista sul fiume dove spira una piacevole
brezza, anche l'hotel è molto accogliente e frequentato da molti viaggiatori
zaino in spalla.
Nel pomeriggio decidiamo di visitare Sarnath, una località distante soli 10 km
da Varanasi famosa tra i buddisti perchè si racconta che il Buddha vi si recò,
dopo aver raggiunto l'illuminazione, per pronunciare il suo primo sermone
davanti ai primi fedeli. In questo luogo, nel III secolo a.c.,venne
costruito uno stupa a commemorazione dell'evento che ora è possibile ammirare
nel parco archeologico dove si trovano i resti degli altri monasteri
edificati nello stesso periodo.
A piedi è possibile visitare gli altri tempi costruiti da buddisti provenienti
da tutto il mondo che rispecchiano lo stile tipico dei paesi di origine, si
possono ammirare templi buddisti tibetani, cinesi, thailandesi, birmani e
giapponesi.

Tempio Buddista cinese
Tempio Buddista tibetano

Tempio Buddista giapponese
Stupa, alto 34 m, situato dove Buddha
pronuncio il suo primo sermone
Durante la via del ritorno ci fermiamo all'Assi ghat, non particolarmente bello
ma molto frequentato dai turisti dove attendiamo l'ora di cena e nelle cui
vicinanze si trova l'Haifa restaurant dove gustiamo l'ottima cucina
indiana.
Ritorniamo a prendere i nostri bagagli, facciamo il check out e alle 22:00 un
autista ci accompagna alla stazione ferroviaria per prendere il treno delle
23:30 diretto a Satna.
Fuori dalla stazione dormono per terra centinaia di persone, passiamo tra do
loro e ci sistemiamo su una panchina ad aspettare il treno per un viaggio di 8
ore circa: una cosa da niente se paragonata alle precedenti 29 ore.

Khajuraho
In perfetto orario, alle 7:30, arriviamo alla stazione
ferroviaria di Satna, ma per raggiungere la nostra destinazione è necessario
percorrere ancora 117 km.
Khajuraho è un po' isolata, si trova a circa 5 ore di autobus dalle stazioni
ferroviarie di Satna e Jhansi, mentre chi ha poco tempo a disposizione può
raggiungerla in aereo.
Un'alternativa ai mezzi pubblici può essere il noleggio di una vettura privata,
magari dividendo la spesa con altri viaggiatori (non preoccupatevi per il noleggio
dell'auto: all'uscita della stazione sarete "assaliti" da vari drivers pronti a
portarvi a destinazione). Così, per non perdere gran parte della giornata viaggiando in autobus decidiamo di
affittare una jeep dividendo la spesa con due ragazzi israeliani.
Un'ottima scelta ad un costo abbastanza contenuto, in sole due ore siamo a
destinazione.
Per l'alloggio scegliamo il Surya Hotel, probabilmente il migliore della
sua categoria, dispone di molte stanze ben tenute e si trova vicino ai templi di
maggior interesse, durante la giornata è possibile praticare gratuitamente
yoga con un istruttore.

Questo piccolo villaggio, meta di ogni viaggiatore che si reca in India per la
prima volta, è famoso in tutto il mondo per la bellezza dei favolosi "templi
erotici" costruiti sotto la dinastia dei Chandela e riportati alla luce nel 1838
da un ufficiale inglese.
Ciò che colpì il militare inglese e che tutt'oggi continua a stupire i
visitatori è l'insieme di immagini erotiche realizzate con grande finezza e
maestria sulle facciate dei templi, vengono inoltre raffigurati molteplici
aspetti della vita quotidiana di migliaia di anni fa.
I templi di Khajuraho sono divisi in tre gruppi distanti tra loro circa un
chilometro: gruppo occidentale, gruppo orientale e gruppo meridionale.
Gli edifici situati nelle vicinanze del nostro hotel sono quelli più famosi ed
appartenenti al primo gruppo citato e racchiusi all'interno di un'area
recintata.
La nostra prima visita è dedicata a questo complesso; appena entrati rimaniamo
stupiti dalla cura con cui viene tenuta tutta l'area: l'erba tagliata stile
prato inglese e nemmeno una carta in giro ... non sembra nemmeno di essere in India.

Difficilmente capita di vedere edifici di questa fattura, impressionante è il
numero di sculture rappresentate sulle facciate e la lavorazione di ogni
particolare.
Come capita ad ogni turista lo sguardo cade subito sulle immagini erotiche di
questo "Kamasutra di pietra" ed in effetti sono molte e di ottima fattura, tali
da far sorgere qualche turbamento!!
Altre immagini raffigurate sono costituite da dei e dee, guerrieri, animali
mitologici, fiori e motivi floreali, danzatrici e varie figure femminili.

Mithuna: l'immagine più famosa di Khajurao


Terminata la visita dei templi maggiori facciamo rotta verso il gruppo orientale, costituito da tre templi gianisti, percorrendo a piedi il tratto di strada che ci
separa dal complesso.
Alcuni edifici si trovano nell'antico villaggio di Khajuraho, si ha così la
possibilità di visitare l'originario paesino distinto dalle attività
commerciali sorte nelle vicinanze del più noto gruppo occidentale.

Per chi non fosse ancora soddisfatto della visita, ricordo che è possibile
assistere alla sera ad una rappresentazione teatrale che racconta la storia di
Khajuraho abbinata uno spettacolo di suoni e luci.
Con la speranza di vedere ugualmente qualcosa dello spettacolo ceniamo sulla
terrazza del Blu Sky Restaurant, molto particolare è un tavolo situato sul
prolungamento di un albero con tanto di vista sui templi: davvero una
sistemazione insolita.
Dopo aver visitato tante città un po' di tranquillità non guasta, Khajuraho è
proprio un paesino molto tranquillo dove rilassarsi.
Peccato non aver a disposizione altri giorni da dedicare ai dintorni di questo
antico villaggio, a pochi chilometri di distanza è possibile inatti visitare altri
incantevoli luoghi come:
- le Raneh Falls distanti 18 km che raggiungono un'altezza di 30 metri;
- il Panna National Park, una riserva di tigri di 503 kmq
- il Karnavati Interpretative Centre, situato nelle vicinanze del parco fornisce
informazioni sulla storia e l'ecologia della zona.
La mattina seguente ci svegliamo sotto una fitta pioggia, decidiamo quindi di
rilassarci con un'abbondante colazione e poi con il classico giro dei negozi e
bazar, aperti nonostante sia il 15 agosto, giorno della Festa dell'indipendenza
in India.
Ormai la nostra vacanza è agli sgoccioli e quindi dobbiamo rispettare la tabella
di marcia e dirigerci verso Dheli da dove partiremo per l'Italia.
Dopo aver pranzato al Safari Restaurant carichiamo tutto e andiamo alla vicina
stazione dei bus ad attendere il nostro diretto a Jhansi dove si trova la
principale stazione sulla linea ferroviaria per Dheli.
Gli autobus per le brevi tratte diurne sono veramente malconci tanto da
riuscire a partire a fatica; all'inizio siamo in pochi a bordo, forse perchè partiamo dal capolinea,
ma durante la tratta ad ogni fermata il numero di passeggeri aumenta fino alla
fatidica fermata in una non precisata stazione di cui non ricordo nemmeno il
nome. Infatti durante i circa 30 minuti di sosta sul bus sale il "mondo intero" mentre sul
tetto lanciano e caricano di tutto: dalle biciclette a sacchi e sacchetti vari;
la gente continua a scendere e salire mentre il controllore sbraita con tutti
per cercare di capirci qualcosa.
Finalmente si riparte e così riesce ad entrare anche un po' di aria ad ossigenare la
carrozza, la gente infatti è stipata come bestiame e alcuni genitori sono costretti a
tenere in braccio i bambini più piccoli per evitare che vengano schiacciati.
Ad un certo punto un genitore mi mette sulle gambe la sua bambina per
darle la possibilità di passare qualche ora del viaggio seduta e, viste le
condizioni e gli sguardi di tutti , non ho il coraggio di dire niente... passerò
così le ulteriori 5 ore di viaggio.
Una cosa mi ha colpito molto, non ho mai sentito lamentarsi questa o altri
bambini durante il viaggio: fin da piccoli sono abituati ad superare enormi
difficoltà.
Arriviamo in città in tarda serata e in una via, che più buia non si può,
recuperiamo i nostri zaini e andiamo in stazione ad aspettare il treno per Dheli
che a causa di vari ritardi partirà alla 1:30 di notte.

Dheli
All'alba arriviamo anzi direi ritorniamo nel punto di
partenza del nostro viaggio in India: la sua capitale Delhi.
Come all'andata soggiorniamo nello stesso albergo, già prenotato dal nostro
amico indiano Ken, il York Hotel situato nella zona di Connaught Place.
La grande rotatoria di Connaught Place costituisce il cuore della città dalla
quale partono sette vie verso i quartieri più interessanti.
In questa zona sono concentrati alberghi di buon livello, banche, negozi, e vari
ristoranti, se passerete da queste parti noterete un differente livello sociale
negli abitanti della zona ma basta fare meno di un chilometro per trovare
centinaia di persone senza tetto che dormono ai bordi della strada.
Nelle città è forte il contrasto tra classi sociali mentre nelle province si
nota meno questa differenza e tutto sembra più umano.
Arriviamo il giorno successivo all'Indipendece Day, un giorno di festa per
celebrare l'indipendenza dell'India dal dominio britannico nel 1947.
Qualche ora di sonno per riposarci dal viaggio e poi via, verso Old Delhi per la
nostra prima visita: il Red Fort.

Lahore Gate: la porta principale del forte

Questo storico forte, chiamato in questo modo per il colore delle sue mura in
arenaria, è veramente imponente, le sue mura alte fino a 18 metri sono lunghe 2
chilometri.
All'ingresso presso la porta principale, la Lahore gate, sono ancora visibili le
postazioni armate dei militari predisposte in occasione del discorso tenuto il
giorno precedente dal primo ministro.
Nei giorni precedenti tutte le emittenti televisive hanno parlato del
rischio attentati in tutta l'India e sopratutto nella capitale, ma per fortuna
non è accaduto nulla.
Al suo interno sono situati vari edifici che servivano come sale, private
e pubbliche, per le udienze e gli incontri privati dell'imperatore, il Museo
delle guerre indiane dove sono esposte le armi utilizzate nei vari conflitti e
una piccola moschea. Tutti i palazzi sono contornati da bellissimi giardini con
fontane.

Interno del Red Fort
Dopo il forte percorriamo la principale e caotica Chandi Chowk, tuffandoci
nelle innumerevoli viette che conducono ai principali bazar di Old Delhi dove è
possibile comprare di tutto, dai gioielli d'argento agli incensi di ogni tipo.

Bazaar della città vecchia
Fa molto caldo e cominciamo ad essere affamati dopo i vari chilometri percorsi a
piedi tra queste strade ma resistiamo e continuiamo a percorrere il nostro
itinerario con la visita alla Jama Masjid, la più grande mosche dell'India.
Per visitarla è necessario indossare abiti sobri e togliere le scarpe
prima dell'entrata ma non preoccupatevi, dietro un piccolo compenso, verranno
custodite da un apposito addetto.
Il cortile della moschea è veramente enorme, può contenere fino a 25.000 persone
in preghiera mentre al suo interno vari fedeli pregano rivolti di fronte ad un
muro, penso in direzione della Mecca.
Chi non è intento alla preghiera ma usa queste mura per riposarsi e dormire
viene ripreso da un signore dotato di bastone!!!

Jama Masjid la più grande moschea dell'india
Ci sarebbero ancora moltissime cose da vedere ma nelle precedenti settimane
abbiamo visitato così tanti templi, forti, città che ora abbiamo voglia di
rilassarci facendo gli ultimi acquisti nei vari mercati sparsi in città.
A Delhi è possibile trovare articoli provenienti da tutta l'India, anche se a
mio parere è molto meglio comperare man mano durante il viaggio quello che piace
piuttosto che acquistare tutto il giorno prima della partenza.
Prima tappa al Central Cottage Industries Emporium ossia l'emporio
statale dove, a differenza degli altri mercati, i prezzi sono fissi.
Questo negozio, diviso su più piani, vende prodotti di artigianato
provenienti da tutto lo Stato, si possono trovare sculture in legno, gioielli,
ceramiche, seta, copriletto, cuscini e molto altro ancora.
Bello l'emporio ma non ci ha soddisfatto molto, troppo sterile l'atmosfera
al suo interno non sembra di essere in India, decidiamo di tornare a visitare i
tradizionali mercati dove regna la pratica della contrattazione.
Dopo l'emporio è la volta del Janpath Market, un animato mercato
tibetano dove è possibile trovare tessuti e gingilli vari nonché magliette
ispirate al Dio Ganesh: molto carino.
All'imbrunire ritorniamo all'hotel in Connaught Place, per la cena decidiamo di
cambiare genere passando dalla cucina indiana a quella cinese dello Zen
Restaurant situato sulla rotatoria più interna della piazza: Inner Circle.
Ultimo giorno, alle 01:35 del mattino abbiamo l'aereo che direttamente ci
riporterà in l'Italia, ed anche oggi i mercati sono il nostro obiettivo
principale.
Il Main Bazaar si trova a Paharganj, il quartiere più frequentato dai
viaggiatori zaino in spalla dove è possibile trovare molte sistemazioni a buon
prezzo, se non avessimo avuto la stanza già prenotata saremmo sicuramente
venuti qui a dormire.
Qui si trova veramente di tutto e soprattutto articoli molto originali, ad un
prezzo modico. Ed anche qui scappa l'acquisto, un bel vaso in legno lavorato a
mano che ora fa da ornamento nella nostra sala. Obbligatorio contrattare su
qualsiasi cosa!!!
Se siete appassionati di antichità non potete lasciarvi scappare il Sunder
Nagar Market specializzato in artigianato indiano nepalese, nel
mercato sono presenti anche due ottimi negozi di tè dove acquistare il
pregiato tè bianco superiore come qualità anche al tè verde.
Di genere completamente diverso è il Khan Market, i suoi negozi vendono
generi destinati ad una fascia elevata della popolazione di Delhi, troviamo
splendide librerie, abbigliamento alla moda, apparecchiature elettroniche,
accessori per animali e piccoli alimentari che espongono cibi d'importazione.
Di tutti il mio preferito rimane il Main Bazaar per la sua varietà e per
l'ambiente che lo anima costituito soprattutto da backpackers come noi.
Passare da una parte all'altra della città per visitare i vari mercati è anche
un ottimo modo per vedere le varie parti della città stessa, soprattutto se si
utilizzano i riscio-wallah.

India Gate
Ormai la giornata è finita e non rimane altro che tornare in hotel per una breve
doccia che ci renda presentabili al check in e aspettare nella hole che
arrivi l'ora della partenza in taxi per l'aeroporto.
Per fortuna arriviamo con qualche ora di anticipo perchè la coda comincia alcune
centinaia di metri prima dell'ingresso, il check in è lontano anni luce e qui ci
capita l'ultima avventura indiana, un uomo si avvicina chiedendoci se voliamo
con Alitalia consigliandoci di seguirlo verso l'ingresso dell'aeroporto.
Sul momento mi sembra strana la cosa ma non vedo alcun pericolo e quindi
decidiamo di fare come dice lui, saltiamo così tutta la coda passando davanti agli
altri passeggeri fino a raggiungere l'ingresso presidiato dai poliziotti e qui,
il nostro "amico", fa con una mano un cenno di assenso ai militari e con l'altra
mi chiede dei soldi: ecco il trucco... altro che assistenza Alitalia!
Facendo velocemente il conto sono pochi euro e decido di darglieli anche se non
è corretto nei confronti degli altri ma questa volta ne vale proprio la pena.
Con mille peripezie riusciremo anche a non pagare il prezzo per il sovrappeso
accumulato a causa dei nostri acquisti.
Termina così il nostro viaggio on the road in questo incredibile paese
dove i contrasti sociali sono all'ordine del giorno e la povertà lfa da padrone,
un viaggio molto intenso che almeno una volta nella vita tutti dovremmo fare per
renderci conto di come siamo fortunati.
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