Viaggiare, non è arrivare, ma partire. Il bello del viaggio
inizia nella sua preparazione.
Decidere di partire in una settimana, sognando il sapore di un nuovo paese da
visitare, aspettando l'imprevisto di un'avventura, decidendo di conoscere il
diverso che la vita ordinaria non ci presenta, curiosare e confrontare i propri
sogni con la gente del mondo.
Tutto questo è lo sprono che ogni volta mi fa decidere di PARTIRE.
Il mito del Carpat Rally e le foto viste da Klaus Nennewitz, montano in me la
voglia, come in un crescendo di musica elettronica, voglio 'annusare'la terra
dove Dracula ed il fuoristrada regnano sovrani.
Lucia, compagna fedele di scorribande motociclistiche, all'idea, s'inebria.
Prepariamo le nostre Pina (Beta 350) e Bimba (KTM LC4 640).
Facciamo un accurato tagliando, montiamo delle gomme enduro stradali,
incastriamo in ogni spazio vitale delle moto pezzi di ricambio come leve, camere
d'aria, fast, kit di viti per ogni evenienza, l'indimenticabile scotch
americano, fascette, acciaio liquido, fili frizione e gas, smaglia catena, spray
lubrificanti, un sacco a pelo, il kit pronto soccorso, torcia frontale ed infine
nel pochissimo spazio rimasto qualche vestito.
Certo, è tutta un'altra cosa partire con il fidanzato, pensa a tutto lui.
A noi femminucce ci viene dato uno spazio e la raccomandazione di farcelo
bastare. Questa volta è stato diverso, eravamo noi, due amiche, alla prova
tecnica per il giro del mondo, quindi, tanti consigli e raccomandazioni dai
maschietti ma, alla fine, dovevamo essere indipendentemente autonome ed
autosufficienti.
Partiamo da Firenze con il cuore rassegnato di doversi sciroppare 1.000 km di
asfalto e, cosa ancora più atroce per delle fuoristradiste, di autostrada.
La mia 'bimba' vibra come un frullatore e già a Bologna il fondo schiena mi fa
male e divento insofferente. Saltello da un lato all'altro della sella come una
ballerina di taranta.
Lucia con la tranquilla 'Pina' ce la mette tutta per reggere una media di
90km/h.
Ad ogni sosta per soddisfare il piccolo serbatoio della Beta, ci premiamo con
qualche dolcetto locale.
Attraversiamo la Slovenia e ci fermiamo per la notte nel centro termale di Keka
Zdravilisca, a 60 km da Zagabria. I primi 600 km scekerati vengono ricompensati
da massaggi di cascate calde, idromassaggi, bagno turco, sauna norvegese
completa di ghiaccio! Dopo una cena, ci abbandoniamo nelle braccia di morfeo.
La seconda tappa di avvicinamento alla meta, ci fa masticare asfalto Croato e
Serbo. Vedo l'uscita per Sarajevo e mi vengono i brividi.
Le strade passano indifferenti, ad ogni frontiera mi accorgo di ciò che avrei
voluto vedere.
Dopo tre interminabili giorni varchiamo la terra di Dracula.
Entriamo all'altezza di Timisoara decidendo per un giro antiorario,
attraversando le splendide montagne dei Carpazi e seguendo le ombre del Carpat
Rally.
Le strade provinciali sono molto trafficate da camion, auto, carri ed animali.
Non esistendo le autostrade, queste, sono usate dalla massa per gli spostamenti
veloci all'interno del paese.
Le strade secondarie sono tutte sterrate e quelle segnate come sterrate sono
spesso con massi, frane e ripide ascese fra mulattiere, guadi e cascate,
fattibili solo con moto da trial.
La smania di fare fuoristrada ci solletica lo stomaco e fin dal primo giorno.
Dopo aver speso un giorno rimbalzando fra strade chiuse, per il taglio di un
bosco, per grado di difficoltà e per una frana, abbiamo cominciato ad
interpretare la carta e ci siamo buttate in un itinerario che escludeva, le
provinciali mal asfaltate e privilegiava le sterrate con attraversamento di
piccoli borghi.
Si è aperto un modo stupendo. Il Medio evo esiste ancora.
Paesi dove gli abitanti si costruiscono case con materiali donati dalla natura,
cucinano sulla brace, vestono con abiti tradizionali tribali, tagliano l'erba
con la falce fienaia, zappano il campo con la vanga e lavorano instancabili per
assicurare un inverno alla famiglia e gli animali.
Il mezzo di trasporto più comune è il cavallo. Gli enormi equini, dalle zampe
forti e pelose, sono il motore di splendidi carri di legno.
Gli animai da cortile sono liberi, sani e sereni. Le mucche sono piene di latte
e vivono brade, brucando prati immensi di erba medica in fiore. Le capre sono
arrampicate ovunque e sgranocchiano qualsiasi cosa di commestibile trovino. I
gruppetti di oche allungano il collo al nostro passaggio, emettendo un suono di
stupore. I pavoni sfoggiano la loro livrea di colori brillanti e cangianti. Le
buffe galline dalle razze più rare, i germani reali, i grassi maiali e tutti gli
animali della 'vecchia fattoria' con la relativa prole, in Romania, sono liberi
e felici.
Trovarsi in questa realtà, è stupefacente.
Adulti, bambini, anziani e capi villaggio non smettano di salutare e sorridere,
stupiti dal nostro passaggio.
Fermarsi a chiedere un' informazione è una scusa per godere della gioia di
vivere della gente.
La lingua rumena, a grandi linee, si capisce. E' una lingua neo latina, per
questo ha tante parole simili all'italiano.
I Rumeni non si scompongono davanti ad un interlocutore straniero.
Alla richiesta di un'informazione, una folla si scatena ed ognuno, per almeno 3
volte, ripete la risposta; in rumeno, s'intende!
L'unico giorno di pioggia che abbiamo avuto ci trovavamo in un parco nel sud.
Eravamo infreddolite e stanche. Molta la suggestiva natura che ci circondava ma,
di alberghi, non c'era traccia. Abbiamo chiesto ad una famiglia indicazioni per
rifocillarci ed immediatamente ci ha offerto ospitalità.
I Rumeni sono così, se possono, aiutano sempre chi ne ha bisogno.
I pochi motociclisti rumeni che abbiamo incontrato, si sono sempre sincerati del
nostro benessere.
I bambini sono una vera e propria magia.
Molto timidamente ed educatamente si avvicinano alle moto, incuriositi ed
affascinati. Vicino ad chiesa fortificata, un ragazzino di 8 anni mi ha chiesto
di portarlo a fare un giro. Quando ho accettato, i suoi già radiosi occhi color
nocciola, si sono illuminati. Si è arrampicato con la foga di chi ha paura che
l'attimo sfugga via. Sono partita facendo un po' di rumore, così che diventasse
il leader dei suoi amici. Si è attaccato come una piovra, ed impaurito urlava di
andare più forte! In segno di riconoscimento, il ragazzo ci ha fatto aprire la
chiesa da un'anziana signora.
Il ragazzo ha sorvegliato le moto durante la visita sentendosi in quel momento
responsabile di in una missione importante.
Il massimo della popolarità è stata raggiunta quando ho raccomodato la catena ed
il pedale di una bicicletta di una bimba caduta.
I bambini in Romania per quanto poveri ad occhi occidentali, vanno tutti a
scuola, giocano all'aria aperta con giochi auto costruiti con abilità, vestono
con abiti semplici e pasticciati, come tutti i bambini del mondo. Hanno occhi
sereni e felici di chi sta bene con poco, senza bisogno di play station o
vestitini alla moda.
Hanno un atteggiamento responsabile e si prendono cura dei più piccoli,
proteggendoli quando un pericolo gli si avvicina.
Oltre ai rumeni in Romania vivono gli zingari.
Purtroppo, esattamente come gli emigrati italiani negli usa, i quali non erano
proprio la crema dell'Italia, gli zingari che vivono in occidente non sono
esattamente la tessa gente che vive in Romania.
Gli zingari in Romania sono una popolazione che ha tanti stili di vita a seconda
del ceto sociale al quale appartengono.
Ci sono eccessi come in ogni realtà.
Il loro Re è economicamente più ricco di molti petrolieri arabi.
D'altro canto esistono tribù che vivono lungo i fiumi, accampati sotto case
fatte di legni e plastica.
Ci siamo fermate nel paese di Benesti conoscendo una famiglia zingara.
Ci ha mostrato la bellissima casa dove vive stabilmente e con grande fierezza, i
forti cavalli con cui trainano carri ed aratri. In nostro onore, le più giovani,
si sono cambiate per mostrarci l'abito della domenica, sciogliendosi le lunghe
trecce nere corvine. Questo villaggio, è stabile, ha la scuola ed un piccolo
ospedale per le emergenze.
Un'altra realtà nomade l'abbiamo vissuta attraversando la strada fangosa di un
villaggio zingaro costruito in modo precario lungo un fiume.
La scelta del luogo, era legata allo sfruttamento del legname della valle.
La gente conduceva una vita allegra.
Mentre scansavo lentamente i piccoli animali da cortile ed i cani abbaianti, un
gruppo di uomini suonava musica gitana. Due ragazze mi hanno sfiorata con le
mani ondeggiando nel fango a tempo di musica.
L'aria, felice e serena, dava modo di pensare che niente gli mancasse per essere
fieri d'essere al mondo. Ho avuto la sensazione di essere parte della
sceneggiatura del film 'Chocolat', dove la scelta di vita rende un uomo libero.
Abbiamo incontrato muratori Rumeni che lavorano in Italia.
D'agosto i cantieri chiudono ed i finti Italiani (vengono chiamati così coloro
che hanno una bella macchina targata italiana ma sono rumeni) tornano a trovare
le famiglie. Queste vivono in realtà dove la luce è fatta da candele, l'acqua è
nel pozzo e la legna va messa a seccare d'estate perché si trasformi in caldo
d'inverno.
I muratori rumeni hanno avuto un gran coraggio nel fare un così grande
cambiamento.
Immagino il disagio in una situazione inversa.
La cosa che mi ha lasciata disarmata è il fatto che noi italiani, nella maggior
parte dei casi, non siamo così aperti verso gli immigrati, non trattandoli al
nostro pari.
I muratori Rumeni, non socialmente ben accetti dalla nostra terra, non hanno
rancore. A casa loro, aprono la porta e offrono ciò che hanno, onorati di avere
un ospite, Italiano.
I Rumeni sono gente onesta e leale.
Abbiamo spesso lasciato bagagli, caschi e giacche sulla moto mentre visitavamo
un monastero e nessuno, mai, ha toccato niente.
In tutta onestà ho pensato che gli facessimo un po' pena. Eravamo davvero
sporche di fango.
Le moto più ambite, in Romania, sono le supersportive, lucide, fiammanti ed
aerografate, decisamente l'antitesi delle nostre fangose motociclette.
La conferma l'abbiamo avuta quando abbiamo offerto passaggi ad autostoppisti. La
gente era veramente felice ma nello stesso tempo impaurita dalle 2 ruote. Il
fatto che fossimo sporche, a volte, gli ha fatti desistere.
E' DIFFICILE VIAGGIARE DA SOLE
Due donne che viaggiano da sole non è cosa comune e spesso attraggono
l'attenzione di altri motociclisti.
Con gran piacere durante in viaggio si sono uniti a noi due ragazzi muniti di
BMW GS1100 adattandosi con grande abilità gestendo quei grossi mezzi in
fuoristrada.
Una volta tanto sono state le donne a far strada. I BMWisti essendo meno esperti
del genti sesso sui sassi smossi, sono stati messi nel mezzo; una di noi faceva
strada e l'altra chiudeva il gruppo aiutando in caso di difficoltà. Quasi al
termine del viaggio abbiamo incontrato altri motociclisti, fra cui Cecilia che
dall'Italia è arrivata in Romania con una Yamaha Tricker.
L'unico giorno che siamo stati 7 moto, abbiamo fatto una strada che ha messo a
dura prova tutti.
60 km, 8 ore fra pozze di fango, prati sterminati, villaggi incontaminati,
paesaggi mozzafiato e tanta solidarietà femminile nei passaggi più tecnici.
MAXI ENDURO O MOTO DA STRADA?
Questo è un viaggio sconsigliato alle moto da strada per le cattive condizioni
dell'asfalto. Senza il preavviso di cartelli di pericolo, l'asfalto diventa
assente. Buche, frane e guadi sono in agguato dietro ogni curva.
Un viaggio vivamente consigliato ai maxi enduro, anche in due con i bagagli.
L'unica strada dove avrei voluto avere la mia superduke è stata la
Transfagarasanul, un'opera d'ingegneria stradale, costruita durante il regine di
Ciaucescu.
La strada che collega la Transilvania a a Muntenia, tagliando i Carpazi, è
scavata nella roccia viva e s'inerpica per una vallata verde e profumata di pino
fino alla diga artificiale di Vidrau (165 mt).
Dal lago due sono le strade che lo costeggiano. Una è piacevolmente sterrata,
l'altra ben asfaltata. Dove si riuniscono, inizia un'ascesa fantastica fra curve
e tornanti dove
i Rumeni amano fare BBQ e campeggio libero.
Passata una suggestiva cascata a quota 1690 mt si arriva al passo di Balea a
2500 metri. L'aria è frizzante ed ai piedi di un piccolo lago glaciale, una
morena fa da parco divertimenti per bambini con lo slittino.
La discesa, erta di curve, disegnate da un pennello, porta verso l'aperta valle
incorniciata da secolari pini. Una strada spettacolare da far invidia al
Glossclockner.
DA VEDERE IN ROMANIA
Ciaucescu ad esclusione delle città di Sighisoara, Brasov e Sibiu, ha purtroppo
distrutto con la cementificazione le città rumene, rendendole squallide e
decadenti.
La parte artistica rimasta intatta, è legata alla chiesa.
I monasteri affrescati del nord, in Bucovina, sono dei quadri a cielo aperto,
vale la pena visitare il suggestivo Monastero di Voronet da cui viene dato il
nome al famoso color blu.
Il cimitero allegro di Vesel dove i defunti sono raffigurati nella parte
anteriore della croce per ciò hanno fatto nella vita e nella parte posteriore,
il motivo della morte.
Da esplorare sono anche le chiese fortificate del sud e i monasteri di legno di
Maramures.
In ogni caso, dopo averne visti una mezza dozzina ci si accorge che
l'esaltazione dello spirito, dei sensi ed il cuore è dato dai parchi nazionali
che attraversano milioni di piccoli villaggi, da fare rigorosamente in
fuoristrada.
Lo stipendio medio di un romeno è di 100 euro al mese. E' impressionante come
donino gran parte dei loro risparmi al monastero. Con grande rammarico ho visto
negli occhi dei monaci, l'avidità. Incalzano continuamente banconote in un
capiente cassetto di legno. In cambio ritirano un foglio con nomi di defunti e
di vivi, che non godono di ottima salute. Dopo di che, i fedeli, possono baciare
una reliquia, accendere candele sia per i 'vii' (vivi) che per i 'morti' (morti)
e comprare un souvenir religioso nel negozio del monastero.
Ultima non per importanza e bellezza, è la Moldavia, terra
del famoso impalatore Vlad, il conte Dracula.
La Moldavia e tutto il teatrino che gira intorno al racconto Stoker Bram T. sul
conte dracula è una vera e propria messa in scena per i turisti.
Il vero castello è quello di Arefu dove il conte Vlad ha vissuto prima di
partire per le sue stragi da impalatore. E' decisamente bruttino e poco
suggestivo. Per questo ne hanno adottato un altro, a Bran. Per essere precisi il
conte non ci ha mai messo piede ma, ci hanno girato un film, e per questo, tutti
i turisti vanno a visitarlo. Il castello è circondato da bancherelle dell'orrore
alla hallowin.
MANGIARE e DORMIRE
I vegetariani in Romania hanno grossi problemi di sopravvivenza. Le proteine
animali sono ovunque.
Le porzioni sono abbondanti e molto economiche, nelle pietanze tipiche non manca
mai la Ciorba di Burta (zuppa di trippa), i peperoni (attenzione a quelli verdi,
sono letali!), il formaggio salatissimo di capra e sopratutto, carne, uova e
pesce.
Per la strada si possono acquistare mirtilli, lamponi, e porcini appena
raccolti, pannocchie bollite (beh, quelle si possono anche rubare dai campi e
mangiare crude!), pane tipo tarallucci venduto a 'mo di collana, miele appena
levato da un arnia ed i kurtos kalacs, un dolce cilindrico cucinato sulla brace
e cosparso di noccioline, cioccolata o cocco.
Abbiamo sempre dormito in stanze affittate da privati o
piccoli alberghi. Le sistemazioni sono economiche, semplici, dignitose e spesso
pulite.
Siamo anche finite a dormire in un bordello con tanto di palo per la lap dance.
Eravamo le uniche in tutto l'albergo, evidentemente non era la serata giusta!
DA COMPRARE
L'artigianato locale è legato alle ceramiche fatte e dipinte a mano.
Gli abiti tribali sono molto belli addosso alla popolazione locale.
I vini, sicuramente vale la pena berli e comprarli, possono tener testa a molti
vini Italiani.
Le monache dipingono con tinte naturali e cera uova svuotate dal tuorlo e
l'albume.
Formaggi, creme d'aglio, zuppe e peperoncini piccantissimi sono le delizie da
portarsi a casa.
Per i feticisti di pelli di animali, qua si trova di tutto
La vita umana non dura che un istante, si dovrebbe trascorrerla a fare ciò che
piace, io ho deciso di viaggiare.
E' disponibile l'intera traccia del giro sul sito
www.stradanova.com
sezione PUNTI GPS
Foto e articolo Erika Mugnai/Stradanova.com |