Il 21 settembre io e mio marito siamo partiti per il Kenya,
destinazione Watamu. Non so perché, ma L'Africa non mi attirava molto, o meglio
non era nelle priorità delle mete che avrei voluto visitare. Sono partita poco
convinta e sono tornata entusiasta. Il Kenya che vi voglio raccontare non è solo
Safari ed escursioni varie, Resort a 4 o 5 stelle o mare, vorrei piuttosto
parlare della sua gente, di come vivono e di che cosa hanno bisogno. Il primo
impatto con il Paese non è stato dei migliori, appena arrivati in aeroporto ci
hanno fermato per il controllo delle valigie, fino a qui tutto bene se non fosse
che non ci avrebbero mollato tanto facilmente senza avergli allungato qualche
euro . E' una tattica che fanno i doganieri per arrotondare lo stipendio. Come
inizio non c'è male, mi sono detta, ma questa è un'usanza che senz'altro gli
abbiamo trasmesso noi europei. Arrivati all'hotel siamo andati sulla spiaggia
per vedere il mare e un sostenuto gruppo di beach boys era lì pronto ad
aspettarci. Da quel momento non saremmo più stati soli.
All'inizio sono talmente tanto insistenti da darti fastidio e francamente
vorresti startene un po' per conto tuo ma non è possibile , loro ti si
avvicinano per venderti oggetti o proporti escursioni e dopo un po' non li reggi
più. Il giorno dopo l'arrivo sei un po' più rilassato, cominci a goderti il tuo
viaggio e anche i beach boys ti sembrano diversi. La verità è che la mia
curiosità nel conoscere questa gente era paragonabile alla loro insistenza nel
vendere qualcosa. Così mi sono avvicinata a loro e ho cominciato a conversare.
Da quel momento ho capito che persone eccezionali sono. Si comportano così coi
turisti perché questa è la loro unica fonte di guadagno e nei mesi delle piogge,
quando i resort sono chiusi e non ci sono turisti, loro si devono arrabattare
come possono per poter tirare avanti. Noi abbiamo fatto tutte le nostre
escursioni con un ragazzo di nome Thomas che ci ha accompagnato per tutto il
tempo del nostro viaggio.
Ogni persona da noi incontrata lungo il nostro viaggio aveva una storia da
raccontare, fatta di povertà e di fame e la voglia di aiutarli era tanta. Nel
nostro piccolo abbiamo fatto quello che potevamo, siamo partiti dall'Italia con
una valigia piena di vestiti, penne e altri oggetti per i bambini dei villaggi
ma, malgrado tutto, si è consapevoli di non aver fatto abbastanza, è una piccola
goccia in un oceano . Insieme a degli amici abbiamo acquistato latte, riso,
farina e altri alimenti e li abbiamo consegnati nei villaggi e non potrò mai
dimenticare i sorrisi, gli sguardi di gratitudine di quelle persone, loro ci
hanno ricompensato molto più di quanto avessimo fatto noi.
Non posso dimenticare tutti gli amici che ho lasciato là. Un ragazzo di nome
'Lupo' mi ha chiesto un libro di grammatica italiana per poter migliorare la
lingua per conversare coi turisti, avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa ma
non l'ha fatto, a lui serviva un libro per lavorare. Ho conosciuto Gigi un
ragazzo che camminava a piedi nudi sulla barriera corallina, ha 20 anni e da
quando è nato non ha mai avuto un paio di scarpe e tutti i giorni deve farsi 50
Km. da Watamu a Malindi ,dove abita, per poter lavorare sulla spiaggia.
Il Kenya è bellissimo per noi turisti che lo visitiamo stando nei resort
lussuosi, dove per altro loro non hanno accesso, ma è ancora meglio viverlo in
mezzo a questa gente, ascoltando le loro storie, prendendo i loro mezzi come tuk
- tuk o matatu e solo così si può apprezzare la vera essenza di quel paese.
Per questo vi consiglio di fare escursioni con i beach boys che sono
organizzatissimi e vi daranno maggiori informazioni su ciò che andrete a
visitare, fidatevi di loro e vi regaleranno delle bellissime emozioni.
Torneremo molto presto in Kenya, già stiamo progettando il nostro prossimo
viaggio ma questa volta in modo diverso , ci organizzeremo solo con il volo e
Thomas ci troverà una sistemazione meno lussuosa.
Se volete maggiori informazioni questo è il mio indirizzo :
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Jambo Kenya e asante sana.
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