Macugnaga
si trova in Piemonte, a ovest del lago Maggiore chiamato anche Verbano, e la si
raggiunge percorrendo l'autostrada per Gravellona Toce, una derivazione della
Milano Laghi
.......che si ricongiunge con la Milano/Torino in direzione Alessandria. Le
indicazioni riportano Arona come primo casello da oltrepassare e la strada
costeggia per un certo tratto il lago, visibile negli scorci liberi da gallerie.
All'uscita di Piedimulera e Pieve Vergonte occorre seguire la Strada Regionale
n. 549 per poi risalire lentamente la valle, seguendo i tortuosi tornanti che si
inerpicano sui pendii della montagna.
Entrati in Macugnaga proseguiamo diritti attraversando la cittadina fino a
raggiungere la frazione Pecetto, dove lasciamo l'auto nel grande parcheggio
accanto al fiume.
Dopo il vento forte di ieri, il massiccio del Monte Rosa si presenta senza una
nuvola, un evento da considerarsi miracoloso perché di solito le sue alte cime
giocano a nascondino senza mai mostrarsi interamente agli occhi dei numerosi
amanti della natura che si spingono fino a qui.
Decidiamo di salire in seggiovia per accorciare i tempi di percorrenza ed avere
così più ore a disposizione per muoverci in quota. Il primo tratto attraversa la
folta pineta in orizzontale fino a raggiungere l'Alpe Burky, dove si effettua il
cambio che si inerpica fino ai 2000 metri del Belvedere.
Vista la giornata splendida, non perdiamo altro tempo e ci dirigiamo
immediatamente sul ghiacciaio che raggiungiamo in meno di dieci minuti. La
visione della morena è senza fiato, la parete di ghiaccio supera i trenta metri
di altezza e trasporta sulla sua cresta detriti e rocce dando una visione
spettrale dell'insieme.
Sembra un'enorme pietraia in lento ma perenne movimento, separata da un argine
erboso dalla profonda valle in cui scorre il fiume. Occorre fare molta
attenzione nell'attraversamento, seguendo scrupolosamente le paline segnalatrici
che indicano il percorso sicuro da seguire, senza avventurarsi su massi o
blocchi di ghiaccio perché i crepacci sono sempre in agguato.
Superato il corso del ghiacciaio, saliamo sull'argine erboso e lo percorriamo
interamente, inebriati dalla visione di un paesaggio atipico, fatto d'acqua,
roccia, prati erbosi ed alte cime innevate che superano i 4.500 metri.
Il Rifugio Zamboni ci appare sullo sfondo, tra massi erratici e ruscelli
saltellanti. Questa dolce conca erbosa è così diversa dalla spigolosità
selvaggia del ghiacciaio che scorre alla nostra destra, ed il cielo azzurro
contrasta col bianco splendente delle nevi eterne. Il paradiso oggi è qui!
Abbandoniamo il sentiero principale per raggiungere una baita in cui si vendono
formaggi, latte e ricotta fresca, il rifugio ormai è a pochi passi. Si avvicina
l'ora di pranzo e decidiamo di fermarci per gustare un piatto di polenta e
carne.
Il monte Rosa ci guarda dall'alto e ci lascia sognare di essere lassù, sulla
punta Gnifetti, seduti sul terrazzo della Capanna Regina Margherita, che con i
suoi 4.554 metri è il rifugio più alto d'Europa.
Ripartiamo alla volta del Lago delle Locce, il sentiero risale la conca nel
mezzo del pianoro erboso, oltrepassiamo il ponticello e svoltiamo a sinistra,
seguendo le indicazioni per il Lago Effimero che di fatto è completamente secco.
E' possibile raggiungere il lago anche risalendo l'argine del ghiacciaio ma,
ammaliati dal paesaggio, lasciamo questa eventualità per il ritorno.
Dopo un primo tratto in falsopiano, la salita si fa durissima ed il sentiero
diventa un vero e proprio intreccio di sassi e rocce... vediamo il costone
roccioso che contiene il lago e questo ci da l'aiuto necessario a dosare le
forze.
Al termine della salita, sbuchiamo in un canalone di collegamento sotto cui
scorre una condotta artificiale che provvede a mantenere costante il livello del
lago, ancora qualche passo e ci siamo.
Il Lago delle Locce si trova all'interno di un cordone morenico ed una parte
delle sue sponde è formata dal ghiacciaio in ritiro. Il colore è tipico dei
laghi d'alta quota in cui converge l'acqua di scioglimento delle nevi perenni,
intrise di detriti accumulati nei secoli.
Decido di salire sul picco roccioso che lo sovrasta per scattare qualche
fotografia e mi trovo faccia a faccia con un giovane esemplare di stambecco. Lo
seguo per qualche centinaio di metri... poi la sua agilità si dimostra molto
migliore della mia.
E' tempo di ritornare alla seggiovia, un ultimo sguardo al Monte Rosa e
ritorniamo sui nostri passi con ancora nel cuore le emozioni di questa
meravigliosa giornata,
Testo e foto di Abel Wakaam
www.esplorazione.net
|