Niente
di meglio che un weekend lungo a zonzo per l'Europa per interrompere ogni tanto
la quotidianità. La meta prescelta per quest'occasione è Budapest. All'andata ci
rechiamo nella capitale ungherese in treno.
Veniamo allettati da un'offerta di Trenitalia che propone la tratta
Venezia-Budapest a 29 euro, ma al momento di acquistare i biglietti (con largo
anticipo, non certo il giorno prima!) guarda caso questa tariffa non è
disponibile. E sì che tra Lubiana e Zagabria il treno si svuota quasi
completamente, il che mi fa pensare che questi "smart prices" in realtà non
siano altro che specchietti per le allodole, visto che i biglietti scontati non
si trovano mai nonostante il treno sia pressoché vuoto. Comunque, pagata la
tariffa intera, trascorriamo la notte in uno scomodo vagone magiaro svegliati in
continuazione dalla polizia di frontiera italiana, croata, slovena ed infine
ungherese oltre che dai controllori delle medesime nazionalità. Se non altro,
all'alba, ci dà il benvenuto il lago Balaton che a inizio maggio appare ancora
vivibile, privo com'è di quelle orde di turisti che ne disturberanno la quiete
nei mesi a venire.
Arrivati a Budapest a metà mattina, decidiamo di recarci a piedi al nostro
albergo, che non è in centro ma nel quartiere di Jozsefvaros, che le guide
definiscono, secondo me a torto, malfamato. Mentre il centro di Budapest ci
appare decisamente "occidentale", man mano che procediamo verso la periferia si
inizia a respirare un po' di "vento dell'est". Decidiamo di tralasciare la
visita ai monumenti principali della città (d'altronde, nessuno dei due è
interessato a chiese e musei a meno che non si tratti di luoghi realmente fuori
dal comune) e ci concentriamo su altri obiettivi.
Innanzitutto, il nostro hotel (Tulip Inn Millennium, con una cucina veramente
ottima e attenta alle esigenze di chi, come noi, da tanti anni ha scelto il
"vitto pitagorico") dista poche centinaia di metri dalla leggendaria Via Pal. Il
pomeriggio è quindi dedicato alla ricerca di questa via. Ad un tratto ecco il
cartello: Pal Utcà, Via Pal!!! Un'anonima strada secondaria lunga un centinaio
di metri che però, di colpo, ci fa sentire un po' Boka e Nemecsek e, quindi,
tornare bambini.
Ne approfittiamo per vedere anche il giardino botanico dove
tanta parte del libro è ambientata e, in generale, i luoghi menzionati nel
romanzo. Per me la vacanza potrebbe anche finire qui, visto che null'altro
sembra interessarmi a Budapest dopo aver visto questo! Ma mi sbaglio
Il giorno dopo decidiamo di far visita al "Parco delle statue", un'esposizione
all'aperto di statue dell'epoca socialista. Il parco è a qualche chilometro dal
centro città e così ricorriamo agli organizzati mezzi pubblici della capitale
magiara. A tal proposito, una parentesi: finalmente troviamo una città in cui
esiste una cartina con le linee dei mezzi pubblici facile da usare e non
criptica come succede quasi ovunque. Andando verso il parco dobbiamo cambiare
autobus alla stazione di Kelenfold, il cui edificio principale è un bellissimo
esempio di architettura "working class".
Da lì un autobus della compagnia Volàn ci porta fino al parco
che alla fin fine delude un po' le nostre aspettative. Celebrato dai cartelloni
pubblicitari come la più grande raccolta di statue dell'epoca, in realtà in
esposizione troviamo solo una cinquantina tra monumenti e targhe.
All'ingresso c'è una vecchia Trabant: posso assicurare che
salirci ha un suo fascino! Decadente forse, ma pur sempre fascino.
Il pomeriggio lo passiamo in giro per Buda e isola Margarita. Non vogliamo
visitare niente e, infatti, non lo facciamo. Semplicemente ci immergiamo
nell'aria della città e ci abbandoniamo ad una buona quanto economica birra in
un bar sul lungo-Danubio. E il weekend è già finito
Il giorno successivo è già l'ora di tornare. Per fortuna questa volta è l'aereo
a ricondurci a casa. Da Budapest a Treviso alla modica cifra di 27 euro a testa.
Non male
altro che il treno! E intanto la testa è già verso un altro viaggio.
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