Il
viaggio in India è senza dubbio tra i più affascinanti che possa capitare di
fare. Senza dubbio questo sterminato Paese presenta mille contraddizioni, ma
resta nel cuore! Il primo impatto è quasi drammatico.
Arrivati alle 11 di sera di un giorno di inizio agosto all'aeroporto di Mumbai,
veniamo accolti da una forte pioggia monsonica e da decine e decine di persone
che cercano di proporci un hotel dove passare la notte. Alla fine, vista l'ora,
il tempo e il
sonno, accettiamo una sistemazione di fortuna (ed esosa) per la
prima notte.
La mattina dopo dobbiamo iniziare ad ambientarci. La prima metà (considerando
anche che Mumbai è semisommersa dall'acqua) è Pune. 4 ore di corriera di linea
trascorrono tutto sommato piacevolmente e notiamo un bel po' di scimmie che,
sedute sul guard-rail dell'autostrada (chiamiamola così
) guardano attente lo
scorrere del traffico.
Pune è una città molto frequentata dagli occidentali (soprattutto per la
presenza di un famoso centro di meditazione) e questo la riempie di ristoranti e
locali che altrove faremo fatica a trovare. Nei 4 giorni trascorsi a Pune, ci
capita anche di partecipare ad una locale parata induista. Verremo poi a sapere
che è un caso più unico che raro che gli indù invitino qualche "estraneo" a
partecipare ad una loro celebrazione religiosa. Fatto sta che mentre passa il
corteo con in testa una statua del dio Ganesh veniamo circondati - unici tra il
numeroso pubblico presente a bordo strada - e spinti amichevolmente in mezzo a
loro. Ci cospargono di polvere rossa simbolo di fertilità e ci addobbano con
corone floreali. Oltre a me nessun'altra donna partecipa alla manifestazione, e
ciò contribuisce a rendere ancora più particolare questa esperienza.

Da Pune ci spostiamo poi verso Varanasi, considerata la città più antica del
mondo. Il viaggio in treno è massacrante: 29 ore in un vagone letto indiano (non
di classe superiore!) con i topi che gironzolano liberamente ovunque restano
comunque un'esperienza indimenticabile!!! Varanasi è una città straordinaria, e
il giro in barca sul Gange all'alba è un'occasione eccezionale per assistere ad
uno spaccato di vita quotidiana indiana. E mai potrò dimenticare l'odore dei
viottoli della città vecchia, uno dei peggiori che mi sia mai capitato di
sentire in vita mia!

A Varanasi alloggiamo in un alberghetto discreto presso il quale noleggiamo
un'auto (con autista ovviamente, sarebbe impossibile altrimenti districarsi nel
traffico disordinato dell'India) per andare a Khajuraho. Va detto che in India
qualsiasi mezzo, che sia treno, corriera, auto o moto, non va quasi mai oltre i
50 km/h, così per percorrere una distanza che da noi si coprirebbe in 4 ore ce
ne mettiamo ben 12! Inoltre, ogni volta che si entra in un villaggio, la gente
locale si mette in mezzo alla strada e non ci fa passare finché non paghiamo una
fantomatica tassa di transito: si tratta spesso di pochi centesimi di euro, ma
mi restano dei dubbi sulla legalità di tale pedaggio.
Khajuraho è una località bellissima. Immersi in un ambiente rurale, i templi
dell'amore sono qualcosa di indescrivibile e riempiono il cuore. Unico neo il
biglietto d'ingresso: per gli indiani l'equivalente di 20 centesimi di euro, per
noi 10 euro!

Ritorniamo a Varanasi e ne approfittiamo per gironzolare per il mercato prima di
prendere un altro treno, diretto questa volta a New Jalpaiguri, città del
Bengala vicina al confine col Sikkim, nostra prossima meta. Il viaggio è più
tranquillo del precedente. Le ore di treno sono "solo" 15 e ci portano ai piedi
dell'Himalaya. Non esistono in Sikkim né ferrovie né aeroporti, così per
arrivarci bisogna arrivare in una delle città di confine e prendere una jeep
adibita a servizio pubblico. In 4 ore circa arriviamo alla capitale Gangtok non
prima però (a metà strada) di essere accompagnati in dogana per il controllo del
passaporto (eh sì, perché ci vuole un permesso speciale per andare in Sikkim
anche se facilmente ottenibile al momento della richiesta del visto al
consolato).
In Sikkim visitiamo monasteri buddhisti (luoghi di pace) e finalmente riusciamo
a riposarci, visto che gli spostamenti da un luogo all'altro dell'India sono
particolarmente stancanti. Bere una birra seduti sulla terrazza dell'albergo
guardando la più maestosa catena montuosa del mondo è qualcosa di impagabile.
Prima della partenza dal Sikkim un evento ci costringe a rivedere i nostri
piani.

Dobbiamo scendere nella città di Bagdogra, Bengala e da lì
prendere un aereo per New Delhi. L'idea è quella di andare con la jeep, ma due
giorni prima una vera e propria tempesta blocca le vie di comunicazione stradale
con il resto dell'India. I giornali scrivono che il Sikkim è separato dal resto
del mondo. E noi con lui
C'è tuttavia un altro modo per scendere a valle. Una
volta al giorno un elicottero vola da Gangtok a Bagdogra. Una sola volta al
giorno e con la possibilità di trasportare solo 5 passeggeri. Abbiamo la fortuna
di trovare gli ultimi 2 posti liberi e di volare! Ma che paura di restare là,
ritardare la nostra tabella di marcia e di non riuscire ad arrivare a Mumbai in
tempo per il volo di ritorno.
Da Bagdogra l'aereo della Deccan fa il suo dovere e ci porta a New Delhi. E' una
città immensa, ma a noi serve solo come appoggio perché il poco tempo che ci
rimane ci consente soltanto di recarci ad Agra a vedere il maestoso Taj Mahal,
il mausoleo dell'amore, una costruzione che fa rabbrividire al solo vedersela
apparire davanti. Anche qui biglietto maggiorato per i turisti occidentali, ma
le misure di sicurezza sono veramente esagerate. Niente cellulari, niente borse,
niente di niente a parte la macchina fotografica (almeno quella!).

L'ultima notte in India precede l'imbarco su un aereo della SpiceJet che ci
riporta a Mumbai. Giunti lì, il nostro viaggio si conclude con l'ultimo
trasferimento dall'aeroporto per i voli interni a quello internazionale prima di
imbarcarci definitivamente per l'Italia.
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