Provenienti
da Città del Capo sbarchiamo a Windhoek. L'aeroporto, molto grazioso ed
accogliente, è dedicato nientemeno che a Eros, dio dell'amore.
La città, capitale della Namibia, è d'impronta decisamente tedesca. Molto
moderna, squadrata e pulita, con belle piazze, strade ampie ed eleganti,
traffico ordinato e tanto verde.La nostra spedizione inizia e termina qui, dopo
un tragitto di oltre 4000 chilometri "a caccia " di tutte le maggiori
attrattive.
Un tour tipicamente africano, piuttosto faticoso e movimentato, lungo percorsi
spesso accidentati ed impervi, da vivere in campo aperto, sotto la tenda
militare ( da allestire da soli ), totalmente immersi nella natura e lontani dal
mondo.
Un itinerario di grande interesse in una terra a volte inospitale, arida, cruda,
selvaggia, 'senza nessuno' proprio nel significato di Namibia. Eppure così
affascinante e misteriosa, dai forti contrasti e dai vasti orizzonti, autentica
e intatta. Un paese che respinge ed attrae. Un paese speciale.
ETOSHA
La prima tappa è al Waterberg Plateau. Un imponente massiccio di arenaria
che ospita soprattutto centinaia di specie di uccelli.
Allestiamo le tende in un camping riparato ed ombroso. Il mattino seguente
partiamo per il famosissimo Parco Etosha. Dopo alcune tediose ore di marcia,
finalmente entriamo nell'area protetta. Prima attraversiamo boschi di acacie e
di mopane, poi vaste distese di savana, ma subito dopo ci appare un paesaggio
terrificante, desolato, arido, lunare.Un infinito lenzuolo salino
bianco-grigiastro ricopre la terra sino all'orizzonte. Anche l'aria sembra
rarefatta. Spaventati pensiamo alla morte. Invece siamo dinanzi ad
un'inesauribile fonte di vita, ora in letargo, che si risveglia quando le piogge
riempiono l'immensa depressione trasformandola in un lago, ricco e pescoso,
affollato di animali di tutte le specie. E la vegetazione circostante si tinge
dell'intera gamma dei verdi. Un grandioso miracolo della natura.
Proseguiamo quasi a galleggiare in questo mare ovattato di calcare salino. Poi
tutto d'un tratto assistiamo ad una scena di incantevole bellezza e poesia. In
una vasta pozza d'acqua di un azzurro carico si accalcano decine e decine di
animali diversi. Una sorta di Arca di Noè. Uno squadrone di gazzelle, numerose
zebre, tre giraffe, un drappello di gnu,tre cobi dall'ellisse, un plotoncino di
orici. quattro elefanti, due sciacalli e tantissimi uccelli.
Per non dire delle numerose frotte di springbook, di kudu e di struzzi.
E l'ora dell'abbeverata, della rinfrescata, del bagno, secondo necessità. Il
sole lancia saette, alto nel cielo.E gli animali si tuffano e riemergono subito,
sollevando schizzi, come i bambini sul bagnasciuga.
Sostiamo a lungo aspettando che un leone maschio accucciato a
terra si decida a fare la passerella. Finalmente si muove. Tutti gli animali
scappano, poi a una certa distanza si fermano, come impietriti ad osservare. Il
re avanza molto lentamente.Non appena a riva si distende come un enorme gattone.Si
disseta immergendo la lingua nell'acqua bassa.Nel silenzio s'ode lo schioccare
delle sue fauci potenti. Per riprendere meglio una scena tanto inconsueta ci
sporgiamo dal finestrino sino al punto di cadere. E' assolutamente vietato
scendere a terra.
Le pozze d'acqua artificiali sono la peculiarità di Etosha. Ne esistono una
sessantina. Noi fineremo per vederne quasi la metà.
Sostiamo alcuni giorni nei tre rest camps del parco, davvero molto ben
attrezzati.
In quello di Halali, durante la notte, ci viene a far visita una coppia di
sciacalli che ci sottraggono diverse provviste e disperdono un po' dappertutto
posate e suppellettili.
Durante il giorno, invece, una mamma facocero con i suoi numerosi porcellini,
pascola tranquilla proprio davanti alla nostra tenda.
Ma la scoperta più interessante avviene a Okaukejo.Nel cuore del grande
campeggio c'é un grandissimo stagno, meta frequentatitissima di ogni sorta di
animali. Una vera goduria.
Un via e vai di belve continuo, durante tutte le ore del giorno e della notte,
Uno spettacolo naturale, autentico e di grandissima suggestione. Gli spettatori
stazionano ore e ore, quasi in estasi e in religioso silenzio. Capita spesso di
vedere leoni, leopardi, rinoceronti che vanno a dissetarsi sotto le luci dei
riflettori. Come le grandi stelle sul palcoscenico.
DAMARALAND & CAPE CROSS
Lasciamo Etosha a malincuore. Ci tocca la lunga traversata del Damaraland. Una
regione brulla, arida, impervia eppure così affascinante e spettacolare,
caratterizzata dai tanti pianori insinuati fra le montagne, dove vivono liberi
tantissimi animali fra cui i famosi elefanti e i non meno celebri rinoceronti
neri che, sfortunatamente, non riusciamo a vedere. Osserviamo invece da vicino,
e con estremo interesse, le incisioni e le pitture rupestri di animali di
Twyfelfontein, risalenti a migliaia di anni fa, forse 6000, veri capolavori,
ritenuti i più belli e i meglio conservati di tutto il continente africano. Sono
scolpiti sulla roccia da primordiali artisti-cacciatori, antenati dei Boscimani.
Ma che fatica per visitare l'inusitata galleria! Dobbiamo addirittura affrontare
una lunga e non facile (almeno per noi) arrampicata del fianco di una montagna,
ricoperto da enormi massi, uno sull'altro, e da lastroni di pietra incastrati
fra loro, ricchi di anfratti e di caverne. Campeggiamo due giorni in questa
straordinaria atmosfera rupestre..
Poi riprendiamo il viaggio alla volta della Skeleton Coast sull'Oceano
Atlantico, la malfamata, nebbiosa, ventosissima costa degli scheletri, cimitero
di navi e di marinai.
Siamo diretti a Cape Cross, dove risiede, udite udite, nientemeno che una
numerosissima colonia di otarie. Giungiamo sul posto di primo mattino.
Non appena a terra ci investe una puzza nauseante, emanata dalle migliaia di
anfibi, molto simili alle foche, ammassati, uno accanto all'altro, lungo un
vasto tratto di litorale sassoso, su cui si infrangono le onde spumeggianti del
mare in burrasca.Lo sguardo è disturbato da una nebbiolina che sfuma i contorni
delle cose.
Poi via via ci soccorre il sole che viene a illuminare un quadro, davvero
fantastico.
Gli animali, dalla pelliccia di colori diversi, dal grigio scuro, al marrone
olivastro, dal nero al rosa chiaro vociano in continuazione, emettendo suoni
gutturali, acuti e lamentosi.
Di tanto in tanto si tuffano in acqua per bagnarsi o per cacciare i pesci che la
corrente del Benguela trasporta copiosi.
NAMiB
Molto soddisfatti per la straordinaria visione puntiamo verso Sud. Il Cuore del
Namib. Ci attende Swakopmund, una graziosissima cittadina di marcata
impronta tedesca.Ci sistemiamo in un bungalow con tanto di servizi privati. Il
giorno seguente visitiamo la Valle della Luna, un'area desertica con dune di
sabbia e di pietrisco alternate ad affioramenti di granito.E' qui che scopriamo
la Welwitschia Mirabilis, una pianta che supera i mille anni di età. Si compone
di due foglie soltanto, attaccate ad un tronco quasi inesistente. Per vivere le
basta assorbire la rugiada mattutina attraverso i pori. Ma eccoci finalmente nel
Parco del Namib, una vasta area desertica, orlata da imponenti massicci
montuosi, sovrastanti le celeberrime dune di Sossusvlei, considerate le più alte
del mondo. Le parole non bastano per descrivere questo meraviglioso spettacolo.
Montagne di sabbia, ora morbide e tondeggianti, ora tagliate di netto, ora
ondulate e serpeggianti, ora irte e spioventi dipingono l'orizzonte di una
cangiante tavolozza di colori che va dall'arancio all'ocra, dal prugna al viola,
dal giallo al tabacco. Un'atmosfera magica di avvincente bellezza.
L'ultimo regalo di questo straordinario paese.
Testo di Giuseppe Cotichini
Fotografie di Luciana Ciocci
www.SafarieDintorni.it
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