leer
Viaggi e Relax
Banner
Viaggi e Relax
Erfurt live Header10 Viaggi e Relax

Le vacanze di molti italiani partono dal web e tornano nel web come esperienze utili per gli altri viaggiatori. [ViaggieRelax.it]

MTB estrema in Argentina a 6000 m PDF Stampa E-mail
Scritto da Maurizio Doro   

Il 9 febbraio ho completato una traversata mai conclusa da nessuno in bicicletta in completa autonomia e senza nessun supporto esterno.



Il percorso di circa 800 km attraversava tutta la zona Andina Argentina e l'estrema regione di Catamarca. Un percorso da Nord a Sud, quasi sempre oltre i 4000 m e solamente per circa 300 km sceso a 3500 m, con passi fino a 4850 m. Tentato da altri biker, ma terminato prima sfruttando alcune piste come vie di fuga laterali che portavano ad Antofagasta Della Sierra oppure al passo Socompa.
Io invece ho proseguito fino all'ultimo avamposto fantasma Las Quinuas (dove a volte vivono 2 persone grazie ad un po' d'acqua che le montagne innevate sopra questa oasi rifornisce) e poi ho proseguito in direzione del vulcano Peinado e poi verso Las Grutas.
E' stata una esperienza molto forte, in completa solitudine tra vulcani e lagune di bellezza fuori dal comune. Luoghi antichi che solamente mescolati alla propria solitudine, alla fatica, alla sofferenza possono arricchire il proprio io e rafforzare i propri sentimenti più profondi e scoprirne di altri per capirne le lacune.
Gli ultimi 4 giorni sono stati i più difficili perchè poche erano le certezze reali. Bisognava decidere se andare avanti o uscire da queste vie di fuga… era il pensiero di una notte in tenda. Io sono sempre stato bene e la mia psiche non e' stata mai scalfita da grossi dubbi.
Ero sempre certo di essere sulla pista giusta, diciamo direzione, perché spesso la pista scompariva e bisognava solamente intuirne la direzione tra le colate di lava nera e le colline di sabbia gialla e ghiaia grigia oppure girare tra le lagune dal blu intenso o ancora attraversare i salar accecanti. Il carico della mia bici di 50 kg era veramente una zavorra, ma la grande necessità d'acqua era indispensabile, ed io ne portavo con me circa 20 l. Negli ultimi giorni andavano esaurendosi perchè ne usavo per bere e per cucinare.


Quanti pensieri su questa indispensabile risorsa che nel nostro mondo non ha il giusto e grande valore che merita, anzi, la maltrattiamo e quasi non ci appartiene anche se non possiamo farne a meno in continuazione nella nostra giornata. Ogni volta che abbracciavo la borraccia io ero dedicato con tutto il mio pensiero e mi spruzzavo piccoli getti nella bocca e sui denti, era una vera goduria ad occhi chiusi. Ne spruzzavo per 3 volte (il numero perfetto) ma qualche volta quando la fatica era tanta e la bocca veramente secca che la lingua mi si attaccava il palato, mi abbandonavo e ne spruzzavo 5volte.  Un bene prezioso che alimentava anche le mie buste di cibo disidratato che cucinavo la sera.
La traversata del salar de Antofalle, mi ha impegnato moltissimo perchè immaginavo di trovare la pista facilmente invece ho continuato sulla costa ovest per diversi km sperando di vedere delle tracce sicure. Dopo qualche km che spingevo la bici sotto il sole bruciante, intuisco di aver superato il passaggio chiave che portava sulla sponda opposta. Io avvolto dal passamontagna e coperto tutto il corpo per non bruciarmi, tra gli occhiali, ritorno e riconosco alcune tracce di un passaggio. In 3 ore faccio 6 km e mi ritrovo sull'altra sponda, circondato dalle montagne e vulcani che arrivano fino sulla sponda del salar. Spingo perché il percorso e' duro e pieno di cunette che fanno sobbalzare la bici e non voglio rischiare di spaccare qualche cosa. Un portapacchi anteriore e' già rotto e riparato in qualche modo con dei ferri. Continuo verso sud, costeggiando completamente il salar in tutto il suo perimetro come fa un naufrago che cerca una ansa sicura.
Sono molto provato, ma devo continuare fino a tardi perchè qui sul sale non posso piantare la tenda, e' tutto sconnesso, e' duro come il cemento e i picchetti non si piantano. Arrivo esausto su una piccola baia di sabbia, ho fatto solamente 30 km e tira un forte vento.
Quando mi fermo non avverto più la fatica perché tutti i muscoli non sentono il carico della bici e mi sembra di rinascere. Il solito rito, riparare il fornello a benzina dal vento e far scaldare l'acqua per le buste di cibo. Alle 22 e' notte e o sono già coricato e nella tenda ho tutto sotto mano. La gola e' sempre secca e godo quando bevo. I volti della mia famiglia sono come le foto appese e li vedo lampanti e ben definiti fino a che non mi addormento. In tenda a volte la temperatura e' scesa anche a meno 810 gradi, ma io ho tutto il necessario per non patire il freddo.

Ogni tanto esco la notte, sopporto il freddo e ammiro per qualche minuto il firmamento, e' una distesa infinita di puntini luminosi che si perdono nel nero spettrale, quasi vengo assorbito dalla via lattea e nebulose. Sopra la mia testa riconosco sempre la costellazione del guerriero. Il giorno dopo la stanchezza e' generale e così non mi accorgo se sono veramente stanco. Qualche tratto di pedalata mi da entusiasmo e non penso all'acqua che va consumandosi, ma ho la certezza di essere sulla direzione corretta puntando verso il Vulcano Peinado, vedo il suo particolare e inconfondibile cono in lontananza. Continuo nella sua direzione e mai lo raggiungo, il percorso e' molto sinuoso, a volte il sole e' alle spalle e il vento a favore, a volte e' in fronte e il vento mi sputa la sabbia sotto gli occhiali. Le colate di lava che risalgo spingendo la bici, sono fatte di sassi neri che fanno un rumore metallico affondati nella sabbia finissima. Procedo molto lentamente a 4700 m, ansimo e mi fermo spesso dandomi in continuazione dei punti di arrivo, poche decine di m a dir il vero.
Avanzo a piccoli passi scivolando nella sabbia che entra nello scarpone anche se io ho stretto i pantaloni alla caviglia. Testa bassa, guardo solamente 2 m avanti per dare la direzione migliore alla bici. La trascino dal canotto della sella. Non ho grande fretta, so che dovrebbero mancare circa 5080 km 23 giorni, il mio pensiero rafforzato negli anni mi ha fatto capire che muovendosi, anche lentamente fa sempre arrivare.
Bisogna muoversi, fare, costruire, anche lentamente e sicuramente si arriva, si crea, si realizza. Una cosa e' certa se si sta fermi, se si aspetta immobili, non si arriverà mai. Questo e' certo, è sicuro.


Certo ci vorrà del tempo, ma prima o poi muovendosi si arriva al traguardo. Spingo ed e' una fatica estrema che ho cercato e che io amo, e' una sorta di meditazione.
Cerco ora in questo momento della mia vita di trasmettere queste emozioni e pensieri ai miei figli, e mi auguro che crescano sicuri e resistenti a questa grande avventura che e' questa bellissima vita.
Il sole picchia, la quota mi fa ansimare, la gola e' arsa e incollata, mi porto appresso la mia bici, e' indispensabile e' la mia unica sicurezza non la posso abbandonare, la devo curare, fa parte di me, e' la mia scialuppa. Sono un uomo lento che scivola su questa madre natura, un automa, il fisico si muove silenzioso a volte barcollando, la testa accaldata ciondolante, ma la mente attenta, dolce, lo accudisce, non lo spreme e ascolta i suoi problema e le sue necessità, non lo può frustare e buttare allo sbaraglio, sarebbe un delitto, si potrebbe non uscire mai da questo labirinto se ci fosse un danno fisico. L'ho guadagnato con l'esperienza, il fisico ha grande potenzialità se ben allenato, ma il combustibile che lo fa andare avanti integro il più possibile e' la mente: il diamante più prezioso. In ogni giorno di vita, vale questa regola, e questo diamante e' da custodire con grande parsimonia e amore.
Poi, quando ogni passo, ogni spinta, ogni movimento e gesto e' diventato automatico come lo scorrere del tempo di uno orologio, anche la mia mente si allontana da questo controllo e si solleva, galleggia nelle sue sfere, quasi proseguo senza guardare, e' inserito il pilota automatico.
Un uomo, 3 situazioni: un corpo, la mente, e le vibrazioni. Con la mente guardo anche le mie emozioni, i miei amori e li penso intensamente. In questo momento ho raggiunto un grande stato di pace e mi sento fortissimo. Quando valico l'ultimo passo a 4850 m, mi aspetta una discesa tra i sassi e argilla, scorgo vulcani innevati e una pista netta in lontananza capisco di essere verso la fine e di essere arrivato sulla strada principale. Ho con me poco più di un litro di acqua e mi abbandono sdraiato per terra ridendo singhiozzando e piangendo di gioia.

15 km di asfalto per raggiungere Las Grutas a 4000 m di altitudine che e' solamente un posto di gendarmeria di frontiera Argentina e fortunatamente anche dormitorio. Rimango un giorno per recuperare e riesco a scaldarmi un pò d'acqua calda per lavarmi… finalmente.. mi sento pulito.
Oramai so che non e' possibile provare a realizzare il mio progetto sull'Aconcagua. La bici non e' più permessa da qualche anno nel parco per via delle migliaia di persone che vi fanno visita nei 3 mesi invernali, il campo base e' proprio una piccola città senza pace caotica e rumorosa, un vero business in espansione.
La mia idea ora e' provare a raggiungere il Cile, la Laguna Verde che dista solamente 40 km e avventurarmi verso il Vulcano Ojos Del Salados di 6880 m e provarne l'ascensione. Nei mesi di Dicembre e Gennaio ha nevicato molto e quest'anno molte spedizioni anche sull'Aconcagua hanno dovuto rinunciare alla cima.
11 febbraio supero il passo San Francisco a 4750 m e raggiungo la Laguna Verde, dal blu verde intenso situata a 4200 m in una zona aridissima ma magnifica. Qui c'e' una troupe televisiva Brasiliana che sta facendo un documentario e mi fa molte riprese e interviste, vivo un momento quotidiano da protagonista.
Anche qui serve un permesso per salire il Vulcano, io sono un po' disperato perchè viene rilasciato solamente a Copiapo a circa 300 km di distanza. Non ho tempo per fare questi tentativi e ai responsabili del campo dico solamente che farò un avvicinamento in bici al campo base Atacama a 5300 m. In questo escamotage mi aiuta e mi copre una guida argentina, Ramon che accompagna la troupe Brasiliana.
Il 12 febbraio percorro 34 km per salire al campo base Atacama, ho lasciato del materiale alla Laguna Verde e salgo in 5 ore sulla pista tra i ghiacci. Qui ci sono alcuni francesi e americani che hanno tentato la salita ma invano per le cattive condizioni. Ci sono anche 2 alpinisti austriaci con cui faccio amicizia e passiamo del tempo assieme. Io dico della mia idea di salire il vulcano con la guida che risiede qui al campo base dove c'è l'ossigeno per una sicurezza e si alterna con altre guide della Laguna Verde.


Ma mi dicono che se voglio salire con loro non ci sono problemi visto la mia esperienza e la visita fatta con lo strumento per vedere il mio stato di acclimatazione a 5300 m, 84% capacità di assimilare ossigeno e 93 battiti cardiaci. Ok fatto. Domani avanzeremo assieme.
Nella mia tendina la temperatura notturna scende a 4 non e' molto freddo e fuori c'e bufera, sbatte tutto.
Il 13 febbraio preparo il materiale per la salita e mi procuro dei ramponi vecchi. Naturalmente preparo anche la bici. Lascio qui l'altro materiale e mi preparo per salire il campo avanzato a 5800m dove c'e una specie di container con dei posti per dormire. Stiamo bene e in meno di 3 ore saliamo al campo.
Poca roba ma l'indispensabile, cibo, acqua, sacco a pelo e vestiti pesanti per la salita. Io mi sono portato dall'Italia anche gli scarponi da ghiaccio, indispensabili.
Dopo aver mangiato della zuppa e bevuto molto te, la notte passa insonne mentre un'altra bufera e' incominciata. Speriamo duri poco e il vento tanto odiato faccia la sua parte spazzando via le nuvole.
L'appuntamento della sveglia e' alle 3 e ci ritroviamo tutti pronti alle 4 per l'importante salita. Il cielo e' libero e si vedono le migliaia di stelle con la via lattea.
La temperatura varia dai meno 10 15, non e' molto freddo, ma il vento cerca di penetrare insidioso tra i vestiti. Maikol e' un esperto alpinista e fa strada con la sua potente frontale. I passi sono lenti e il fondo e' molto instabile perché sotto la neve c'e' il ripido su ghiaia e ogni tanto si scivola. Il respiro e' affannoso man mano che si sale di quota. Il vento fa barcollare e ogni tanto mi viene un freddo da far male ad un piede. Passo dopo passo si sale tutti e tre assieme un po' distanziati. Io sono ultimo e vedo queste2 piccole luci avanzare a ritmo regolare e lento. Sempre più lenti,mi manca il fiato e mi fermo spesso a bocca aperta cercando più ossigeno possibile con i battiti cardiaci che salgono sempre più.

Conto i passi piegato in avanti, ogni 20, 40, 50 mi fermo appoggiato sul ginocchio, sembra non salire mai. Quando il battito sembra buono riprendo per altri piccoli 20 30 passi, poi nuovamente piegato sul ginocchio, sbadiglio. Il cielo e' bellissimo, ma il vento ogni tanto ti taglia forte il viso con spolverate di neve. Si respira a bocca completamente aperta sotto il passamontagna. Non ho freddo al corpo,qualche volta alle mani ma muovo le dita nelle moffole e subito riprendono calore. Continuo pianissimo dondolandomi ad ogni passo esaliamo a zigzag. Sembra un percorso collaudato, non e' tecnico.
Arriviamo su un ghiacciaio abbastanza ripido che fa da traverso per raggiungere l'altro versante. Scivolare qui vorrebbe dire arrivare infondo per diverse centinaia di m. Non si sa in che condizioni.
L'attenzione e' ai massimi livelli. Dobbiamo mettere i ramponi. E'un'impresa, i meno 12 e il vento che soffia forte li fa abbassare ulteriormente, mi devo togliere le moffole e mettere i guanti di lana cotta che hanno le dita libere per lavorare meglio. Faccio fatica a mettere i ramponi con le cinghie che avevo già preparato al campo. Tremo per il dolore alle dita, e spesso alito forte e metto le mani in tasca. Si sta alzando l'alba e si intravede una linea arancione nel buio. Attraversiamo il ghiacciaio per qualche centinaio di m. A volte lo strato e' duro, a volte si rompe una lastra sopra e si sprofonda fino alla vita. E' faticosissimo prendere condizione. Il vento lancia delle forti raffiche. Non mi sento padrone di me stesso.


Mi sento come strattonato a volte spinto violentemente. Non vedo l'ora di essere fuori da questa situazione.
Controllo in continuazione i ramponi. Le cinghie una volta rosse ora sono di un colore rosa spento, sono vecchie e un pò marce, una l'avevo strappata al campo avanzato quando li preparavo. Sono l'unica mia sicurezza per progredire sul ghiacciaio. Li controllo in continuazione. Le cinghie non devono allentarsi. Camminiamo ancora più lentamente. Il vento fa barcollare e cadere 2 volte Maikol davanti a noi, lui grida, probabilmente bestemmia. Non riesco a capire per il sibilo del vento. Lui si gira e ci guarda. Sembra voler dire qualche cosa, e' indeciso. Siamo in mezzo al ghiacciaio e spegniamo le frontali, il panorama sotto e' uno orizzonte aperto di cime inferiori. Non ho mai assistito ad una realtà simile, mi si inumidiscono gli occhi. La natura e' li che si mostra senza reazioni,impassibile si mostra come e' realmente. E' solamente da accettare nella sua semplicità. Arriviamo sull'altro versante, ora camminiamo sul misto e mi sento un po' più sicuro. Ma il vento sembra aver rafforzato la sua energia. Siamo tutti e tre vicini su una piccola sosta comoda e piatta. Ci parliamo ma non ci sentiamo. Torniamo indietro! Il vento e' proprio frontale e le raffiche forti sono improvvise. Maikol ci guarda negli occhi e a malincuore scuote la testa. La cima è li, a vista, siamo a 6600 m alle 8:25 in pieno giorno.
Muove ancora la testa e ci supera in discesa con gli occhi tristi. Poche parole, non si girerà più per qualche centinaia di m. chissà cosa passa nei suoi pensieri. Io guardo ancora una volta in alto mentre la neve mi passa sul volto e ritorno sul ghiacciaio.


Non sono triste, la forza e' accettare, non e' successo nulla che abbia modificato il mio stato di forza. La rinuncia fa parte dello star bene e della grandezza dell'uomo.
Ritrovo la bici che avevo lasciato a 6000 m e volo al campo base Atacama a 5300 in 16 min. Poi via ancora alla Laguna Verde dove mi immergo nelle sue acque termali caldissime. Ho già recuperato, che la mia idea è ritornare il prima possibile a Las Grutas. Sto bene e le gambe girano, 80 km fatti in bici e sono su una branda. Penso volentieri a me stesso.
Si, forse sono bravo, bravissimo per alcuni, ma so che la mia forza e' accettare tutto di me stesso. E riconoscendo di non aver perso nulla, nelle apparenti sconfitte ho guadagnato tanta ricchezza.
15 febbraio Sono passati circa 1200 km e 14000 m in salita 14500 m in discesa.
Lascio le alte cime e mi butto tutto d'un fiato per 180 km verso questo piccolo villaggio di Fiambala a 1500 m di quota, la strada e'asfaltata, naturalmente il vento mi fa compagnia, ma io insisto e
alle 22:30 quando e' buio fitto sono in un comodo dormitorio.
"Quello di scendere con la bici da una grande montagna era un sogno che rincorrevo da anni ed ora e' rimasto ancora un bellissimo sogno,forse era un'utopia, che mi accompagnerà probabilmente per il resto della mia vita e sarà difficile da cancellare, nelle mie notti al caldo sotto le coperte".

www.mauriziodoro.it
 

 

SOS Problemi in vacanza?

- vacanza rovinata
- bagaglio smarrito
- diritto del turismo
- altro

Newsletter
Ricevi HTML?
Diritto del Turismo
Subacquea
Studio Legale
Divorzio
Tot. visite contenuti : 10202903
Viaggi e Relax

Original design by Webdesign Erfurt - Administration and Review by Marco Daturi - Daturi.com mantained by Laura e Luigi

Erfurt live leer
Viaggi e Relax Viaggi e Relax Viaggi e Relax