Partiamo io e Paola, a lei una vacanza per ricominciare e io un viaggio per scoprire le mie origini in Argentina.

23 gennaio: già isteriche di risa, appena giunte a Madrid, addentiamo una merendina, il pranzo è custodito nello zaino ed io rivivo l'emozione dell'essenzialità unita al sangue libertino delle mie origini emigranti. Giungiamo alle 6.40 locali del 24 mattina a Buenos Aires, testimoniando le 11 ore di volo circa con questa immagine.

L'arrivo

24-27 gennaio, Buenos Aires
Siamo scese ad Ezeiza, fa molto caldo ma l'impegno più grande è riconoscere la mia ignota famiglia. C'è una donna anziana con un cartello su cui è riportato il mio cognome ed ecco l'incontro per la prima volta; la zia Amelia, emigrata negli anni '60 dalla Calabria, ha vissuto tutta la vita qua, ad Avellaneda, nella periferia di Buenos Aires con la vana speranza di poter tornare un giorno …così io le porto un pezzo di Italia!
Trascorriamo i primi 3 giorni, fra impegni familiari e alla scoperta di Buenos Aires; non siamo molto libere, la zia ha paura della città quindi ci fa muovere grazie ad un remis di fiducia (tassista di quartiere).
Riusciamo a scoprire la bellezza e la decadenza allo stesso tempo di questa città, visitando il centro, i quartieri di Palermo piccola e grande, dove vivono i ricchi e gli artisti, Recoleta, St. Telmo, Puerto Madero e il colorato La Boca, furono gli Italiani emigranti a renderlo così per identificare la zona in cui riconoscersi; qua c'è lo stadio, inutile spiegare il 'credo' del mito calcistico del 'pibe', basta attraversare la zona per farsi suggestionare.
Buenos Aires trae in inganno, la cura e la bellezza di alcune zone è in netto contrasto con l'animo decadente, il dolore espresso dalle madri ogni giovedì della settimana, in cui protestano in Plaza de Mayo per i loro desaparecidos e i bambini che giocano a calcio sotto i pilastri delle strade di percorrenza sopraelevate e poi rientrano nelle loro baracche.
Non si parte da B.A. senza aver visto il tango, così conosciamo lo stimabile promoter del locale Michelangelo-Catedral del Tango, dove ci gustiamo una serata di appassionata storia dei Porteños che narrano vizi e virtù.

Baraccopoli Portena

28-31 gennaio, Iguaçù
Ammiriamo dall'aereo le splendide Cataratas de Iguaçù arrivo previsto ore 11.45; abbiamo lasciato la zia Amelia per poter conoscere questi luoghi a nord-est del paese; visitiamo la comunità locale che parla ancora il guaranì lingua antichissima; di loro non mi nego neanche il cibo, assaporiamo i loro tuberi e il pane fatto con acqua dal colore poco appetibile, ma siamo fornite di enterogermina; la nostra guida ha un nome che in guaranì è impronunciabile, gli è stato dato dallo sciamano il quale guida e cura gli spiriti, decide il loro destino come uomini, compreso il nome, il suo significa 'colui che guarda il sole'. Le case sono di canne e fango con ragnatele per difendersi dai fastidiosi mosquitos, la loro età media di vita è circa 55 anni e cacciano gli armadilli e altri animali attraverso trappole (trapas) e utensili di loro fabbricazione; trovo spiacevole la trappola per i pajaros (uccellini) ma rispetto la loro cultura.

Bambini guaranì

Si ha la sensazione di essere al centro del mondo, durante il percorso in catamarano abbiamo sostato al centro dei tre stati, Brasile, Paraguay e Argentina. Tale sentimento di grandezza si prova anche di fronte alla caduta delle cascate. Impareggiabile la veduta dal percorso chiamato Garganta del Diablo e divertentissima la 'Gran Adventura' dove ci hanno condotto fin sotto le cascate. Abbiamo apprezzato la visione dalla parte brasiliana, Foz do Iguaçu, bello il percorso ma meno divertente la visita per la Represa de Itaipù, tanto consigliata…ma non essendo due ingegnere abbiamo fatto fatica ad apprezzare una diga!
Il Parque Nacional do Iguaçu presenta molte forme animali e vegetali curiose, ho potuto vedere anche un tucano!

Cascate Iguaçù

1 e 2 febbraio
Di nuovo a B.A. a raccontare tutto alla zia; lei nelle giornate prepara carne a volontà, la pasta mai perché costa molto, fa la pizza e si ricorda molte ricette calabresi. Inoltre ascolta ogni domenica mattina una stazione radio dove trasmettono canti italiani degli anni '50 e lei parla un castigliano misto calabrese fantasioso.
Il nostro viaggio continua e partiamo verso l'Uruguay; incontreremo gli amici che ho lasciato due anni fa nel precedente viaggio.

3-10 febbraio, Montevideo, Punta del Este.
Il traghetto percorre il Rio de la Plata e ci porta verso Colonia; con Paola riprendiamo ogni cosa; da Colonia con un autobus fino al terminal Tres Cruces di Montevideo, l'emozione del ritrovo è forte. L'accoglienza è stata come sempre calorosa, offrono subito una doccia a casa di Leonardo e un 'mate' con bizcochos de 'pan grasa'; girovaghiamo per Montevideo con Mauro e Leonardo, aspettando la sera.
La compagnia e l'ospitalità degli uruguayani è impagabile, e sentiamo una piacevole vicinanza culturale; una notte là e poi subito verso Punta del Este, località turistica dove Alicia e Paco ci aspettano nella loro casa. Stare qua è così piacevole che ci fermiamo quasi una settimana; Alicia ospita alcuni dei bambini dei quali è madrina, con loro abbiamo visitato Punta Ballena, S. Ignacio, Piriapoli e l'isla de los lobos (leoni marini); il tempo scorre ed il nostro aereo è a Buenos Aires. Torniamo a Montevideo per una notte e per salutare gli amici.

Casa Pueblo, Punta Ballena

11 e 12 febbraio
Le valigie sono preparate, e questi due ultimi giorni con la famiglia devono essere gustati. Avellaneda è povero, ma le persone si conoscono e riconoscono in questa piccola comunità. Raccontiamo tutto ciò che abbiamo visto, la zia mi lascia alcune vecchie foto di mia nonna e della Calabria tradizionale. Trovo qua un pezzo della mia storia e fra il 13 e il 14 febbraio viaggiamo verso Pisa, dove trovo all'uscita il suo continuo.