La Clamidia è una malattia sessualmente trasmissibile
tra le più comuni, causata da un batterio, Chlamydia trachomatis. Anche se le
manifestazioni sintomatiche sono molto leggere, tanto da non essere spesso
riconosciute dalle persone che ne sono colpite, può essere comunque causa di
seri danni all'apparato riproduttivo femminile, fino a dare infertilità. Nella
maggior parte dei casi l'infezione interessa le donne, soprattutto le
adolescenti e le giovani donne sessualmente attive.
Trasmissione
La Clamidia si trasmette attraverso i rapporti sessuali di ogni tipo,
vaginali, anali e orali. Una donna infetta può però trasmetterla, attraverso il
parto, anche al figlio neonato, causando un'infiammazione agli occhi e
all'apparato respiratorio. E' infatti una delle prime cause di congiuntivite e
di polmonite nei neonati.
Se non trattata, l'infezione può progredire causando conseguenze sia a breve che
a lungo termine, che possono, come i sintomi, rimanere 'silenti'. Nelle donne,
la manifestazione più tipica dell'infezione è l'infiammazione pelvica (pelvic
inflammatory disease, PID) che interessa quasi la metà delle donne che non hanno
seguito alcun trattamento. La PID può causare danno permanente alle tube,
all'utero e ai tessuti circostanti, con conseguente dolore cronico, infertilità
e possibilità di gravidanze extrauterine. Le donne affette da Clamidia hanno una
probabilità di rischio di contrarre il virus dell'AIDS cinque volte più alta.
Gli uomini di solito non subiscono danni permanenti, anche se un recente studio
pubblicato da un'equipe svedese afferma che esiste una correlazione tra
l'infezione di Clamidia negli uomini e la loro sterilità. A volte però
l'infezione può interessare l'epididimo, causando dolore, febbre e, in qualche
caso, sterilità.
Molto raramente, l'infezione può avere conseguenze più serie, come una forma di
artrite accompagnata da lesioni epidermiche e infiammazione agli occhi e
all'uretra, una condizione definita sindrome di Reiter.
Sintomi
La Clamidia è definita una infezione silenziosa, perché nella grande
maggioranza dei casi i sintomi non sono evidenti, e se si manifestano è
solitamente da una a tre settimane dopo l'infezione.
Nelle donne, il batterio infetta la cervice e l'uretra, causando perdite
vaginale anomale o una fastidiosa sensazione di irritazione. L'infezione si
espande poi alle tube, causando in alcune persone dolori addominali al basso
ventre, alla schiena, nausea, febbre e perdite sanguinolente anche al di fuori
del ciclo mestruale. Dalla cervice, l'infezione può eventualmente espandersi al
retto.
Negli uomini, i sintomi possono manifestarsi come perdite dal pene o come
sensazione di irritazione e prurito. Raramente, si hanno infiammazioni e
ingrossamento dei testicoli.
Se trasmessa attraverso un rapporto anale, la Clamidia può infettare il retto e
dare dolori, perdite e sanguinamenti. Se trasmessa attraverso un rapporto orale,
può infettare la gola.
Prevenzione e trattamento
Date le possibili serie conseguenze 'silenti' dell'infezione, viene raccomandata
una prassi preventiva con screening annuale per tutte le donne sessualmente
attive sotto i 25 anni di età, o per le donne più vecchie che cambino
frequentemente partner sessuali, e per tutte le donne in stato di gravidanza.
Numerosi studi, secondo i CDC americani e il servizio di salute pubblica
britannico, correlano la prassi dello screening alla riduzione della probabilità
di PID.
La Clamidia è identificata grazie a due tipi di test in laboratorio, sia dal
prelievo di tessuti infetti che da un campione delle urine.
Data la natura batterica dell'infezione, la Clamidia è trattabile con
antibiotici. Oltre al soggetto interessato, è necessario che anche tutti i
partner sessuali vengano testati per la presenza del batterio ed eventualmente
trattati. Il rischio di re-infezione in pazienti esposti a soggetti infetti è
molto elevato, e aumenta notevolmente la possibilità che le conseguenze
dell'infezione siano molto serie. Le persone infette dovrebbero astenersi da
qualsiasi attività sessuale ed effettuare un nuovo test tre-quattro mesi dopo la
cura. L'uso di preservativi riduce notevolmente il rischio di infezione.
Fonte:
EpiCentro, sito web
del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute
dell'Istituto superiore di sanità.
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