Poche righe, ricordo di un'immersione notturna nella Baia
del Silenzio, luogo magico e remoto, regno del Mare, del Silenzio e di Fate
nascoste.
Il momento migliore per incontrare le fate, si sa, è l'imbrunire: le leggende
non mentono, ovunque ci si trovi si può vedere come la vita si fermi per un
attimo, quando il sole tramonta, quasi tutto il mondo, le forze della natura e
quelle dell'uomo, volessero salutarlo augurandogli buon viaggio.
Si rimane sospesi, all'imbrunire, e chi ha vissuto di giorno si ritira per
lasciare spazio a chi si risveglia.
Esiste un posto, una baia piccola dedicata al Silenzio, che durante le calde
giornate estive di silenzioso ha ben poco.
Durante il giorno le voci tintinnanti dei bambini che sguazzano nell'acqua
tiepida e tranquilla, quelle allegre e vitali dei giovani, i richiami secchi
delle madri, sovrastano lo scroscio del mare e la voce dei suoi abitanti:
neppure i gabbiani stridono nel loro eterno chiacchiericcio, preferendo rimanere
al riparo in attesa di ore più tranquille e fresche.
In acqua pochi pesci, che schivano i bagnanti, come fa a terra il Vecchio
Marinaio, affacciato al balcone di casa o nascosto agli angoli delle strade
quasi temesse di essere lui pure calpestato dal mare di folla.
Ma al tramonto, nel magico istante in cui il mondo si tinge di blu, avviene ogni
giorno un miracolo: la folla, ed il suo rumore, si dissolve in poche sporadiche
ombre, che scompaiono rapide e furtive come fantasmi.
Solo un Bimbo dagli occhi attenti e liberi si ferma un attimo in più, attratto
da un'immagine argentea, comparsa forse per un attimo sulla superficie del mare:
un'illusione, uno scherzo del tramonto, probabilmente, ed anche il Bimbo dagli
occhi attenti se ne va richiamato dalla mamma, proprio nel momento in cui il
Vecchio Marinaio lascia la sua sedia e raggiunge la spiaggia, a salutare il
primo pesce volante della sera, che, seguito da molti altri, inizia la sua corsa
sulle onde.
Altri marinai raggiungono il primo: i loro saluti brevi, scontati, come di
vecchi amici, sono per un attimo le uniche voci umane.
Poi, eccolo: il Silenzio, che riprende possesso di ciò che è suo.
Ed ecco, con la luce che diminuisce, altre presenze compaiono di soppiatto: sono
gli Amanti del Silenzio e del Mare, le romantiche coppie, gli anziani, tutti
coloro che, veri sognatori, sanno di trovarsi nel momento magico in cui gli
unici padroni sono Mare e Silenzio.
Nessuno disturba: tutti guardano verso l'orizzonte, sospesi, come in attesa di
un evento desiderato; tutti ascoltano, cercando di scorgere la Voce della Fata
del Silenzio, ma lei non ama mostrarsi, e la sua voce rimane sommessa, confusa
con lo sciacquio delle onde, con il chiacchiericcio di un vecchio con altri
vecchi: solo il Vecchio Marinaio giura di aver sentito, tanto tempo fa ed in una
sera simile a questa, una melodia dolce e remota risalire dal mare, là, proprio
sotto l'Annunziata.
Solo il Vecchio Marinaio, appunto, e, si dice, qualche visitatore fortunato ed
abbastanza temerario da congiungersi con il Mare lasciandosi inghiottire dal suo
buio misterioso in cui i suoi abitanti intrecciano Voci e storie.
Clac... uno scatto, un rumore secco: una pietra si è mossa, ed il piccolo
scorfano rosso ha fallito l'attacco al più grosso tordo: un'occasione perduta, e
già diventa difficile scorgere gli interpreti di questa scena, l'uno già lontano
e l'altro immobile e nascosto tra le alghe.

Sospesi ed eterei come anime nella notte, piccoli branchi di acciughe compaiono,
spettrali presenze appena illuminate dalla torcia: indifferenti fino all'ultimo,
spariscono in un guizzo inghiottite dalle tenebre per ricomparire pochi metri
più in là, solo lo spazio necessario per sentirsi nuovamente al sicuro.
Dentro un pertugio, lo sciarrano si concede il riposo notturno: tutta la sua
vita si è svolta di giorno, ed ora lui si tiene in disparte, lasciando la scena
ad altri interpreti, pronto a riprenderla al sorgere del sole. Diafani e quasi
invisibili, i piccoli polpi protetti dal buio attendono sul fondo una presenza
che richiami la loro attenzione; non gradiscono che la luce li disturbi, e vi si
sottraggono prontamente sparendo in lontananza.
Dalla sabbia, compare inatteso un occhio: il pesce lucertola, quasi invisibile
ed immerso nella sabbia, rivela difficilmente la sua presenza inquietante.
Attacco o difesa? Entrambi: la sabbia gli consente di nascondersi sia alle prede
ignare che a predatori malintenzionati.
Quanta vita, sul fondale: tutto si svolge quasi al rallentatore, nel silenzio
più assoluto... una sensazione strana, quando si è abituati al rumore continuo,
che accompagna ogni azione e non abbandona mai. Quasi quasi si sente il rumore
dei propri pensieri...

E d'un tratto, eccola: esile e sottile, con i capelli mossi dalla corrente,
fluttuanti come in un misterioso vento sottomarino. Diafana, con un lungo abito
trasparente dai tenui colori pastello, che si svela man mano che ci si
avvicina... è lei finalmente, la Fata del Silenzio, la regina della Baia che
dopo tanto attendere si svela: saldamente ancorata ad uno scoglio, l'Alicia
Mirabilis mostra la sua grazie e la sua bellezza, presenza insospettabile
per i rumorosi bagnanti del giorno.
Sarà per questo che lei, la Fata, si nasconde alla luce, rivelandosi solo a chi
la cerca nel suo regno notturno: anche il tempo, al suo cospetto si ferma.
Ma lei, per quanto magnanima, non tollera per troppo tempo presenze estranee,
soprattutto nelle ore in cui il rumore del respiro è sufficiente a turbare la
magia che lei stessa infonde.

Ed il visitatore se ne va, lasciando il regno della Fata per tornare a quello
delle Voci: uno stormo di gabbiani stride, contendendosi chissà quale preda.
Il vecchio marinaio è ancora seduto vicino alla spiaggia, solo. Anche se non
l'ha mai vista, anche se ha solo udito un canto lontano, lui sa che Lei è là,
sotto l'Annunziata.
Guarda il mare, guarda il visitatore, sorride.
E non chiede nulla.
Un racconto di Alessia Comini
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