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Un piccolo gioiello del Mediterraneo PDF Stampa E-mail
Scritto da Alberto Gallucci   

Sono un po' stanco, avendo viaggiato tutta la notte sul traghetto che da Pantelleria mi ha portato a Trapani. Quando però, mentre sto facendo il biglietto dell'aliscafo per Marettimo mi suona il cellulare e Fabio mi chiede se la barca che sta uscendo per le immersioni deve aspettarmi, con entusiasmo gli rispondo di si, sarò lì tra un'ora pronto a cominciare questa nuova avventura subacquea!
Sono reduce da stupende immersioni nelle trasparenti acque dell'isola di Pantelleria, ma la voglia di tornare al più presto in quello che Cousteau definiva il mondo silenzioso fa si che, dopo essere sbarcato da un minuto sull'isola, io salga con tutti i miei bagagli appresso sulla barca del Marettimo Diving Center e vesta la bombola a me assegnata...con ancora lo zainetto sulle spalle!
Tempo neanche un'ora e sono sott'acqua, poichè la nostra meta, l'orlata San Simone, dista meno di mezzo miglio dal porticciolo.
La prima cosa che mi colpisce è il trovare le gorgonie rosse (paramuricea clavata) a soli venticinque metri di profondità: dapprima piccole, man mano che scendo diventano più grandi e più belle. Il colpo d'occhio di un canyon dalle cui due pareti affacciano questi rossi ventagli è memorabile. Una gialla leptogorgia sarmentosa contribuisce a colorare questo giardino, abitato da piccole aragoste, cernie brune che cercano di nascondersi negli anfratti della roccia e buffe vacchette di mare (peltodoris atromaculata).

Nel pomeriggio siamo a punta Martina dove, dopo un bagno di sole e uno spuntino, siamo pronti per la seconda immersione. Su un pianoro ad una decina di metri di profondità si apre un "buco", detto il camino: un passaggio che conduce dieci metri più in basso ad una bella grotta, nella quale sotto forma di grande chiarore subito si evidenzia l'uscita. Le pareti sono tappezzate di colorate spugne, briozoi e parazoanthus. In un angolo, parzialmente coperta di sabbia, è adagiata una torpedine (torpedo marmorata) con questi occhi che sembrano piccoli telescopi. Una sinuosa murena attraversa velocemente la grotta passandoci vicino.
All'uscita ci accoglie una lepre di mare (aplysia depilans) che con morbidi movimenti si posa su un'alga, suo nutrimento, e si lascia ammirare.
Solo alla fine della giornata faccio conoscenza col paese di Marettimo, l'antica Hiera, quando lo attraverso per raggiungere la mia abitazione. Le case, concentrate ai piedi del monte Capararo, sono tutte bianche e basse, con porte e finestre dipinte di azzurro e abbellite da grandi quantità di bouganville. Altre pennellate di colore si devono alle numerose barche di pescatori che, galleggianti sull'acqua trasparente o tirate in secca, popolano festose i due approdi dell'isola.

Quando le ombre della sera hanno il sopravvento e la luce elettrica si sostituisce, ahimè, a quella del sole, faccio un'altra piacevole conoscenza, questa volta seduto davanti ad una tavola apparecchiata: il pesto trapanese, che condisce una pasta fatta in casa ma anche un trancio di pescespada e si candida a rimanere a lungo nella memoria delle mie papille gustative.
La luce accecante dei raggi del sole riflessi dai bianchi muri che delimitano le stradine del paese mi accompagna nel percorso mattutino fino alla barca, forse il momento più bello della giornata, ricco di aspettative per le imminenti immersioni. Aspettative quasi sempre mantenute.

Punta Bassana diventa presto la meta preferita delle nostre immersioni: ce ne sono tre o quattro davvero splendide. Il lato nord ha una parete quasi totalmente ricoperta di madrepora arancione (astroides calycularis), e le prime gorgonie rosse compaiono già a venti metri di profondità. Ci sono anche gorgonie gialle (eunicella cavolinii) e bianche (eunicella singularis) e scorgo un bel ramo di un corallo molle color porpora, l'alcyonium acaule. Nel blu danno spettacolo dentici e banchi di centinaia di saraghi. Lo scoglio cavo, anch'esso ricoperto di gorgonie, ospita anche numerose spugne composte da arancioni digitazioni ramificate (axinella polypoides) e aragoste, oltre a un' àncora in ferro e una litica, l'una vicina all'altra. Discorso a parte merita lo scoglio esterno di punta Bassana.
Lo si raggiunge a trenta metri di profondità e la sua parete termina una quindicina di metri più in basso. Trovo molta corrente in superficie e devo scendere tenendomi alla catena dell'àncora. Ne vale la pena. Mi imbatto in un meraviglioso giardino di gorgonie, tra cui sonnecchiano grossi scorfani rossi e gronghi dagli occhi blu.

 
Non mi pare vero: tra le rosse paramuricee c'è un ramo completamente giallo! A volte sfumano in giallo limone alle estremità, ma tutte gialle sono una vera rarità. Giallo è anche un vero e proprio cespuglio di falso corallo nero (gerardia savaglia) poco più in là.

 

 


Molte tane sono popolate da cernie e baffute musdee. Dopo un'immersione così si fa volentieri anche la lunga decompressione nel blu. Una volta tornati in barca Fabio mi chiede : hai visto il tritone? Mi paralizzo. Non lo avevo visto, e ci avrei tenuto tanto.... Mi tolgo la muta e mi isolo in un angolo, arrabbiato. Dopo una mezz'ora il buon Fabio viene a dirmi: dai, torniamo giù solo io e te. Non credo di aver indossato mai una muta tanto velocemente. La corrente in superficie è aumentata, ma è più forte la voglia di andare a vedere 'sto tritone. Arriviamo a quaranta metri e...voilà, in una spaccatura circondata da gorgonie rosse si palesa il grosso mollusco (charonia rubicunda), dietro al quale cerca di nascondersi una murena. Scatto una ventina di foto prima di tornare a malincuore in superficie.



Avevo molto sentito parlare della grotta della Cattedrale, ora finalmente vado a vederla. Sono quasi emozionato. In breve giungiamo al suo ingresso, a trenta metri di profondità. Siamo sei subacquei e riusciamo a tenerci ben sopra la sabbia, in modo da non creare sospensione. Man mano che ci addentriamo nella profonda cavità la meraviglia, lo stupore, l'incredulità aumentano. Sembra di entrare in un mondo di fate: colonne centrali e laterali, alcune più grosse altre più sottili, stalagmiti e stalattiti di vario calibro attraversano la grotta. Arriviamo fino in fondo a questa incredibile caverna, lunga oltre cento metri, e quasi non vorrei tornare più indietro, tanto fatata e insolita è l'atmosfera. Ci sono anche resti fossili di tartarughe.
Tornando indietro si intravede il chiarore dell'uscita che si fa sempre più grande. Una magnosa (scyllarides latus) sulla volta della grotta sembra ne sia il guardiano.
A tutto questo ripenso oggi seduto sul divano di casa, davanti al computer, e il cuore batte un po' più forte nel ricordo.

 

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