L'idea di tornare in Africa, con le nostre macchine, ci era venuta in mente non
appena rimesso piede sulla nave che ci riportava a casa dopo il giro in Tunisia.
Avevamo pensato subito alla Libia, ma con tutte le difficoltà e le cose che ci
sono da sapere per organizzare bene un viaggio del genere, avevamo anche pensato
che come prima volta forse era meglio aggregarci ad Umbi, che di Africa se ne
intende molto più di noi, per cui eravamo arrivati nei mesi successivi anche a
fare delle date precise (le prime settimane di Novembre) ma poi per un
improvviso quanto inatteso problema di Umbi, la cosa dovette essere purtroppo
rimandata ma, non potendo ormai più 'tirarci' indietro, alla fine decidemmo di
andare comunque, magari subito dopo Capodanno, provando ad organizzarci tutto da
soli; tanto prima o poi da qualche parte si deve pur cominciare
no?
Quindi Paolo si attivò per trovare la giusta agenzia per avere l'invito in
Libia, noi a Roma ci attivammo per i visti, cominciammo a stilare un itinerario
di massima, insomma eravamo in ballo.
Così il 10 Gennaio 2005, ancor prima dell'alba, mi ritrovo con la Land bella
carica alla volta di Genova, ho appuntamento con gli altri verso mezzogiorno a
Genova.
Io verrò ancora una volta con il mio compagno di Chott Sergio, mia moglie anche
stavolta purtroppo non può, ma la prossima
Alle 04:00 Sergio mi viene a prendere, carichiamo la cambusa, gli zaini e le
ultime cose ed alle 05:00 siamo già sull'Aurelia.
Il tempo è brutto e fa freddo, io tra l'altro non mi sento ancora in forma, il
viaggio di Natale che ho fatto a Bali, lo tsunami miracolosamente sfiorato, il
jet-leg ed un paio d'impegni di lavoro incastrati nei giorni immediatamente
precedenti alla partenza, mi rendono un po' stonato, mi fa male anche una spalla
e con l'intestino, dopo il cibo indonesiano, non c'ho ancora fatto pace. Poi
non riesco a togliermi dalla mente le immagini di tutti quei morti in Indonesia,
insomma sono una mezza chiavica.
Alle 11:00 siamo a Genova in fila per l'imbarco (GNV) non c'è tanta gente, gli
altri stanno arrivando, Paolo si presenta così addobbato: scarpone tattico
riesumato dal baule del nonno, pantalone alla zuava, camicione tovagliato di
flanella rossa, maglione di lana da signora (smesso da sua moglie) di colore
indefinibile con lunghissima zip sul lato destro del collo, vistosissimo
giubbotto di piuma d'oca da sci anni '70 multicolore, ''si sa mai ci si perdesse
nel deserto', occhialone da sci arancione effetto Star-Trek e cheche berbera a
mo' di boa di struzzo intorno al collo. Pier arriva con un po' in ritardo e non
ha ancora trovato le marche per il passaporto, ma è l'unico perfettamente
vestito da vero Sahariano, Letherman d'ordinanza ed accendino zippo ad
estrazione rapida alla cintura, indosserà per tutto il viaggio i suoi
innumerevoli e variopinti cheche.
L'inevitabile rottura dello scalo a Malta questa volta ci tocca all'andata, ma a
dirla tutta, quasi quasi mi fa piacere, così potrò finalmente riposare e
riprendere un po' di forze.
Appena arrivati a Malta (11-Gennaio-2005, alle 16:00), faccio l'errore di
riaccendere il telefono e mi avvisano che il 27 devo stare a Milano per un
impegno improrogabile di lavoro, per cui essendo il giorno in cui dovremmo
imbarcare per tornare in Italia, ecco il primo problema. Soluzione: Sergio dovrà
riportare la Land a Roma da solo, io me ne tronerò in aereo, gli amici a questo
servono.
12-Gennaio-2005
Tunisi-Zarzis 504 km
Arriviamo a Tunisi alle 10:00, sappiamo che dobbiamo dichiarare di non possedere
ne CB ne GPS, ma un doganiere viene da me e mi dice in modo ammiccante 'scriva
che ha un CB ed un GPS' come ad intendere '
a more' nun ce provà!!!!!' e così
forse un po' intimoriti dall'austerità della divisa, come due fessi ci
ritroviamo a farci piombare il CB ed il GPS, poco male tanto Pier ha due CB ed
in Tunisia il GPS per arrivare alla frontiera Libica non serve di certo.
Schizziamo con una tirata di 504 km fino a Zarzis sulla costa sud, ad un
centinaio di Km dal confine, arriviamo giusti giusti per la cena abbiamo una
prenotazione all'hotel Zarzis, appunto.
Albergo così e così.
13-Gennaio-2005
Zarzis-frontiera-Ghadadmes 642 km
Partenza alle 08:30, sotto un cielo plumbeo che non annuncia niente di buono.
Infatti dopo un po' siamo in mezzo ad una pioggia torrenziale avvistiamo dei
fenicotteri nelle paludi che s'incontrano sulla strada per il confine, alle
10:00 siamo alla frontiera, per paura che ci fottano vino ed alcolici, senza dei
quali qualcuno non sarebbe nemmeno partito, abbiamo escogitato un tranello,
furbescamente abbiamo travasato quest'ultimi in bottigliette di Pepsi, bottiglie
di latte opache, coca cola, la grappa sembra acqua per cui vanno bene le
bottiglie d'acqua. Ovviamente non gliene frega niente a nessuno, passiamo
tranquillamente la dogana, ma son sicuro che se non l'avessimo fatto, il
perfettino di turno lo beccavamo sicuramente noi.
Finalmente conosciamo i ragazzi dell'agenzia libica che ci accompagneranno per
tutto il giro, ci sembrano svegli, hanno fatto già le pratiche per le targhe
libiche il giorno prima, così in un'ora e mezza siamo finalmente in territorio
Libico.
L'idea è di fare un campo subito dopo Nalut, sulla strada per Ghadames, ma visto
che ci siamo sbrigati alla frontiera, decidiamo di tentare di arrivare
direttamente a Ghadames e di prendere un alberghetto, così guadagnamo un giorno
sulla tabella di marcia. Messi 108 litri di gasolio per 13 dinari libici (non
male), alle 15:45 siamo a Nalut, la strada s'inerpica con dei bei tornanti sulla
montagna ed il panorama si fa interessante, alle 19:00 siamo a Derj, posto dove
torneremo il giorno dopo per prendere la pista che parte ad Idri, non fa proprio
caldo ci sono solo 11°, alle 20:30 arriviamo nella mitica Ghadames, crocevia di
mille carovane nei tempi che furono, temperatura 6°, fa decisamente freddo, oggi
ci siamo sparati ben 642 km, detto così sembrerebbero tanti ma si possono fare
tranquillamente, anche perché subito dopo Nalut si comincia ad avvertire la
presenza del deserto ed essendo ancora freschi e vogliosi di assaporarlo, il
tempo passa velocemente ammirando paesaggi sempre diversi e sparando cazzate al
CB, Pier in questo caso fa da padrone.
Cena ad un ristorantino locale speriamo bene per la mia pancia, mi sto appena
riprendendo dal cibo indonesiano....
14-Gennaio-2005
Ghadames- I Campo pista - Idri 174 km
Sveglia alle 07:30 fa un freddo cane 2° è tutto ghiacciato e c'è pure un po' di
nebbia.
Visita alla città vecchia, da non perdere assolutamente! Qui è tutto un dedalo
di viuzze molte coperte per proteggersi dal sole durante la stagione calda, c'è
un'atmosfera magica, un vecchietto per 2 dinari a testa ci fa visitare una casa
accroccata per i turisti, ne vale la pena. Si respira un'aria di profonda pace e
serenità, ma immagino il caos che doveva regnarvi quando era abitata ed era
ancora il famoso centro carovaniero.
Facciamo acqua e la spesa per i prossimi tre giorni, vorremmo arrivare a Idri
passando per la pista che parte da Darj (circa 550km)
Partenza da Ghadames ore 12:00, ci fermiamo a Darj per fare gasolio ma,
sorpresa, non ce n'è, è finito (succede), io fortunatamente avevo rifatto il
pienone prima di arrivare a Ghadames (col secondo serbatoio arrivo a quasi 300
litri) ma gli altri hanno un'autonomia di 150 litri che dovrebbe bastare ma
bisogna comunque trovarlo, le guide si organizzano per rimediarlo da amici ci
vorrà parecchio tempo, alle 16:00 finalmente ripartiamo
Prendiamo la pista subito dopo Darj ed alle 18:00 ci fermiamo nel 'nulla' per
organizzare il I° campo, c'è ancora un po' di luce per organizzarci per la cena
e per la notte. Temperatura 8.8° alle 20:15.
Spaghetti al ragù e arrosto con le carote, Graziella e Rosalba hanno preparato
un mucchio di cose buone non soffriremo assolutamente la fame, Sergio addetto
anche alla cucina per indole, si prodiga in modo ineccepibile, bravo Sergione.
15-Gennaio-2005
I Campo-Pista - Idri - II Campo 245 km
Durante la notte la temperatura scende parecchi gradi sotto zero, avremmo voluto
avere antenati Inuit, non credo siamo invecchiati stanotte. Il problema della
tenda da tetto che ho preso (la Oasis, ottima per tutto il resto) è che avrebbe
bisogno di un fondo un po' più coibentato per climi così estremi, cosa
facilmente risolvibile a casa ad averlo saputo prima, ma adesso dobbiamo
rimediare in qualche modo, ci penseremo.
Partenza alle 09:30 temperatura 4° c'è brina ovunque qualsiasi cosa tocchi ti
fai male alle mani, comincio ad aver paura di non aver azzeccato il guardaroba.
Ore 09:45 sosta per rifornire d'acqua le guide, presso una autocisterna piena
d'acqua c'è sempre un po' troppo vento ma la giornata è splendida, siamo nell'Hammada
Al Hambra 'grande pianura rossa, ogni tanto, tòle ondulèe sempre scomoda, dopo
205 Km, la pista si affaccia su un punto panoramico spettacolare, a sud
sud-ovest c'è l'erg di Ubari, scendiamo verso quest'ultimo e ci infiliamo lungo
il bordo che costeggia l'hammada. Comincia la sabbia, passare dal duro alla
sabbia non viene proprio così naturale per chi non lo fa tutti i giorni, è tutto
un'altro modo di guidare e ci vuole un po' per addrizzare il tiro. Con la
macchina poi così carica è ancora più complicato, un passo lungo sarebbe
sicuramente meglio, con il Defender 90 mantenere la direzionalità non è così
semplice, la macchina va un po' dove vuole lei, bisogna correggere ed anticipare
in continuazione e tenere il motore sempre abbastanza alto di giri per non
perdere abbrivio. Si viaggia in seconda/terza normale, raramente si riesce a
tenere la quarta, sempre pronti però a mollare per evitare salti che, carichi
come siamo, non farebbero certo bene ai ponti, le doppie molle dietro mi stanno
dando grande soddisfazione.
Verso le 17:00 finalmente decidiamo di fermarci per la notte, siamo in un una
pianura sconfinata colori incredibili, peccato il vento non molli, la sabbia
s'infila un po' dovunque, Haroma, una delle guide, ci prepara il pane cotto
sotto la brace è buonissimo dopo cena tutti intorno al fuoco a scaldarsi un
pochino e a prendere il tè, fa freddo, freddo, freddo, mi sa che la grappa è
poca. Abbiamo messo dei teli di plastica ed una coperta di pile sul fondo della
tenda, speriamo bene per la notte. Comunque sono ufficialmente raffreddato.
16-Gennaio-2005
II Campo-Idri-Erg - Ubari-III Campo 183 km
Partiamo alle 09:47, il percorso è tutto su sabbia bisogna cominciare a fare
l'occhio su dove andare a mettere le ruote e dove non, a volte la sabbia è
molliccia, infatti ci piantiamo un po' tutti a turno, ma con una spintarella da
parte di tutti usciamo sempre dall'impaccio senza l'ausilio delle piastre;
alcune dune sono abbastanza alte e non proprio facili da interpretare al volo,
sui salitoni bisogna stare col gas a manetta il motore scalda tanto, c'è uno
sgradevole odore di gomma calda, speriamo bene, adesso capisco perché chi sta in
Africa preferisce motori aspirati ai turbo, Hedi la guida tunisina di Douz, ha
smontato il 300tdi dal suo Defender 110 per montare un aspirato, meno potente
sicuramente ma così sta più tranquillo. Alla lunga la cosa è entusiasmante ma
allo stesso tempo stressante, ogni tanto ho la sensazione di stare a tirargli il
collo ma forse è solo l'inesperienza della guida sulle dune, me lo auguro di
cuore. A guardare il Toyotone delle guide con il suo 4200 a benzina andare su e
giù sulle dune con molta più fluidità di noi, un po' di rodimento me lo crea, è
inutile nasconderlo ma poi le nostre vecchie ed amate Landies comunque faranno
tutto lo stesso, magari con un po' più di calma, ma lo faranno.
Incontriamo un gruppo di cammelli c'è una luce bellissima; poi degli Olandesi
con una decina di Toyotoni sponsorizzati dalla Koni, che stanno tornando verso
Ghadames, una macchina ha però ha un problema ad un mozzo e sono fermi, uno di
loro sale con le guide per vedere se ad Idri trova il pezzo che gli serve. Alle
16:00 arriviamo ad Idri, abbiamo deciso comunque di arrivare ad Ubari tagliando
direttamente l'Erg, risaliamo prima sull'hammada e poi piano piano scendendo
sempre più a sud entriamo definitivamente nell'Erg, alle 18:30 facciamo il campo
tra le dune, fa sempre freddo, ma il posto è incantevole, il contesto è da set
cinematografico, io sono abbastanza stanco è stata una giornata molto molto
intensa, stasera mangio, un bel Tachifludec, due spruzzate di Rinalzina e a
nanna.
17-Gennaio-2005
III Campo-Ubari-Tekerkiba 154km
Riprendiamo la marcia sulla sabbia, mancano ancora un centinaio di km alla
cittadina di Ubari, sgonfiato le gomme, è interessante vedere come le guide
abbiano sviluppato (ovviamente) una certa esperienza a riconoscere al volo la
sabbia molle da quella un po' più dura; il fatto è che se non vuoi piantarti
devi andare molto allegro, ma andando allegro, non hai tutto 'sto tempo per
valutare se è meglio passare lì oppure là, insomma non è proprio così facile, ci
vuole solo tanta esperienza, infatti noi, non avendone molta, ci piantiamo a
caso ancora due o tre volte, ma veniamo comunque sempre fuori con una
spintarella collettiva. Verso le 15:00 arriviamo in vista di Ubari, in
lontananza si intravede la sagoma del Messak Settafet, riportiamo le gomme alla
giusta pressione per il duro, a Germa rifacciamo tutti il pieno di carburante,
il programma è di andare nel Messsak Settafet e precisamente negli oued
Mattendush e In Abheter a vedere i famosi graffiti, ma non sapendo ancora
esattamente quanti km faremo è meglio fare rifornimento.
Verso le 16:00 arriviamo al camping Africa Tours a Tekerkiba, oggi 154 km di cui
almeno un centinaio di enturiasmante sabbia, finalmente una bella doccia, il
camping è abbastanza ben tenuto, ci sono anche dei bungalow. Da qui si parte per
andare a visitare i laghi di Ubari, il camping è proprio ai piedi delle grandi
dune dell'erg.
18-Gennaio-2005
Tekerkiba- IV Campo nel Mattendush 167 km
Ripassiamo per Germa, per un po' di acquisti, prendiamo la strada asfaltata che
punta a sud verso Murzuq, appena passata la gola che porta sulla spianata dell'hammada,
l'asfalto termina e comincia una pista che evidentemente una volta era asfaltata
ma ormai di asfalto non restano che tratti completamente rotti, per evitare la
tòlee spesso passiamo ai lati della pista, qui bisogna stare molto attenti ad
evitare dei pezzi di tondino conficcati nel terreno lungo i bordi della pista,
che fuoriescono per almeno un metro e sono piegati in qualsiasi direzione, una
distrazione potrebbe essere fatale per i pneumatici. La pista porta direttamente
dentro una fattoria dove con un'ingegnoso sistema d'irrigazione, riescono a fare
crescere erba (credo sia fieno) in messo al deserto, è curioso vedere un mare
d'erba con lo sfondo le dune dell'Erg Murzuq. La direzione da tenere per il
Mattendush ci fa passare su un piattone duro sconfinato. Dopo un paio di posti
di controllo, si arriva finalmente in prossimità del Messak, comincia una pista
tra un'infinità di sassi neri, molto sconnessa, la velocità scende a 5/10 kmh,
si balla tantissimo, le sospensioni sono sollecitate a dovere, dopo un bel po'
improvvisamente ci si apre davanti lo uadi, io mi aspettavo, non so perché, di
arrivarci dal basso invece dobbiamo scenderci dentro, il fondo dello uadi è solo
fesh-fesh, sabbia come borotalco, non possiamo andare troppo in là, ci fermiamo
un paio di centinai di metri dentro dal suo inizio. Sono le 17:15 la temperatura
si è un po' alzata 19, forse perché siamo riparati dal vento dalle pareti del
canyon, ma ci sono tantissime mosche, Paolo si è perso il carterino del filtro
gasolio.
19-Gennaio-2005
Campo Mattendush
Oggi solo 10 km, ma a piedi per ammirare l'infinità degli splendidi graffiti che
si trovano in questo luogo magico. Qui ci sono proprio i più famosi e forse i
più belli di tutta la Libia, comunque le pareti del canyon, alte al massimo una
trentina di metri, sono una galleria naturale eccellente, pensare che 12.000
anni fa qualcuno sentisse il bisogno di ritrarre le forme viventi che vedeva
tutti i giorni, mi emoziona non poco, ce ne sono alcuni di ottima fattura, la
fatica per arrivarci viene sicuramente ripagata dalla bellezza ed unicità di
tutto il contesto. Scarpinato dalle 11:00 alle 16:30 alla sera eravamo un po'
stanchi, erano giorni che stavamo praticamente sempre seduti in macchina, un po'
di moto ci voleva, l'unica cosa alla quale bisogna stare un po' attenti (non in
questo periodo però) sono i serpenti che qui sembrerebbero essere numerosi, noi
ne abbiamo incontrato uno, ma era morto.
20-Gennaio-2005
Mattendush-Tekerkiba 195 km
La mattina ci spostiamo sempre a passo di lumaca nel uadi In Abheter, molto
diverso dal Matthendush. Come canyon è molto più pittoresco e spettacolare, ma
come graffiti sicuramente meno interessante. Abbiamo intenzione, visto che siamo
un po' in anticipo sulla tabella di marcia, di andare a fare il campo tra le
sabbie del Murzuq, ma appena ritorniamo sull'altipiano, il vento che non è mai
cessato, sta rinforzando notevolmente, viaggiamo per un lungo tratto con il
vento che tira proprio dalle nostre spalle, per cui il polverone che alziamo ce
lo mangiamo tutto, la polvere viaggia più veloce di noi, è un vero disastro.
Quando proviamo ad inoltrarci tra le dune, effettivamente la situazione non é
tra le migliori, non si riesce più a vedere nulla, c'è uno strato di sabbia
nebulizzata dal vento che ne sfuma tutti i contorni, è difficile guidare non si
capisce se hai davanti una salita o una discesa, pensare poi di fare un campo in
queste condizioni è veramente impossibile, decidiamo allora a malincuore, di
ritornare al camping di Tekerkiba, in tre, quattro ore dovremmo arrivarci. Il
vento, sempre più freddo, non mollerà per tutta la notte, nonostante siamo nel
camping e protetti da un po' d'alberi, dormire in tenda è parecchio fastidioso,
sembra che da un momento all'altro si strappi tutto.
21-Gennaio-2005
Tekerkiba-Hun 464 km
Potremmo fare un salto a visitare i laghi ma ci sono parecchie dune da superare,
decidiamo di non andare, sarà per la prossima volta!!!! Il tempo non è bello, fa
freddo, c'è una pessima visibilità. Poi personalmente sono anche propenso a non
tirare ulteriormente il collo alla macchina, visto che fin'ora, corna facendo, è
andato tutto bene. Quel odoraccio dell'altro giorno mi metteva un po' d'ansia,
credo sia prudente non 'esegerare', così facendo ci lasciamo pure qualcosa da
vedere per la prossima volta. Poi abbiamo ancora più di 2.000 km da fare, credo
sia saggio cominciare a risalire verso la costa. Paolo e Pier sono d'accordo,
per cui, con po' di tristezza, ci avviamo verso Sebha.
All'ora di pranzo ci fermiamo per pranzare con il capo dell'agenzia (che, tra
l'altro, dobbiamo saldare) ci sarà un cambio delle guide, quelle col Toyotone si
fermano qui, ormai non servono più, da qui in poi è tutto asfalto, ci salutiamo
non senza una certa emozione, evidentemente passare del tempo insieme in
condizioni come quelle che s'incontrano in un deserto, qualche effetto lo fa,
anche se loro parlavano soltanto arabo, cominciavamo ormai a comprenderci, gli
promettiamo che gli invieremo le foto via e-mail e che il prossimo giro saranno
dei nostri.
Mangiato il cous-cous più buono di tutto il viaggio.
Lungo la strada che passa per Hun, ci prendiamo una mezza tempesta di sabbia, è
una cosa spettacolare
Ad Hun cerchiamo un albergo, alla fine ne troviamo uno che da fuori, sembrerebbe
carino, le stanze invece sono in uno stato di abbandono estremo, sono costretto
a vederne una decina prima di dovermi rassegnare, i bagni sono in condizioni
indescrivibili, eppure l'albergo non dovrebbe avere più di tre/quattro anni,
sembra che i locali non si rendano conto di tutto questo, il portiere ad ogni
stanza che mi mostra si affretta a mostrarmi che il televisore funziona e non
guarda che il cesso è in condizioni inimmaginabili.
22-Gennaio-2005
Hun-Leptis Magna 480 km
Alle 09:45 siamo già in marcia, la strada è molto monota, rettilinei senza fine,
il paesaggio non sembra cambiare mai. Dopo un 200 km ci fermiamo in ex fortino
Italiano, abbandonato ormai da tantissimo tempo, la sabbia se lo sta riprendendo,
i merli e le abitazioni si stanno pian piano sfaldando, ci fermiamo al suo
interno per pranzare e per cambiare la 'solita gomma' a Paolo, ormai sembra che
sia una tassa, Paolino buca sempre sulla strada del ritorno, meglio così.
La temperatura sale a 20°, incredibile!!!!!!
Verso le 17:00 siamo a Leptis Magna, cena in Hotel e a nanna, siamo tutti un po'
stanchi.
23-Gennaio-2005
Leptis Magna-frontiera-Zarzis 359 KM
Colazione frugale in albergo e di corsa a Leptis Magna.
Sono letteralmente abbagliato da tanta grandezza, Io che sono di Roma dovrei
essere avvezzo a ruderi romani, ho passato la mia adolescenza all'ombra della
collonna Traiana, eppure qui a Laptis Magna c'è qualcosa di più, la città è
rimasta praticamente quasi intatta, senza nessuna contaminazione o
sovrapposizione delle culture susseguite a quella romana, nessuno ha provato a
riconvertirla in città più moderna, in pratica è stata piano, piano abbandonata
e basta. Merita assolutamente una deviazione.
Decidiamo, visto che siamo abbastanza snelli nei movimenti, di rientrare in
Tunisia un giorno prima, vorremmo passare per Matmata e Douz.
A Sabrata faccio il super pieno con 20 dinari, basterà fino a Roma.
Alle 17:30 siamo in frontiera, con i doganieri libici perdiamo pochissimo tempo,
grazie ad Hassan la nostra fantastica guida, l'impressione avuta all'arrivo era
giusta: i ragazzi sono stati in gamba fino all'ultimo, il commiato è,
ovviamente, un po' triste per tutti, ma ci promettiamo di tornare presto insieme
nel deserto (e sarà così quanto prima).
Per passare il controllo tunisino invece perdiamo tantissimo tempo, c'è una fila
pazzesca, cominciamo a disperare di poter arrivare a Zarzis in tempo per la cena
(che, tra l'altro, abbiamo già pagato), siamo incastrati in un mare di camion e
macchine, forse perché è Domenica, non saprei, però, non appena arriviamo in
vista dei doganieri tunisini, questi, molto cortesemente ci fanno passare avanti
a tutti, meno male, ci avremmo messo altre due ore altrimenti.
Passata la frontiera, rimontiamo i baracchini e cambiamo i Dinari Libici, però
nonostante la tirata, arriviamo in hotel troppo tardi per la cena, il ristorante
è chiuso, ci arrangiamo in un ristorantino di fronte all'albergo a Zarzis ce ne
sono parecchi è un luogo di villeggiatura.
Il contachilometri segna i 100.000 km, sono contento di averli superati in terra
d'Africa, mi sembra un bellissimo regalo per una Land Rover.
24-Gennaio-2005
L'albergo è pieno di babbione tedesche che vengono qui a svernare, comunque dopo
i cessi trovati in Libia questo, che all'andata ci era sembrato una mezza
zozzeria, adesso ci sembra un 5 stelle lusso.
Il problema dell'igiene è un problema grosso per la Libia e non solo per questo
paese, per non parlare poi dello smaltimento dei rifiuti, abbiamo viaggiato,
specialmente in prossimità dei centri urbani, in mezzo ad una quantità di buste
di plastica, rifiuti di qualsiasi genere, calcinacci in quantità da far
spavento, è forse la cosa più brutta di tutto questo viaggio.
Partiamo alle 10:30, è una bella giornata, sulla strada per Matmata,
attraversiamo un villaggio (Toujane) arroccato in mezzo alle montagne veramente
molto carino e pittoresco.
Alle 12:45 siamo a Matmata, i viveri stanno finendo, facciamo un po' di spesa.
Alle 15:30 arriviamo a Douz, ci piazziamo al camping 'Desert Club', ormai un
classico, è comodo perché è molto vicino al centro, si può andare
tranquillamente a piedi ovunque. Giretto per Douz, sempre molto carina, resiste
ancora, meno male
Passiamo a trovare Hedi, nel suo polveroso negozietto di tappeti sulla piazza,
tra antichi braccialetti berberi, libri sul Sahara. Lui è sempre pronto a
raccontare affascinanti storie sul deserto, che conosce come pochi, mentre
smaneggia col suo computer sempre acceso, questo strano miscuglio tra antichi
sapori del deserto e tecnologia è molto affascinante, Hedi è veramente un
personaggio unico.
Cena al 'Le Palmier' dove per l'ennesima volta ci hanno dato il cous-cous
freddo, ma è un luogo d'incontro per tutti quelli che passano per Douz,
rincontriamo un gruppo di Francesi che erano partiti con noi da Genova, sulle
pareti ci sono tantissime foto di tutti quelli che si sono fermati qui a
mangiare, la foto di Fabrizio Meoni é vistata è vistata a lutto!
Dormito abbastanza bene, ma durante la notte c'è stato un gran casino, appunto
come recita il saggio:
-
Tra Asini e Cani.
-
Tra Galli e Muezzin.
-
Nel Centro di Douz.
-
C'è Sempre un Casin.
Esattamente come l'altra volta. Prima dell'alba tutti i Muezzin si sono messi a
cantare a squarciagola contemporaneamente, ovviamente ognuno rigorosamente per
conto suo, casualmente si formavano degli accordi che mi ricordavano le
Launeddas sarde, curioso, hanno praticamente svegliato tutti che era ancora
notte, era una situazione veramente assurda, ridicola.
Lasciato un paio di ammortizzatori ad Hedi per la sua Land.
Attraversando il Chott da Kebili per Tozeur, ci becchiamo una vera tempesta di
sabbia, visibilità non più di 60/100 metri, è una cosa veramente pazzesca.
Un panino nella palmeraia di Tozeur dove ci riempiamo il fondo delle scarpe di
datteri e poi dritti a Kairouan, dove arriviamo alle 19:00
Abbiamo prenotato alla ' La Casbah' ottimo albergo, veramente 5 stelle.
26-Gennaio-2005
Visita al suk e partenza per Tunisi, ormai siamo alla fine, neanche azzero più
il contachilometri per sapere quanti kilometri facciamo al giorno, stiamo tutti
con la testa già in Italia purtroppo.
Alle 15:00 siamo arrivati, troviamo un albergo strano ma carino, un po' english
style a La Marsa, accanto a Sidi Bou Said cena al ristorante 'Acquario' sulla
Goulette, ottimo pesce.
27-Gennaio-2005
Ci siamo, il viaggio è finito, io devo ripartire in aereo ho un volo alle 13:00,
devo stare a Milano per lavoro, saluto i miei compagni, loro si faranno un
giretto nella medina di Tunisi e s'imbarcheranno alle 19:00.
Sergio dovrà purtroppo, riportare la Land a Roma da solo. Mi dispiace non finire
il viaggio tutti insieme, sicuramente avremmo iniziato già a parlare del
prossimo in nave.
Ci sentiamo al telefono verso le 22:00 mentre stanno per salpare da Tunisi,
tutto ok, è andata pure questa volta
.
CONSIDERAZIONI
-Adesso che il viaggio è finito forse avremmo potuto essere un po' meno
'conservativi', nel senso, che avremmo forse potuto fare e vedere più cose con i
giorni che avevamo a disposizione in Libia, ma non potevamo certo sapere che, se
l'agenzia libica lavora bene, si guadagna parecchio tempo alla frontiera, per
cui ad esempio la tirata Zarzis-frontiera-Gadhames si può fare tranquillamente
in un giorno.
-Visto il periodo, abbiamo sofferto il freddo, di notte la temperatura scendeva
abbondantemente sotto lo zero e di giorno raramente la temperatura superava i
15/16 gradi. Il periodo migliore è Ottobre, ad Aprile dicono ci sia troppo
vento.
-Hedi la guida tunisina, ha sostituito il motore turbo (300Tdi) con uno aspirato
per evitare il surriscaldamento del primo sulle dune, cosa verissima, il mio 300
infatti scaldava parecchio sulla sabbia, data la non eccessiva velocità che si
riusciva a raggiungere, non so se qualcuno ha trovato qualche soluzione valida,
va comunque pensato qualcosa.
-Nell'albergo di Hun abbiamo trovato una situazione drammatica, non c'era una
stanza a posto, i bagni erano in condizioni inimaginabili. Non capisco come si
possa non notarlo, il portiere si affrettava ad a mostrarmi che il televisore
funzionava e non si accorgeva minimamente del mio disappunto nell'osservare la
condizione dei bagni. Mi auguro che globalizzazione possa in qualche modo
accelerare la soluzione a questi problemi, o per lo meno far scoccare la
scintilla in testa a qualcuno. Capisco che con i problemi che hanno in Africa,
il problema dell'igiene e di una maggiore sensibilità ecologica viene
sicuramente dopo tanti altri, ma si dovrà pur cominciare da qualche parte.
Note e curiosità
La preparazione del macchina si è rivelata buona (si possono ovviamente
ottimizzare ancora delle cose), la riserva di carburante totale (circa 300
litri) è più che sufficiente, il giro comunque si fa anche con un'autonomia di
150-170 litri, stando solo un po' attenti a fare sempre il pieno appena si può,
non è raro trovare delle pompe momentaneamente sprovviste di gasolio.
Le doppie molle coassiali al posteriore hanno lavorato alla perfezione.
Le gomme Mud si sono comportate abbastanza bene anche sula sabbia.
Paolo ha perso il carterino del filtro del gasolio, sul Defender Td5 è messo
lungo il longherone posteriore DX, ed ha bucato una gomma.
Pier ha perso un po' d'olio del differenziale risucchiato forse dal compressore
per il blocco (stranezza?)
La Tenda Oasis (ottima per tutto il resto, non ultimi il prezzo ed il peso) va
però modificata sul fondo per isolarsi meglio a temperature molto basse.
40 litri d'acqua a macchina, per i servizi, oltre a quella da bere sono più che
sufficienti.
Consumati:
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23 litri di vino
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80 cc di grappa
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33 cc di Fernet
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96 Pocket Coffee
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1 Kg di caffè
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8 kg di pasta
Concludendo:
E' stato un viaggio fantastico, sulla carta sembrava più tosto, ma l'accurata
preparazione fatta in Italia, cercando di prevedere tutto il prevedibile, ha
reso la cosa molto scorrevole e piacevole, non credo sia necessaria una
particolare abilità nella guida, sabbia a parte!!!! Per il resto basta un po' di
buon senso e si può fare tranquillamente anche con la famiglia; il mezzo non
necessita di particolari accorgimenti, ma un minimo di preparazione ci vuole; i
chilometri sono un po' tanti, ma si viene ampiamente ripagati dalla bellezza dei
panorami; il senso di vastità del territorio è molto forte; i libici sono
cortesi anche se molto riservati, hanno una loro dignità della quale sembrano
andar fieri ed a noi piace così.
La Libia merita sicuramente un altro viaggio che speriamo di fare al più presto.
Testo e Foto di Alessandro Centofanti
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