Dahab Stampa
Scritto da Marco Daturi   

Con partenza da Sharm ci aspetta una gita in auto di circa 100 kilometri nel deserto non certo privi di interesse e di curiosità, a cominciare dai 'rigidi' posti di blocco dove viene chiesto il bassbort (passaporto). Un poliziotto locale, spesso il più alto in grado, si avvicina chiedendo i documenti e scrutando con sospetto ogni turista, con maggiore attenzione se donna. Davanti a lui altri militari con i kalashnikov spianati anch'essi molto attenti alle possibili terroriste europee. La serietà di questo clima militaresco in perfetto stile Sturmtruppen viene spezzata dalla password di accesso al sistema egiziano: Francesca ed io ci guardiamo e diciamo in coro 'Italia Uno' al 'maresciallo' che, anticipato nel gioco (è la sua battuta classica che ripete a tutti, tutti i giorni), scoppia in una flagorosa risata e fa alzare la sbarra lasciandoci passare. Con un semplice 'Italia Uno' ci siamo aperti le porte del deserto e siamo entrati nel sistema egiziano.



Anche il taxista beduino, finora zitto, resta allibito e si apre a noi in quasi incomprensibili conversazioni anglo-arabeggianti alle quali interagiamo solamente con forzati sorrisi in risposta. La conversazione dopo pochi minuti viene spezzata da un'impellente necessità del nostro conducente: il bisogno di pregare. Si, avete capito bene, ferma il taxi, stende un tappeto e, piegandosi a pecorina, comincia la preghiera. In tempo zero da un capanno poco lontano sbuca dal nulla un beduino per 'offrirci' il suo the, collane e bracciali.



Voglio aprire una parentesi per darvi la mia impressione sui taxisti locali. Credo di poter dire con ragionevole certezza che alcuni di loro siano persone particolarmente arrapate desiderose di offrire palpeggiamenti vari e altre attenzioni alle loro ospiti. Non è difficile immaginare il perchè dei mille spechietti interni ad alcuni taxi. Meglio viaggiare sempre in coppia... in acqua e nei taxi!




Dopo circa un'ora di auto si arriva a Dahab, una ridente cittadina sul mare che dietro le quinte ha mantenuto il fascino di un villaggio semplice e ancora relativamente vergine.

Il bel lungomare offre un'alternanza di negozi di souvenir, papiri, magliette e cianfrusaglie, di diving e di ristoranti. Di questi ultimi ne abbiamo provato solamente uno, Al Capone, probabilmente di proprietà di un parente egiziano di Diego, la nostra guida sub, che l'ha resto l'unica alternativa possibile al digiuno o al pranzo al sacco (ovviamente non è così ma mi piace sfottere Diego). A Dahab non si mangia male, tutt'altro.


Abbiamo voluto visitare anche diving e negozietti tutti molti tipici ma per i quali non voglio spendere troppe parole. Non siamo certo venuti fin qui per comprare papiri e t-shirt, è ora di parlare anche di immersioni.




I punti segnalati, a occhio una trentina, sono tutti facilmente accessibili da riva, non si esce in barca. Il mondo sommerso è quello del Mar Rosso, un incanto di colori, pesci, emozioni! Anche oggi, 10 Dicembre 2005, l'acqua è calda, 25° C, e una muta umida da 5 mm è perfetta. Fuori dall'acqua un po' di venticello rinfresca l'aria di oltre 30° C.
Dalla spiaggia vediamo entrare in acqua molti sub tecnici in trimix che quasi ci fanno vergognare per la nostra scelta per il nitrox che invece si rivela ottima. Entriamo in un canyon molto suggestivo fino a -30 metri dove sbuchiamo nel mezzo di un plateau ricco di colori e di vita. Gran bella immersione!



Il mio giudizio: Dahab è un posto da visitare almeno un paio di volte se non ci si vuole passare un'intera settimana solo come alternativa minore all'ineguagliabile, splendida Sharm.

Voglio ringraziare Diego che ci ha accompagnati e ri-accompagnati a Dahab e Claudio, amico delle ns avventure a Sharm.