Torgnon: il paese del sole - Valle d'Aosta Stampa
Scritto da Raffaella Gariboldi   

In un angolo dell'Italia, sull'estremità destra a nord, raggruppata fra cime innevate e sponde di monti lussureggianti di verde, in un luogo dove l'italiano si mescola al francese



..... assumendo nella pronuncia toni dolci, si stende la Valle D'Aosta. La sua valle principale, dove si trova il capoluogo della ragione Aosta, è il punto di partenza della valli laterali che presentano mille bellezze per gli amanti dello sport, della natura e della quiete, senza dimenticare coloro che alla mondanità non vogliono proprio rinunciare.

Il nostro viaggio e soggiorno sarà nella valle di Cervinia, conosciuta soprattutto per le magnifiche piste da sci di Cervinia, luogo mondano e internazionale. Una serie di paesi meno conosciuti, ma ricchi del fascino antico di un passato non lontano, sono dislocati sui pendii delle montagne che delineano la valle e sono adatti a coloro che cercano ancora l'aspetto più genuino della montagna.
Il paese importante per il transito nella valle è Antey Sant Andrèe: da qui parte il bivio per la nostra meta, Torgnon. Dopo aver superato le prime case che si stendono sul fianco della montagna fra pini e piccoli getti d'acqua che interrompono il silenzio, appare, il cartello in legno 'benvenuti nel paese del sole' che ci accoglie come un sorriso stampato.

Torgnon si estende dai 1200 ai 3320 metri con differenti frazioni isolate da tratti di bosco: la principale, sede del municipio, della chiesa e dei negozi è Mognod. La realtà è differente da quella mondana che offre Cervinia, ricca di negozi e locali dove trascorrere i momenti liberi: Torgnon è un paese rimasto un po' sonnacchioso negli anni, dove possiamo ancora permetterci il lusso e il piacere di trascorrere la mattinata passeggiando e dedicandoci all'acquisto del giornale, del pane caldo, del latte fresco.
Torgnon è composto da ventidue frazioni felicemente esposte su una montagna assolata: per quanto piccoli e sonnacchiosi molti paesi montani sono carichi di storia. Sembra infatti che Torgnon fosse già insediamento abitativo nell'era preromana. Abbiamo la certezza che fosse uno dei feudi della dominazione di signori di CLY, nota famiglia feudale. La sua sudditanza come feudo, sotto i Savoia prima e sotto altre famiglie poi, si protrasse, fino al 1750.


Torgnon è fisicamente compreso nella valle di Cervinia ed appartiene ad un comprensorio ben più ampio che parte da Saint Vincent a 400 metri di altezza, fino alle soglie più altre di Cervinia che vengono calcolate a circa 4.000 metri. La presenza di insediamenti in questa valle risale al I -II millennio a.C. in cui la presenza umana era rilevabile più verso l'alto delle cime poichè l'ambiente acquitrinoso della valle risultava insalubre per la sopravvivenza.
A testimonianza di ciò ci sono dei ritrovamenti d' iscrizioni in pietra ad Antey, Torgnon e Saint-Vincent.

Oltre ad una presenza preistorica o appena successiva alla preistoria, i vari secoli hanno lasciato le loro testimonianze soprattutto nell'arte sacra. Le antiche parrocchie di Antey e Torgnon erano dedicate a San Martino, che probabilmente ha origine da un culto precristano: molti paesi le cui testimonianze maggiori sono date sia dai lasciti di architettura rurale che da iconografia classica, sono sorti probabilmente su insediamenti di tipo pagano.
Nel Medioevo la valle visse l'influenza di due grandi famiglie: i Cly, come già accennato, e i Challand, spesso in competizione e lotta tra loro. La famiglia dei Cly ,che regnò in particolare dal 1293 al 1304, domandò delle franchigie ed Antey e a Torgnon, che servivano per affrancarsi da problemi economici: in cambio i due comuni ottennero la cancellazione dei tributi feudali.

Durante la salita verso il centro del paese, il nostro occhio si perde su campi che si stendono fra una frazione e l'altra e ci rendiamo conto di come l'economia di questa zona sia basata in prevalenza sull'agricoltura, senza escludere che il turismo sia la risorsa che sta prendendo maggiormente piede. Torgnon ha ampi spazi verdeggianti verso le cime e per questo diventa meta per gli sciatori d'inverno e per gli escusionisti d'estate . E' come una palestra dolce che racchiude in se il fascino del paesaggio circostante. D'inverno, grazie anche ad impianti di risalita costruiti negli ultimi 10 anni, vanta di 20 km di piste per la discesa e 40 per lo sci di fondo: per poter soddisfare tutti i gusti.

Saliamo per le curve un po' irte della strada che tagliano i prati ed abbiamo l'impressione di elevarci verso il cielo e di poterlo quasi toccare con un dito. Le cime che ci circondano diventano sempre più grandi man mano ci avviciniamo, sembrano irraggiungibili e ci fanno sentire piccoli di fronte alla loro magnificenza.
Prima degli anni '60 l'economia del paese era trainata dall'agricoltura: Torgnon, come ci racconta il primo cittadino, vide la costruzione del primo hotel negli anni '70. Attualmente il piano regolatore prevede una serie di permessi per la costruzione di alberghi ma per la costruzione di case, c'è un grosso vincolo restrittivo.


Lasciamo le frazioni più basse alla volta di Mognod: il bosco lascia posto definitivamente ai prati. La strada sale fino ad arrivare al campanile che scorgevamo già dalla prime frazioni: una amena piazzetta in posizione panoramica ospita la Chiesa principale del paese. Ci sembra un luogo di silenzio e pace, dove la nostra anima possa riconciliarsi completamente con il mondo lasciando alle spalle ogni sorta d' incomprensione. La chiesa di San Martino, già citata, è in stile neogotico e risale alla seconda metà del 1800. La chiesa ospita un museo che conserva i principali oggetti iconografici raccolti nella valle: per visitarlo basta rivolgersi al prete. Questo ci fa pensare come in questi luoghi tutto sia ancora fondato sull'importanza della relazione umana e molto meno su complessi processi organizzativi o automatizzati. Ci fa sorridere tutto ciò, in fondo non siamo così lontani dalla nostra quotidianità, eppure è tutto così differente.

Ancora un piccolo tratto di strada ed eccoci alla piazza principale dove si affacciano la porta dell'ufficio del turismo, la posta e un paio di attività commerciali. L'aspetto gradevole della piazza è dato dalla presenza di simpatici gazebo, organizzati per sedersi e socializzare. Ci fermiamo all'ombra di un gazebo a bere una spremuta d'arancia. Ci sediamo in un angolo e poi in un altro e poi ancora in un altro: il paesaggio è sempre spettacolare. Il verde predomina nelle sue mille sfumature e le cime sembrano sfiorare il cielo.
Abituata a vivere in città quello che mi manca sostanzialmente è l'orizzonte e non posso dire che esista lo stesso problema qui, in un contesto dove l'occhio trova spazio per potersi perdere e dove sembra di volare con ali immaginarie sugli spazi circostanti.

Le frazioni sono tante e ciascuna con la sua storia: una delle più interessanti è Le Petit Monde. Si respira ancora nell'aria la cultura di un tempo che ritroviamo nel museo dedicato alle antiche tradizioni agricole. Le Petit Monde è raggiungibile dalla frazione di Pecu tramite una strada di montagna: 10 minuti in auto e 30 a piedi. La passeggiata è in piano e facilitata dall'ombra del bosco. I fiori crescono a lato della strada in primavera e si direbbe , rimanendo in silenzio ad ascoltare il bosco, che fate e folletti stiano giocando vicino ai ruscelli. Il bosco non è silenzioso ed inerme ma affascinante e ricco di vita, una vita che ci riporta alla natura: una vita che si esprime nella magnificenza degli alberi che protendono i loro rami fino al cielo e, nella natura che nasconde il suo fascino nell'odore intenso e umido del muschio, nel colore delle ali di una farfalla e delle foglie che scricchiolano sotto i piedi.

Arrivati a Le Petit Monde ci si ritrova in una frazione composta da case in pietra e legno da cui si affaccia il viso di qualche anziano. I trattori sono a lato della strada, immobili mentre l'odore dell'erba appena tagliata invade il nostro olfatto. Un paio di costruzioni più recenti, ma ben integrate nell'ambiente, indicano la presenza di probabili forestieri che hanno scelto questi luoghi per la loro casa di vacanze.

Il fascino di questa frazione è l'essere un piccolo mondo a se stante, che in passato fu una comunità che , durante i rigidi inverni, era in grado di essere indipendente. La frazione conta ben 19 cappelle e un raccard, una grange, un grenier che formano un unico complesso e risalgono al 1463-1503: queste sono le strutture architettoniche che ospitano il museo, ma che erano già in uso nel passato. E' interessante notare come siano costruite in legno nella parte superiore e in pietra in quella inferiore: le due zone sono separate da dei funghi in pietra posizionati con il cappuccio al contrario affinché i topi che volessero entrare , soprattutto nel granaio, non riuscissero a raggiungere la loro ambita meta. Piccoli ed ingegnosi espedienti aiutavano i contadini a custodire il prezioso raccolto.

Il museo di Le Petit Monde merita una visita: non solo riporta ai tempi dei nostri antenati ma anche ad una interessante scoperta dei metodi produttivi agricoli nell'epoca pre industriale. Questo museo ha una grossa importanza ed è il più completo della zona. Tutti gli strumenti agricoli, lo scaffale per la conservazione del pane, che veniva fatto due volte all'anno, e la ricostruzione di un'antica camera con la meticolosa cura dei particolari, fra cui le scarpe poste al giaciglio del letto, ci trasportano in un mondo lontano.
I vari paesi montani della valle erano in prevalenza a carattere agricolo prima che si sviluppasse il turismo. Uno dei problemi da affrontare all'epoca per poter sopravvivere era l'irrigazione: furono costruiti i RUS, dei canali spesso in pietra. Attualmente sono visibili ancora sui fianchi delle montagne, ma molti furono abbandonati intorno al 1600 quando la valle fu travolta dalla peste.


Torgnon sembra conservare l'elisir della lunga vita: facce rubiconde e sorridenti di persone che vivono qui forse da centinaia di anni, si affacciano dalla porte ad ogni minimo rumore differente dal normale silenzio che accarezza i campi circostanti.
Un soggiorno presso questi paesi montani in Valle d'Aosta non può prescindere dalla degustazione della deliziosa cucina locale. Non ci sottraiamo a queste esperienze che giudichiamo esser comunque sempre gratificanti, con la promessa che una buona camminata poi rimetterà a posto il tutto. La cultura rurale mantiene ancora vivi antichi sapori, che difficilmente nelle città possiamo provare: assaggio e assaporo il pane nero, fragrante e appena uscito dal forno, che accompagno, come da suggerimento di un anziano abitante di Torgnon, dallo speck cotto o dalla 'muzzetta' una bresaola dalla fetta piccola e molto salata. I tipici formaggi da assaporare in queste zone sono la toma e la fontina: la loro genuinità è dovuta ai bovini che pascolano ancora su alpeggi incontaminati nutrendosi in maniera genuina.

Il latte prodotto viene trasportato in industrie e caseifici regionali che lo lavorano ancora con metodi tradizionali. Gli animali impiegati per la produzione dei formaggi tipici della Valle D'Aosta, appartengono alla razza valdostana e macchiettano allegramente i prati rompendo il silenzio dei pascoli con i loro scampanacci e con i loro fedeli guardiani cani che controllano il pascolo.
I primi giorni del soggiorno trascorrono ricchi di passeggiate e di gite per scoprire l'ambiente circostante, ma arriva il momento del relax. Organizziamo quindi una giornata tipica di riposo in questo paese incantevole. Dopo un' abbondante colazione decido di recarmi alla mia palestra naturale che è il percorso che unisce la frazione di Pecu con quella di Le Petit Monde. Dopo i primi trecento metri,la passeggiata si affaccia su una terrazza naturale che permette di assaporare la bellezza di tutta la valle sottostante: mi fermerò qui a leggere il giornale.

In tarda mattinata mi reco al supermercato, dal panettiere e a fare un paio di commissioni prima del pasto e temporeggio in piazza. Osservo gli anziani che parlano fra loro e sembrano così impegnati a discutere, che mi affascina l'animosità dei loro discorsi. Cammino, piano, senza tempi e impegni. Respiro e rimango concentrata sul mio passo che diventa un più pesante in salita, ma sembra voler quasi correre in discesa. La biblioteca è aperta: entro e scruto fra i ripiani in frassino i mille libri che parlano di questo posto, della sua arte, della sua storia e spiccano sopra gli altri di vario argomento. Il pomeriggio nelle prime ore mi dedico alla lettura: la tentazione di prendere a prestito un libro la mattina è stata irresistibile. Scorro le pagine e man mano i miei occhi si chiudono: mi abbandono in riposo ristoratore al fresco delle mura di casa .

Quando mi sveglio è già pomeriggio inoltrato e decido di fare un insolito aperitivo: sono le 19:00, è estate e le giornate sono lunghe e piacevoli. Il cielo è azzurro intenso come in una tela di un pittore e i raggi del sole che si fanno lunghi a quest'ora, donano al paesaggio una luce netta e dorata. Mi dirigo pian piano verso la cima, in macchina: non ho voglia in questo momento di camminare. La strada è ricca di curve, entra ed esce dal bosco.
Le case si fanno sempre più rare e i prati dell'alpeggio sembrano darci il benvenuto.
L'area pic nic, una intensa macchia scura di pini, si interpone tra noi e i verdi prati.
Saliamo ancora. Il sole sembra essere quasi più luminoso. Fermiamo la macchina e scendiamo: un piccolo chalet in legno con una grossa terrazza sarà la nostra meta.

Mi siedo e ordino da bere: non ho fretta, non ho rumori intorno se non il sibilio del vento che soffia tra le vette. Mi fermo e osservo: qui su questa terrazza mi sembra di essere ai confini del mondo. Aspetto che il sole cali, unico compagno di questo insolito aperitivo e aspetto che lasci posto alla prime stelle che già si affacciano timide su questo cielo variegato di rosa.
Potrei dedicarmi ad altre mille attività in questo luogo ricco di occasioni, ma l'ozio sarà il mio compagno per tutto il giorno: ho voglia di assaporare la lentezza di questi luoghi dopo averli girati per conoscerli.

Nonostante sia estate, il sole è calato e fa fresco: sento la prima brezza notturna che sfiora la pelle. Indosso una giacca per scaldarmi un po' e rimanere ancora su questa terrazza. Dovrei scendere verso Mognod, ma un'incantevole distesa di stelle si accende sopra la mia testa . In questo buio crescente sono più luminose e più grandi. Rimango ancora qui ad ascoltare l'universo perché il tempo, la fretta, gli impegni e la frenesia sono in questo momento rimasti laggiù, verso la pianura.
Mi sembra di perdermi in questo cielo infinito e poi ritrovarmi in un angolo di universo ma non sono sola: le stelle sono ancora qui a mostrarmi la grandezza dell'eternità.